Per mesi non era stato altro che un’idea suggestiva, un progetto quasi irrealizzabile: un concerto che non fosse semplicemente un concerto, ma un vero parco divertimenti a tema Salmo. Sabato 6 settembre, alla Fiera Milano Live, quel sogno è diventato realtà con il Lebonski Park, l’evento più ambizioso mai realizzato dal rapper sardo insieme a Vivo Concerti e Lebonski360. Non un festival, non uno show tradizionale: piuttosto un’esperienza immersiva che ha abbattuto le frontiere tra musica, spettacolo e intrattenimento.
Appena varcati i cancelli, i fan si sono trovati in una dimensione parallela. La vasta area di Rho è stata trasformata in un gigantesco luna park urbano, con tanto di ruota panoramica, scivoli giganti, toro meccanico, derby day con cavalli e zone food & chill. Non mancavano gli autoscontri, i chioschi in stile fiera e spazi pensati per rilassarsi o condividere contenuti sui social. Tutto studiato perché la giornata fosse già una festa ancor prima che iniziasse la musica. Il pubblico, arrivato da tutta Italia e non solo, si è goduto questo “pre-show” dalle prime ore del pomeriggio, caricandosi di energia e aspettative.
E poi, al calar del sole, è arrivato il momento di lasciare spazio all’elemento principale: la musica.
Lebonski Park: spettacolo, fiamme e tanti effetti
Dal punto di vista scenografico, il Lebonski Park è stato un capolavoro. Ogni sezione del live era accompagnata da ambienti visivi diversi: mondi distopici, scenari cinematografici, riferimenti diretti alla carriera dell’artista. I maxi schermi a LED non erano solo sfondi, ma elementi mobili capaci di ridisegnare lo spazio, aprendo portali e nuove prospettive.
Le fiamme hanno avuto un ruolo narrativo, accendendo i momenti clou come detonatori emotivi. La passerella centrale ha permesso a Salmo di entrare in contatto diretto con la folla, abbattendo ogni barriera.
Il Lebonski Park non è stato solo uno spettacolo. In un’epoca in cui i live rischiano di diventare format ripetitivi, Salmo ha alzato l’asticella, trasformando un concerto in un’esperienza sensoriale totale. Ha unito musica, teatro, cinema, elettronica e cultura pop in un unico linguaggio, capace di parlare a generazioni diverse.
Non a caso, il cuore narrativo dello show è stato il rancho: il rifugio sardo in cui l’artista si isola per creare. Un simbolo di ritorno alle radici, ma anche di consapevolezza e crescita. In scena, quel rifugio è diventato punto di partenza e di arrivo di un viaggio che racconta tutta la sua carriera, con le cicatrici e le conquiste accumulate.
L’attesa e l’ingresso in scena di Salmo
Dopo gli opening act di Dante e Shari, due giovani voci che hanno scaldato il pubblico, le luci dell’arena si sono abbassate. Un silenzio carico di tensione ha preceduto l’esplosione: il primo atto del Lebonski Park era pronto a partire.
Salmo è entrato in scena accompagnato dalla sua band e da un impianto scenografico mastodontico. L’apertura con “On Fire” è stata un pugno nello stomaco: un brano viscerale, che mette subito in chiaro il tono della serata. “Ave Maria piena di rabbia” canta, trasformando una preghiera in un grido di ribellione. È il manifesto di “Ranch“, il suo ultimo disco certificato Platino, e il modo migliore per dichiarare guerra all’apatia.
Da lì in poi, la scaletta si è trasformata in un susseguirsi di 40 brani, capace di attraversare tutta la sua carriera: dai pezzi più recenti ai classici che hanno fatto la storia del rap italiano.
Il primo blocco dello show ha visto Salmo esibirsi con una formazione completa, capitanata dal chitarrista e direttore musicale Marco Azara, insieme a Daniele Mungai (tastiere e chitarra), Davide Pavanello (basso), Riccardo Puddu (tastiere e chitarra), Alessio Sanfilippo (batteria), Andrea Ciaudano (DJ) e Carmine Iuvone (violoncello).
Subito dopo l’apertura, è arrivata “Russel Crowe”, pezzo che porta sul palco l’immaginario epico del gladiatore, trasformando l’arena in un’arena antica. Il pubblico ha risposto con urla e mani al cielo, seguendo il flow aggressivo.
Con “N€urologia” l’atmosfera si è fatta cupa, quasi ossessiva: un viaggio nelle nevrosi della società contemporanea, in cui la musica diventa catarsi. Poi il tuffo nel passato con “1984”, un titolo che richiama Orwell e il suo immaginario distopico, dove il controllo e l’oppressione diventano metafore di una società soffocante.
Celebrazione ma soprattutto radici
La tensione si è sciolta con “Papparapà”, pezzo ironico e beffardo che dal vivo è diventato un inno collettivo, cantato da migliaia di voci in coro. Subito dopo, due bombe di energia: “Bounce” e “Daytona”, brani che mescolano rap e sonorità elettroniche in un mix irresistibile. Con “Il figlio del prete”, Salmo ha regalato un momento più introspettivo, scavando nelle proprie radici e nelle contraddizioni personali, prima di tornare all’impatto con “PXM”, brano che non lascia tregua.
