I Black Country, New Road non sono soltanto 6 ragazzi inglesi con un talento innato strumenti alla mano. La loro storia è un po’ più lunga di quanto si immagini, un po’ più complessa di quanto appaia. Una storia di alti e bassi, colpi frastornanti e rinascite.
Oggi i membri sono 6, ma 5 di loro nel 2014 facevano parte dei Nervous Conditions, band composta da ben 8 membri. I Nervous Condition erano formati da Isaac Wood (voce e chitarra), Tyler Hyde (basso), May Kershaw (pianoforte e tastiere), Georgia Ellery (violino), Lewis Evans (sax e flauto traverso), Charlie Wayne (batteria), Connor Browne (voce e frontman) Jonny Pyke (percussioni).
Nel 2017 i Nervous Condition sono molto seguiti, destano interesse in tutta l’Inghilterra, la loro carriera sembra essere a millimetri dalla definitiva esplosione. Ed ecco il primo scossone.
Alcune accuse anonime di violenza sessuale colpiscono il frontman Browne, che chiede perdono per i suoi eccessi ed esce dal gruppo, seguito dal batterista Pyke. Una di quelle storie che talvolta abbattono artisti con carriere decennali non poteva certo far uscire indenni 8 ragazzini in rampa di lancio.
La storia travagliata dei Black Country, New Road
I rimanenti sei membri raccolgono i cocci e si ricompongono con un nuovo nome: Black Country, New Road, dal nome di una strada che attraversa le West Midlands.
Quel Black Country deriva dall’inquinamento causato dalle industrie che hanno dominato l’area tra Birmingham e Wolverhampton fin dal XIX secolo: le miniere di carbone, le fonderie e gli impianti siderurgici coprivano la regione di fuliggine nera. A quanto pare, Isaac Wood ha scelto questo nome premendo il tasto “random article” di Wikipedia.
Sebbene la nuova band condividesse gran parte dei membri con i Nervous Conditions, la loro direzione musicale era nettamente diversa.
Nei primi mesi del 2019, Luke Mark si unisce ai Black Country, New Road come secondo chitarrista, ampliando la formazione a sette membri. I primi due singoli attirano l’attenzione della critica per la sperimentazione e la fusione di una varietà di suoni. I Black Country, New Road iniziano a diventare una band di culto, con copie fisiche dei loro lavori rivendute a più di 100 sterline.
L’album di debutto, “For the First Time”, riceve ampi consensi dalla critica, arriva al quarto posto nella classifica degli album del Regno Unito e al primo posto nella classifica degli album indipendenti. Nel 2020 dovrebbero suonare a Glastonbury e al Primavera Sound, ma stavolta è la pandemia a frenare ancora la traiettoria dei Black Country, New Road.
La band non si scompone e prosegue imperterrita a tirar fuori meraviglie: il secondo album, “Ants From Up There”, esce il 4 febbraio del 2022, anticipato da 4 singoli a partire dall’Ottobre precedente.
Si sente qualcosa di forte, un’emotività profonda, tagliente, sofferta.
Quattro giorni prima dell’uscita dell’album, un altro, enorme terremoto scuote la band. Isaac Wood, che dei Black Country, New Road è cantante, frontman e mente dei testi, lascia il gruppo.
Lo fa scrivendo un messaggio sincero, toccante, aprendo una finestra sulla propria salute mentale e sui propri sentimenti.
Il tour che doveva partire in primavera non si farà più: l’unica esibizione live che possiamo goderci di “Ants From Up There” è questa raccolta dei vari pezzi racimolati qua e là.
Intanto l’album debutta facendo ancora meglio di “For the First Time“ nelle classifiche UK.
I Black Country, New Road annunciano che continueranno a fare musica ma che, per rispetto di Isaac e dell’anima che aveva trasmesso alle canzoni, non suonerà più live le canzoni dei primi due dischi.
Si riparte da zero, ancora una volta, con una serie di esibizioni senza frontman proponendo materiale nuovo, mai pubblicato.
Ma nemmeno questo riesce a intaccare il talento e la resistenza inossidabile dei Black Country, New Road, che non rinunciano all’emotività ma iniziano a trasmetterla in maniera più musicale e con meno parole.
Il tempo è galantuomo, soprattutto con una band unica e vibrante d’emozione come i Black Country, New Road. Al Primavera Sound 2025 sono stati tra le sorprese più grandi, sia per chi li conosceva solo in cuffia, sia per chi non li aveva mai sentiti.
A inizio luglio saranno in Italia, venerdì 4 al Sexto ‘Nplugged di Sesto Al Reghena (PN), sabato 5 al Lars Rock Fest di Chiusi (SI) e domenica 6 in Piazza Lusvardi a Soliera (MO), prima del gran finale autunnale, il 25 ottobre ai Magazzini Generali di Milano.
Nel frattempo, abbiamo incontrato Luke Mark poco prima della loro esibizione al Primavera Sound di Barcellona.
L’intervista a Luke Mark dei Black Country, New Road
Chi vi ha influenzato di più come musicisti?
Bella domanda. Parlando anche a nome degli altri, molto brevemente, direi che tanti cantautori di Los Angeles degli anni ’70 hanno influenzato Tyler, come il mondo di Warren Zevon, anche Randy Newman è un riferimento importante per lei. Più in generale, per il suono dell’album, è difficile dirlo con precisione… tipo The Band, quel folk rock, Americana – gli arrangiamenti tipici di quel genere si adattano bene alla nostra strumentazione, quindi sì, c’è anche un po’ di quello nel disco.
