Gio Evan: “Evanland nasce da un desiderio genuino di far incontrare le persone davvero”

da | Lug 5, 2025 | Interviste

Abbiamo intervistato Gio Evan, che ci ha raccontato qualcosa in più su Evanland, un vero e proprio festival del mondo interiore. Giunto ormai alla sua quarta edizione, vi aspetta il 26 e 27 Luglio ad Assisi.

Save the date: il 26 e 27 Luglio, nella suggestiva cornice di Assisi, si terrà la quarta edizione di Evanland, nato da un’intuizione di Gio Evan e Bruce Labbruzzo. Parliamo di un festival unico nel suo genere, dedicato all’evoluzione personale e pensato per chi desidera esplorare e approfondire il proprio percorso di crescita.

Il programma è composto da circa 42 ore (e oltre) di attività, tra cui possiamo trovare: meditazioni, trekking nella natura, spettacoli circensi, giochi in legno, esplorazioni astrali, costellazioni familiari, bodypainting, cerimonie del cacao, acro yoga e molto altro. Non mancheranno, inoltre, incontri e workshop con Erri De luca, Vito Mancuso, Mattia Casarin e Gianluca Bianco.

Un’occasione unica per nutrire non solo il nostro spirito, ma anche la nostra arte.

Abbiamo intervistato proprio Gio Evan, che ci ha raccontato qualcosa in più…

Evanland è ormai da un po’ di anni un appuntamento importante, in quanto una delle poche realtà che mischia arte e cura dello spirito. Ma come nasce questa idea, questa esigenza?

In verità, nasce tutto in modo molto semplice; una cena tra me e Bruce, in cui parliamo dei nostri mondi. A un certo punto, scherzando sul fatto che stimavamo le persone cattive per la loro puntualità – sempre pronte, sempre con un’arma a disposizione – ci è venuta l’idea, quasi per gioco, di creare un luogo capace di organizzare una meraviglia. Abbiamo pensato che in Italia mancasse qualcosa del genere. Un luogo, una data precisa, dove persone diverse ma con un obiettivo comune – ritrovare un po’ di luce interiore, cercare qualcosa di etico e profondo, o semplicemente godersi il silenzio – potessero incontrarsi, stare insieme, recuperare energia e incanto. È così che nasce Evanland;  da un desiderio genuino e giocoso, quello di avere un momento, un luogo e un’ora esatta per radunare persone con intenti preziosi… e farle incontrare davvero.

Anche quest’anno la scelta del posto che ospiterà Evanland è ricaduta su Assisi. Sicuramente c’è dietro la ricerca di un posto con una spiritualità ed una pace prorompenti, ma è stato l’unico posto in Italia in cui hai percepito tutto ciò? O magari, ecco, sei stato “stregato” dal luogo, ti ha parlato dritto al cuore e hai detto “ok, è qui il posto giusto”?

Si, è già il secondo anno che lo facciamo ad Assisi, e non credo sia un caso. Questo festival ha trovato la sua geografia, c’è una comodità di accoglienza che difficile da non percepire. Conosco l’Umbria quasi a memoria — l’ho attraversata a piedi, più volte, lungo i suoi cammini pieni di memorie, di canti, di preghiere, così, quando questi colli chiamano, io non posso far altro che rispondere presente. Siamo stati convocati, ci sono montagne che ti citano, ti cercano, non credo siamo stati noi a cercare lei,  il nostro è stato più un compito di obbedienza.

Ci saranno molti ospiti, musicali e non, che accompagneranno i partecipanti anche con dei workshop. Come hai capito che erano proprio loro le persone giuste da coinvolgere?

Esistono delle persone che risuonano, non siamo poi così diversi dai diapason. Esistono queste persone che tu ne stimi il lavoro, ti fermi ammaliato nelle loro idee, nei loro progetti. Persone che la pensano diversamente da te ma che come te, cercano costantemente una fonte inesauribile di pace. Sento l’urgenza di riunire persone piene di bellezza e assillo fino a quando queste luci non si incontrano, una volta che si incontrano, sono felici che io abbia assillato loro in precedenza.

Io credo ci sia (e si senta) la forte mancanza di un qualcosa che nutra ed esplori lo spirito e l’arte, contemporaneamente e costantemente. Tu stai dando il tuo immenso contributo, ma credi possa avere un impatto positivo istituire dei punti di riferimento permanenti o più frequenti? Un po’ come Evanland, ma anche nel caos cittadino, e accessibile sempre e comunque. O magari più date, dello stesso Evanland. O il fatto che sia un “happening”, solo in determinate date, rende più facile ed efficace l’approccio? Immagino che una full immersion per guardarsi dentro non sia sempre facile da affrontare e gestire, quindi potrebbe forse diventare “troppo” proporlo in maniera costante?

Le persone che vengono a questo festival sono, nella maggior parte dei casi, persone che lavorano già ininterrottamente su loro stesse. C’è un approccio spirituale, non tanto nel festival in sé, ma nelle persone che scelgono di partecipare. Decidono di esserci proprio perché risuonano e riconoscono che i valori, i workshop, i giochi e le musiche proposte rispecchiano il loro cammino. Non c’è un impatto che le scombussola più di tanto, perché conoscono già queste pratiche: le meditazioni, le dinamiche, le vivono nei loro giorni. Non c’è nulla di nuovo, nulla da considerarsi “troppo” per chi quindi vive già queste pratiche nella propria quotidianità. La spiritualità è la cosa più antica dell’esistenza.

Grazie mille per la chiacchierata, è stato illuminante esplorare con te un pezzetto di ciò che è e sarà anche quest’anno Evanland. A presto!

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