Musica per la Giornata Mondiale dell’Ambiente 2025

da | Giu 5, 2025 | News

Il 5 giugno si celebra la Giornata Mondiale dell'Ambiente, un'occasione per fermarci ed ascoltare, per riflettere su quanto la terra ci offre ma soprattutto su cosa possiamo fare per proteggere il nostro pianeta. Quale miglior modo per farlo se non attraverso la musica?

Il 5 giugno si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente, un’occasione per fermarci ed ascoltare, per riflettere su quanto la terra ci offre ma soprattutto su cosa possiamo fare per proteggere il nostro pianeta. Quale miglior modo per farlo se non attraverso la musica?

Iniziative musicali per la salvaguardia dell’ambiente

La Music Declares Emergency, fondata nel 2019 è un’associazione benefica inglese, fondata da un gruppo di artisti professionisti del mondo musicale. “No Music on a Dead Planet” è il motto che riassume perfettamente lo scopo della loro associazione, rendere gli ascoltatori consapevoli del cambiamento climatico e sensibilizzare chi è al governo.

Molti artisti si sono esposti sul tema, tra essi il musicista e produttore inglese Brian Eno che ha lanciato all’inizio dell’anno scorso il collettivo artistico Hard Art, una comunità di artisti, attivisti e scienziati, che mira a condurre le persone verso uno stile di vita più green.

Ecco una selezione di brani italiani ed internazionali da ascoltare oggi:

1. Adriano Celentano – “Il ragazzo della Via Gluck” (1966)

Il brano è autobiografico ed il testo, accompagnato da un arrangiamento semplice e d’impatto, narra del fanciullesco divertirsi a giocare in simbiosi con la natura, che entra in conflitto con il grigiore di cui ci circondiamo in città, vestendo gli abiti degli adulti.

Egli stesso dichiarerà anni dopo:

“Non smisi mai di avvertire il pericolo che il mondo stava correndo con la cementificazione selvaggia. Evidentemente era innata in me la coscienza ambientalista, un grido di dolore contro chi stava minacciando la vita e il pianeta stesso”.

2. Giorgio Gaber – “Com’è bella la città”

Il titolo ironico e l’incalzante ritmo finto ottimista di cui l’ascoltatore diventa testimone quando ascolta “Com’è bella la città”, fanno riflettere sullo straniamento dell’uomo nel contesto cittadino ultra-costruito e finalizzato al consumo. Il Signor G., ambiguo protagonista di molti brani di Gaber, colpisce nel segno quando invita ironicamente chi vive in campagna, a trasferirsi nella allegra città che è “sempre di più” rispetto a ciò che ci si lascia alle spalle.

3. The Zen Circus – “Canzoni contro la natura” (2014)

Title track dell’album, “Canzoni contro la natura”, dei The Zen Circus mette in primo piano il legame conflittuale tra uomo e natura, che si traduce in una guerra cui ha dato avvio il genere umano, anche se è destinato a perderla rovinosamente:

“Miliardi di trilioni di pianeti e tu mi chiedi cosa ci facciamo qui
Che è solo lunedì, e ci ammazziamo già
Nella tristezza cosmica che tu chiami città
E questa è l’ironia, un certo non so che
La natura ci disprezza, e del resto vien da sé”

4. Eugenio In Via Di Gioia – “Natura Viva” (2019)

La band torinese ha fatto del tema ecologista un po’ il suo marchio di fabbrica negli anni. L’album “Natura Viva” ne è un chiaro esempio, ed esprime in maniera più sistematica ciò che gli Eugenio avevano già lanciato in “La punta dell’Iceberg” brano del 2017 in cui, dati alla mano, si parla della catastrofe ambientale che colpirà l’umanità nel 2050 (se non ci decidiamo a ridurre gli sprechi).

