Milano, 7 novembre. All’Unipol Forum sold out per la seconda sera consecutiva, Bresh porta in scena non un live, ma un’immersione: un’esperienza visiva, narrativa e emotiva che plasma lo spazio come fosse davvero un porto affacciato sul suo mare interiore. Il Mediterraneo Tour segna il debutto nei palasport per uno dei cantautori più influenti cresciuti dalla cosiddetta Drilliguria, e l’impatto è quello di un artista ormai consapevole del proprio peso culturale.
Al centro del palco, una nave pirata emersa dal sogno, un’architettura scenica che sembra uscita dalla memoria di un bambino: legno, vele, corde, reti che respirano. È una nave sospesa, un relitto vivo che diventa metafora dell’identità stessa di Bresh: costruita di ricordi, maree emotive, partenze e ritorni. La direzione artistica, affidata a Shune e Dibla insieme all’artista, compone un movimento teatrale continuo, dove le luci non illuminano ma raccontano, suggeriscono, formano ombre che sembrano affiorare dal passato.
E mentre le vele si gonfiano e si sgonfiano come un polmone, Bresh attraversa il palco come si attraversa una storia che appartiene tanto a lui quanto al pubblico.
Ogni ingresso, ogni passo, ha il peso specifico della memoria condivisa. È un concerto che descrive la città di Genova non come luogo, ma come stato emotivo: mare, vento, vicoli, abbracci trattenuti, partenze necessarie.
La scaletta sfiora le trenta canzoni e attraversa un repertorio ormai denso. La scrittura di Bresh funziona perché è diretta, istintiva, capace di dire l’intimo con una lingua accessibile, quasi colloquiale. È per questo che molti tra i presenti hanno la sensazione di ritrovarsi in lui: Bresh sembra parlare della vita di ciascuno, come un amico di lunga data.
Tra i momenti più intensi, “Umore Marea” e “Andrea” aprono il sipario emotivo della serata: qui il cantautore si mostra nudo, nel suo continuo oscillare tra malinconia e respiro. La nave sul palco sembra scricchiolare con lui. Poi arriva l’esplosione con la hit “Dai che fai”, brano certificato platino e scritto insieme a Calcutta, che porta l’atmosfera leggera e luminosa della Genova che vive d’estate.
La folla risponde, perché quelle immagini, motorola, piazzette, caschi in mano, sono polaroid universali, ricordi condivisi da un’intera generazione cresciuta tra scooter e orizzonti di mare.
Il Forum si infiamma quando arriva “Altezza cielo” con Kid Yugi: la scena vibra, l’aria si fa più densa, come se l’enfasi collettiva diventasse materia. Più avanti, il medley acustico crea una pausa, una camera di decompressione emotiva: “Step by Step”, “Hooligans”, “No Problem”, “Limite” diventano quasi confessioni. Non manca la dimensione urbana più notturna e sporca: “Popolo della notte” suona come un’ode alle ore che non chiedono permesso, quelle che appartengono a chi non riesce a fermarsi. Mentre “Torcida” è stadio portato nel corpo, voce che diventa gruppo.
La presenza degli ospiti contribuisce a rendere il concerto un incontro. Sayf sale sul palco su “Erica”, creando un momento di forte intesa scenica; “Brutti Ricordi” con Rkomi si colora di una malinconia vibrante; “Mai Brillo” con Disme e Vaz riporta sul palco la Genova del cemento; “Capo Horn” e “Dopo le 4” con Tedua e Tony Effe sono picchi di intensità collettiva, dove l’arena diventa un’unica onda.
Il momento più simbolico resta “Creuza”, omaggio a Fabrizio De André. È qui che la nave si ferma, si ancora. È qui che Genova diventa più di una città: diventa identità culturale. Una lingua che non si scioglie, ma si tramanda.
La band che accompagna Bresh, Andrea Polidori, Michele Bargigia, Luca Ghiazzi, Luca Di Blasi, David Pecchioli e la sezione fiati, dà vita a un suono che non cerca l’impatto, ma la profondità. La coralità vocale aggiunge un senso di comunità attorno alla voce principale, come se ogni canzone fosse una preghiera profana.
A fine concerto, cala il buio. Parte “Angelina”. Il pubblico diventa un mare. Poi “Brutti Ricordi”. Poi “Agave”. E infine, Bresh scende nel parterre, come a dire: non c’è palco che tenga, non c’è distanza tra noi.
È un concerto che non termina quando si va via. Il mare di Bresh non è un luogo: è un’appartenenza. E chi ieri era al Forum, quel mare lo ha riconosciuto dentro di sé. Il 1° luglio 2026 Bresh tornerà nella sua Genova, al Porto Antico, per Mare Nostrum. Un ritorno a casa. Una riemersione.