Il primo grande ospite della serata è arrivato con “Stai zitto”: l’ingresso di Fabri Fibra ha infiammato il pubblico, riportando in scena una delle collaborazioni più iconiche del rap italiano. Due generazioni a confronto, unite dalla stessa forza lirica. Il flusso è continuato con “Cartine corte”, dal ritmo serrato e irriverente, e con “Criminale”, inno per outsider e ribelli. Poi “Sincero”, che ha riportato l’attenzione sull’autenticità e sull’importanza di restare veri in un mondo di maschere.
Con “Giuda”, Salmo ha toccato il tema del tradimento, mentre “Hellvisback 2” ha riportato in scena la sua vena più rock e teatrale. L’arrivo di Kaos per “Bye Bye” è stato accolto con un’ovazione: un omaggio a una delle leggende del rap italiano, capace di trasformare il palco in un passaggio di testimone simbolico.
Il primo blocco si è chiuso con “Conta su di me”, una promessa fatta al suo pubblico; “90 Min”, adrenalina pura; l’autoritratto di “S.A.L.M.O.” e infine “Il cielo in una stanza”.
Seconda parte: l’intimità dell’unplugged
Dopo l’esplosione iniziale, il concerto ha cambiato pelle. Le luci si sono fatte soffuse, il palco si è svuotato di effetti speciali e Salmo ha imbracciato un microfono essenziale. È iniziata così la sezione unplugged, un momento che ha mostrato la sua capacità di spogliarsi del personaggio per rivelare fragilità e verità.
“Prima volta” ha aperto il set acustico con dolcezza, seguita da “Crudele”, che ha lasciato emergere ferite profonde. Con “Aldo ritmo”, il gioco è rimasto vivo, ma con una veste più leggera e minimale. “Sangue amaro” ha riportato la tensione, con versi che parlano di rancore e cicatrici.
Poi l’ingresso di Centomilacarie per “Non mi riconosco”: un brano che racconta la sensazione di sentirsi estranei a sé stessi, accolto con applausi intensi dal pubblico. La poesia di “Alba” ha regalato un raggio di luce in mezzo alle ombre, mentre “Marylean”, con Nitro, ha intrecciato nostalgia e complicità.
“Lunedì” ha raccontato la fatica della quotidianità, mentre l’arrivo di Zucchero per “Diavolo in me” ha rappresentato uno dei vertici assoluti del concerto: un duetto che ha unito soul e rap, rock e sperimentazione, creando una magia difficilmente replicabile. A chiudere questa sezione, “Marla”, un brano che mescola atmosfere dark e suggestioni cinematografiche.
Terza parte: la festa e i dj set
La terza e ultima parte è stata affidata a 2P, storico DJ e collaboratore di Salmo. Il palco si è trasformato in un gigantesco club a cielo aperto, con visual ipnotici e luci stroboscopiche.
“Death USB” e “The Island” hanno aperto le danze con un richiamo al passato più elettronico dell’artista. Poi è arrivato il turno di “Mic Check” e “Respira”, con l’ingresso di Noyz Narcos, che ha fatto esplodere la folla.
Il doppio capitolo “Ho paura di uscire 1” e “Ho paura di uscire 2”, con Lazza, ha raccontato la fragilità contemporanea, tra ansia sociale e desiderio di evasione. Una confessione collettiva.
Il gran finale ha visto una sequenza devastante: “Perdonami”, brano iconico che ha fatto cantare ogni singola voce; “Mamma sto male”, cathartic scream di vulnerabilità; “Fuori controllo”, con Luca Agnelli, una traccia techno che ha trasformato Fiera Milano in un rave.
E infine, la sorpresa più attesa: “Flashback”, presentato in anteprima assoluta. Il nuovo singolo, prodotto da Gamuel Sorie Verano, è un viaggio che unisce l’estate del 2003 a quella di oggi. Sarà pubblicato oggi, 8 settembre, alle 11. Non solo nostalgia, ma un atto di consapevolezza: ricordare ciò che resta, ciò che resiste al tempo. Una chiusura perfetta, tra malinconia e speranza.
Il viaggio di Salmo è appena iniziato
Il concerto di Milano non è stato un evento isolato, ma il primo capitolo del Salmo World Tour 2025, che porterà l’artista nei principali palasport italiani, in Europa e negli Stati Uniti. E sempre sabato sera è arrivato l’annuncio di una nuova data: 4 dicembre all’Unipol Forum di Milano, biglietti disponibili da oggi 8 settembre. Una seconda occasione per i fan lombardi di rivivere quell’energia, in una cornice indoor destinata ad andare sold out in poche ore.
Chi c’era il 6 settembre a Milano sa di aver partecipato a qualcosa che difficilmente verrà dimenticato. Il Lebonski Park non è stato solo il debutto di un tour mondiale, ma un momento che ha segnato un prima e un dopo nel modo di concepire i concerti in Italia.
Foto di Tommaso Longari