Quanto peso date ai testi quando scrivete le canzoni?
Beh, io personalmente non ho scritto nessuno dei testi dell’album, quindi non mi dilungo troppo su questo. Ma per me, i testi sono piuttosto centrali. Sai, se torni a certi successi degli anni ’80, ad esempio, spesso conta più la frase in sé e come suona – in quel tipo di pezzi a volte la melodia è quasi nulla, mentre avere una frase ad effetto, qualcosa che si possa citare, è fondamentale per il fascino del pezzo. E invece, parlando in modo più “autentico”, penso che i testi siano importanti quanto la melodia per il significato di una canzone, davvero.
Quando scrivete, arriva prima la musica?
Dipende da canzone a canzone, ma di solito chi porta l’idea iniziale ha già un’idea su dove vuole andare con i testi, e canta già una bozza del brano. Quindi la musica riflette ciò che la persona sente rispetto alla canzone, e da lì poi vengono fuori i testi.
Come vi piacerebbe che la vostra musica venisse ricordata tra 30 anni?
Bella domanda. Se anche solo uno dei nostri album fosse qualcosa a cui le persone tornano nel tempo, per me sarebbe già abbastanza. È bello quando pubblichi un disco e la gente lo ascolta il giorno dell’uscita o quella settimana lì, ma quando le persone ci tornano dopo un anno, due, cinque, dieci… ecco, quello è davvero l’obiettivo. Rende tutto quello che fai molto più significativo.
Ci dici tre vostre canzoni che rappresentano al meglio i Black Country, New Road?
Okay, le scelgo tutte da questo album, perché è abbastanza vario e ampio. Direi forse “Horses” – in realtà si chiama “Two Horses” – che ha quella specie di crescita progressiva che è abbastanza tipica del nostro modo di fare musica.
Poi direi la title track, “Forever Howlong”, che ha un approccio un po’ insolito ma spero dia un’idea di come cerchiamo di costruire i pezzi.
E infine forse “Socks”, che è più melodica e un po’ più libera – e credo che ognuno di noi come strumentista abbia dei momenti in quel brano per esprimere la propria personalità. E questo fa parte del nostro suono, secondo me: lo stile individuale di ognuno che si mescola.
Invece un paio di canzoni di altri artisti che possono aiutare il pubblico a capirvi meglio?
Bella domanda anche questa. Forse, dal mio punto di vista, direi una canzone di Joanna Newsom, tipo “Easy” dall’album “Have One On Me”. La adoro. È una canzone abbastanza classica ma con un arrangiamento interessante, alcune belle modulazioni… è il tipo di cose a cui penso quando ragiono sulla nostra musica.
Poi, non so… magari qualcosa di super classico tipo i Beach Boys, “Heroes and Villains”, qualcosa del genere. Armonie vocali, un certo senso dell’umorismo… e belle melodie.
Qualche domanda sull’Italia: siamo un media italiano e voi sarete presto in Italia!
Sì, esatto. Faremo tre concerti a Luglio.
Avete un legame con la musica italiana? Conoscete qualche artista o canzone italiana?
Onestamente, sono completamente ignorante sull’argomento, non voglio mentire o tirare fuori qualcosa a caso. Sicuramente se ci pensassi un po’ potrei tirare fuori qualcosa di valido. Ma no, non sono proprio ferrato, devo ammettere.
Forse la musica italiana non è molto internazionale al momento…
Sì, esatto, sì. Però se hai dei consigli, volentieri!
Sì, poi te ne do uno, dato che prima hai citato Newman… (ndr: gli ho consigliato Lucio Corsi, che nei suoi live inserisce spesso cover di Randy Newman).
E c’è qualche luogo in Italia dove vi piacerebbe suonare?
Bella domanda. Non abbiamo suonato molto in Italia finora. Abbiamo fatto un concerto a Sestri Levante, che – per come l’ho capita – è una località di vacanza per italiani ed era davvero bellissima. È a nord-ovest, giusto? Quella zona… vicino a Lucca, giusto?
Quindi mi piacerebbe tornarci, magari con un altro concertino, con vista mare, montagne e tutto il resto. Sarebbe fantastico.
Ultima domanda, stavolta non c’entra l’Italia: vorrei sapere la tua definizione personale di successo.
Non so. Direi che avere successo in qualcosa significa che quella cosa ti dà soddisfazione e ha valore. Come soddisfazione personale, sentire di aver dato il massimo. E per quanto riguarda il valore, si può misurare con l’effetto positivo che può avere su qualcun altro. Non mi piace mai pensare alle cose in modo troppo individualista: spero che possano significare qualcosa anche per qualcun altro.
Questo sarebbe il mio obiettivo, con la musica o… beh, sì, con la musica, visto che è quello che faccio. Quindi sì, voglio essere soddisfatto e, se possibile, soddisfare anche la fame musicale di qualcun altro.
Le date dei Black Country, New Road in Italia
- Venerdì 4 luglio 2025 | Sesto Al Reghena (PN), Sexto ‘Nplugged
- Sabato 5 luglio 2025 | Chiusi (SI), Lars Rock Fest
- Domenica 6 luglio 2025 | Piazza Lusvardi | Soliera (MO), Arti Vive
- Sabato 25 ottobre 2025 | Magazzini Generali | Milano










