Abbiamo incontrato i Brucherò Nei Pascoli per farci raccontare Umana, il loro nuovo album: un disco che sembra nascere da un’urgenza collettiva, capace di dipingere le crepe e le possibilità dell’essere umano oggi. Un lavoro che osserva da vicino le vite degli altri, ma anche le proprie, intrecciando fragilità, empatia e una ricerca sonora più profonda.
“Sentivamo la necessità di dare voce a storie vere, di persone che ci circondano quotidianamente.”
Da qui prende forma l’album: non solo un concept, ma un insieme di racconti tenuti insieme da uno sguardo lucido e partecipe. Le canzoni non offrono risposte, ma restano in ascolto, come chi osserva la realtà da vicino, senza giudizi o aspettative.
Un sound narrativo: l’evoluzione dei Brucherò Nei Pascoli in Umana
Rispetto ai lavori precedenti, Umana segna un cambio di passo evidente. Il suono è più cupo, più stratificato, ma anche più consapevole. Non è solo un’evoluzione tecnica, ma un gesto di maturità.
“In questo disco abbiamo lavorato molto sul sound. È stato un processo lungo, curato, dove ogni dettaglio sonoro aveva un ruolo narrativo. In questo album più che in tutti gli altri ci siamo dedicati volutamente in modo più approfondito ai suoni. Siamo consapevoli della maggiore maturità artistica che questo lavoro porta con sè”
Per la prima volta, testi e musica si muovono insieme, intrecciandosi come se l’uno fosse la naturale estensione dell’altro. Se prima la scrittura del gruppo spiccava maggiormente, per lirica e temi, in questo album la ricerca musicale diventa parte del racconto, con l’obiettivo (e il risultato) di reggere perfettamente dei testi significativi.
Coralità di esperienze e voci
Uno degli aspetti più interessanti di Umana è la presenza di molti ospiti: Edda, Lamante, Glitter Boy, la cooperativa AllegroModerato. Collaborazioni che non nascono da una scelta programmata ma da un’affinità emotiva e narrativa.
“Spesso i brani hanno portato direttamente alle collaborazioni. Edda è un artista che amiamo da sempre, Lamante è la voce emergente che sentiamo più affine. Il collettivo AllegroModerato lo abbiamo conosciuto dopo aver scritto un pezzo che parlava di una storia che li riguardava da vicino. Glitter Boy si è sempre definito “l’unico trapper che va ai rave”, quindi la collaborazione su un pezzo come Glitter ci è sembrata quasi ovvia, al punto che il brano stesso prende il nome dall’artista”
Ogni incontro amplia lo sviluppo del disco, trasformandolo in un mosaico di esperienze condivise. È una coralità che non disperde, ma moltiplica le prospettive.
Umanità: tra empatia e politica
L’empatia che attraversa “Umana” non è retorica. Il gruppo rifiuta la parola “marginalità”, preferendo parlare di diversità, di appunto umanità.
“Ci interessa raccontare chi resta al di fuori dei riflettori, non come vittima, ma come parte integrante di un mondo complesso. Storie reali ma non abbastanza patinate per il mercato odierno, che quindi nella musica trovano poco spazio.”
È una prospettiva lucida e necessaria, soprattutto in un contesto musicale che tende a guardare alla diversità solo quando attira consensi. I Brucherò Nei Pascoli riescono a rappresentare con tagliente nitidezza la molteplicità dell’esperienza umana, rendendo l’album vivo in modo quasi scomodo. Una scelta che porta inevitabilmente con sé anche una posizione “politica”, non ricercata volutamente ma conseguenza di una decisione creativa così importante.
“Non facciamo musica politica, ma la nostra è inevitabilmente una posizione politica. Non amiamo l’uso eccessivo e decontestualizzato del termine ‘resistenza’: preferiamo che a parlare siano i racconti.”
La band si è sempre esposta pubblicamente a riguardo, pur lasciando che la musica parlasse sulla base di una necessità espressiva, che nel caso di Umana prende una delicata ma decisa sfumatura estremamente sociale. Di cui forse avevamo anche bisogno.
Il valore dell’ascolto
Forse ciò che resta più impresso di Umana è la sua densità. È un disco che richiede attenzione, che non si lascia attraversare in fretta. In un’epoca di ascolti frammentati e superficiali. I Brucherò Nei Pascoli scelgono la complessità come atto di fiducia verso chi ascolta.
“Vorremmo che rimanessero le storie e l’intensità dell’album, forse in contrapposizione con le abitudini di ascolto di questi tempi.”
Non è una dichiarazione nostalgica, ma un inno ad un approccio alla musica più consapevole e attento. Umana non vuole essere capito subito, ma essere ascoltato davvero, con la stessa cura con cui è stato scritto. Perché in fondo ognuno di noi ha vissuto, direttamente o indirettamente, tutte quelle storie.
Umana è un album che non si lascia consumare di fretta: ogni brano è un piccolo spazio da abitare, in cui le voci e i suoni si intrecciano e restano dentro chi ascolta. I Brucherò Nei Pascoli sono riusciti a creare delle tracce che sembrano respirare, dando vita ad una fotografia dolorosamente nitida della condizione umana.









