Cosa succede quando una giovane rapper di origine svizzera e un cantautore polistrumentista siciliano si ritrovano in studio insieme? Poteva essere un incidente frontale, invece hanno scoperto un equilibrio sottile, una strada nuova.
Ombre di città, il nuovo brano firmato da Ele A e Colapesce, uscito per EMI Records Italy/Universal Music lo scorso 16 luglio, è proprio questo: una creatura strana, eppure sorprendentemente armonica, un po’ come un’insalata di pomodori e pesche. Una combo che a leggerla confonde, ma poi ti lascia in bocca un gusto che non dimentichi (provare per credere!).
Anche l’annuncio del brano tramite l’account Pinterest di Ele A sembrava insolito, ma alla fine tutto ha preso senso; prima una foto di un paesaggio, poi l’immagine di un CAPTCHA in cui si nascondeva Colapesce con un binocolo. Un modo di fare comunicazione che resta fedele al pezzo ovvero fuori dal coro, eppure perfettamente funzionante.
Ele A e Colapesce ci insegnano come far dialogare le differenze
Nessun piano calcolato, nessun feat pensato a tavolino con chissà quale obiettivo strategico, solo un incontro tra due artisti liberi e la scoperta di passioni comuni (aranciata compresa, come ha raccontato Colapesce su Instagram). E si sente.
“Palme selvagge” è l’incipit di un ritornello che resta in testa, nato dal titolo di un libro di Faulkner e, in effetti, in questo pezzo c’è qualcosa di letterario. Ele A affronta il disagio della città con versi crudi e diretti, Colapesce arriva morbido sul ritornello con una melodia lieve che non nega la fatica, ma la rende più facile da sopportare.
Ombre di città è piena di contrasti. Notturna ma non cupa, amara ma non cinica, rap ma cantautorale e proprio per questo colpisce nel segno.
Ele A e Colapesce dimostrano che, quando c’è spazio per l’ascolto e la libertà creativa, anche linguaggi lontani possono incontrarsi e dar vita a qualcosa di autentico ed efficace.










