La colonna sonora per la fine del mondo è accomunata da un unico filo logico.
Non si tratta di canzoni che parlano della fine del mondo, né caratterizzate unicamente da qualità come potenza, struggimento o disperazione.
Ciò che le avvicina è il fatto di avere una forza magnetica, che impedisce di lasciarle finché non arrivano al loro culmine.
Come l’orchestra del Titanic che continua a suonare durante il naufragio, trovarsi di fronte a queste canzoni mentre il mondo esplode equivale ad essere incapaci di distogliere lo sguardo fino all’ultima nota. Quello che succede intorno non conta più. Il mondo è tutto in quei pochi minuti e il resto non esiste.
La sensazione è quella di osservare inermi una casa in fiamme o di correre senza una meta sotto la pioggia battente.
Dimenticare tutto ciò che c’è stato prima, perché quello che abbiamo davanti è più importante: il mondo potrebbe mai finire meglio di così?
Questa colonna sonora è fatta di brani con un ritmo incalzante, ipnotico, costruiti su una cadenza che ci tiene appesi a qualcosa di grandioso in arrivo.
La griglia di valutazione si focalizzerà su 5 fondamentali:
- Epicità
- Potenza
- Malinconia
- Drammaticità
- Sapore apocalittico
Per rendere meglio l’idea, vi presentiamo le canzoni per la fine del mondo nella loro forma live, in modo da coglierne al meglio le sfumature eroiche.
Skunk Anansie – Tear The Place Up
Potremmo inserire in questa lista più o meno tutta la discografia degli Skunk Anansie e quasi ogni frase gridata da Skin. Il suo carisma rapisce in pochi istanti, ma quando raggiunge le vette di “Tear The Place Up” il mondo sembra davvero fermarsi. Lo sfogo ribelle e l’assenza di malinconia fanno scendere leggermente il valore apocalittico, ma insomma, la fine del mondo è palpabile.
- Epicità 4/5
- Potenza 5/5
- Malinconia 1/5
- Drammaticità 2/5
- Sapore apocalittico 4/5
Wolf Alice – Don’t Delete The Kisses
Anche qui parliamo di una band capace di catalizzare le energie dell’universo per farle esplodere in una canzone. Vederli dal vivo è un’esperienza che ti entra nel midollo e ti sconvolge dentro. Potevamo scegliere “No Hard Feelings” per il suo incedere costante e malinconico o brani più rabbiosi, ma il crescendo di “Don’t Delete The Kisses“ è qualcosa di unico. Questa esibizione live non sarà la migliore per esecuzione, con Ellie esausta dopo aver dato tutto sul palco mitologico del Glastonbury, a casa sua. Ma è proprio qui che il sapore apocalittico e l’epicità si fanno più forti: il tramonto, il vento che scompiglia i capelli di Ellie, le bolle e le bandiere che svolazzano, il pubblico che si unisce in un coro che sorregge la voce sfinita della loro dea. Se il mondo finisse così, ci sarebbe davvero poco da recriminare.
- Epicità 5/5
- Potenza 2/5
- Malinconia 5/5
- Drammaticità 4/5
- Sapore apocalittico 4/5
Muse – Starlight
Certo, ci sono canzoni più potenti dei Muse. Forse “Supermassive Black Hole” meriterebbe in egual misura di stare qui dentro. Ma “Starlight” ha quel potere epico e catartico che sa di finale di un film. O di finale del mondo.
- Epicità 5/5
- Potenza 2/5
- Malinconia 3/5
- Drammaticità 3/5
- Sapore apocalittico 5/5
Florence + The Machine – Dog Days Are Over
Forse non tocchiamo le vette di Skin, quantomeno come stile di canto, ma la voce di Florence Welch si sposa bene con l’Apocalisse, eccome. Uno dei primi commenti a questo video è “I’m gonna tell my kids this was Mother Nature”: rende bene l’idea. Sembra proprio Madre Natura che si scrolla di dosso quell’enorme rottura di coglioni del genere umano.
- Epicità 5/5
- Potenza 5/5
- Malinconia 1/5
- Drammaticità 2/5
- Sapore apocalittico 4/5
Cage The Elephant – Halo
Alcuni prescelti sembrano avere l’Apocalisse che scorre nelle vene. La storia di Matt Shultz, frontman dei Cage The Elephant, merita di essere raccontata a dovere, approfondendo con dovizia e precisione alcune tematiche. Questa non è la sede per farlo: ci limitiamo a dire a Matt che gli vogliamo un bene dell’anima e non possiamo che inchinarci davanti al suo talento nel tradurre le sensazioni in canzoni. “Melophobia” è un capolavoro dal primo all’ultimo pezzo, con un’alternanza tra angoscia e conforto che mette i brividi. Vedere Matt che si muove come un ossesso sul palco, saltella e non riesce a stare fermo trasmette quell’inquietudine descritta da Pessoa; un tormento da fine del mondo.
- Epicità 4/5
- Potenza 4/5
- Malinconia 2/5
- Drammaticità 4/5
- Sapore apocalittico 4/5
Black Country New Road – Tell Me The Place Where He Inserted The Blade
Una perla che rischiamo di non sentire mai più dal vivo. Ma va bene così. La storia dei Black Country New Road è fatta di continue rinascite, questo brano è un grido che ti trascina continuamente a sé appena ti allontani di un centimetro.
- Epicità 2/5
- Potenza 2/5
- Malinconia 5/5
- Drammaticità 5/5
- Sapore apocalittico 3/5
Smashing Pumpkins – 1979
Sarà che sono appena passati dall’Italia, o forse il fatto che basta un ascolto di “1979” per fissarla nella mente per sempre. Resta impossibile immaginare qualcosa che faccia distogliere l’attenzione da questo brano semplicemente perfetto.
- Epicità 5/5
- Potenza 2/5
- Malinconia 5/5
- Drammaticità 3/5
- Sapore apocalittico 3/5
Mazzy Star – Fade Into You
La pietra angolare del dream pop, la radice che ha dato vita agli abissi vellutati di Beach House, Cigarettes After Sex eccetera. Incantarsi davanti a Hope Sandoval così innocente, eterea, che sussurra una poesia danzando su una chitarra ipnotica: un viaggio mistico nell’umana malinconia.
- Epicità 4/5
- Potenza 1/5
- Malinconia 5/5
- Drammaticità 1/5
- Sapore apocalittico 4/5
Asaf Avidan – Love It Or Leave It
Anche qui parliamo di un artista che con la sua voce struggente sembra narrare la fine del mondo da secoli. Più di un brano meriterebbe di essere menzionato, scegliamo quello che riesce ad essere al contempo rassicurante e angosciante.
- Epicità 3/5
- Potenza 2/5
- Malinconia 5/5
- Drammaticità 5/5
- Sapore apocalittico 3/5
Zen Circus – Viva
L’unica italiana in lista, la prima a venire in mente: chiunque l’abbia sentita almeno una volta dal vivo sa cosa significa (e per fortuna tra poco. Se la maggior parte delle altre canzoni hanno una dimensione più intimista, qui la fine del mondo si esorcizza con un rito collettivo.
- Epicità 3/5
- Potenza 5/5
- Malinconia 1/5
- Drammaticità 2/5
- Sapore apocalittico 4/5