5. Vasco Brondi – “Ascoltare gli alberi” (2024)

Il brano di Vasco Brondi “Ascoltare gli alberi”, parla di staccare dalla frenesia del presente che ci tiene imbrigliati alla caotica città per vivere in armonia e simbiosi con la natura abbracciando gli alberi:

“Senza più seguire le sirene, tutto questo mercanteggiare
Sempre attratti dalle apparenze, dal potere
Stare sdraiati nei campi nelle ore più belle
Ammirare le stelle del grande piano regolatore
Fare la fame, fare l’amore
Osservare il cielo come fosse la nostra missione
Guarda come cambia colore”

1. The Beatles – “Mother Nature’s Son” (1968)

Nel 1968 Paul McCartney, forse ispirato da un discorso del Maharishi Mahesh Yogi
ascoltato in India, scrive con i The Beatles una canzone che può definirsi proto-ambientalista, “Mother Nature’s Son”.

2. Depeche Mode – “The landscape is changing” (1983)

“The landscape is changing” suona, ora e nel 1983, come un monito: dobbiamo prenderci cura della Terra, perché non c’è nessun pianeta di riserva. Il tutto in pieno stile Depeche Mode con atmosfere synthpop anni ’80.

3. Radiohead – “Daydreaming” (2016)

Un brano malinconico i cui versi pronunciati da Tom Yorke richiamano il desiderio profondamente umano di vivere immersi e in armonia con la natura. Una natura che i sognatori hanno provato a proteggere, spesso senza riuscirci. Gli stessi Radiohead promuovono campagne contro il cambiamento climatico, sostenendo attivamente associazioni come Friends of the Earth.

“Dreamers
They never learn
They never learn
Beyond the point
Of no return
Of no return
Then it’s too late
The damage is done.”

4. OneRepublic – “Truth to power” (2017)

E’ un brano in cui a prendere la parola è la Madre terra che parla ai suoi abitanti, provando a convincerli della fragilità dei suoi ecosistemi. “Volevo prendermi una pausa dallo scrivere canzoni che parlano di me, e ho deciso di adottare il punto di vista di Madre Natura che si ribella contro chi la tradisce” dirà Ryan Tedder.

5. Gojira – “Amazonia” (2021)

La band francese technical death metal, da sempre impegnata su temi ecologisti, pubblica “Amazonia” nel 2021, brano potente dal riff memorabile che nasce dal dolore profondo provato davanti alla devastazione in corso della più grande foresta pluviale del pianeta, quella Amazzonica e delle popolazioni la cui sopravvivenza dipende da essa. L’idea alla base del progetto Operation Amazonia della band era quella di supportare la riforestazione e le comunità indigene attraverso una raccolta fondi per fare la differenza.

Plastica: un’emergenza sotto gli occhi di tutti

Il tema della Giornata Mondiale dell’Ambiente del 5 giugno 2025 è la lotta contro l’utilizzo e lo spreco di plastica (Ending Plastic Pollution), promosso con l’hashtag #BeatPlasticPollution.

Ogni anno ognuno di noi in Italia produce in media 73 kg di rifiuti plastici. Un dato impressionante, se si pensa che il nostro paese è tra i maggiori produttori europei di plastica monouso e il secondo paese più inquinante del Mediterraneo in termini di plastica dispersa in mare.

Il risultato? il 95% dell’inquinamento marino del Mediterraneo è costituito da plastica e a pagarne le conseguenze è soprattutto la fauna selvatica, ma non solo. Interi settori economici come pesca e turismo, sono già stati messi a dura prova.

Ridurre l’uso della plastica non è più un’opzione, ma una priorità. E parte proprio da noi, oggi. Risultati concreti e incoraggianti arrivano dai dati sulla raccolta differenziata che in Italia ha raggiunto l’obbiettivo europeo, a testimonianza di come l’impegno congiunto di tutti possa sempre dare i suoi frutti.

Sostenibilità degli eventi live, come fare?

I concerti live che tutti conosciamo e amiamo, non sono certo a impatto ambientale zero, ma potrebbero diventare tali in un futuro molto prossimo.

Numerose sono le iniziative per rendere più sostenibili i concerti, ed alcuni grandi eventi live come il Glastonbury Festival of Contemporary Performing Arts, sono da anni impegnati nel rendere il festival il più green possibile. In particolare gli organizzatori del Glastonbury hanno dal 2018 vietato l’utilizzo di plastica monouso per ridurre l’impatto ambientale.

Altro esempio è il We Love Green, festival di musica elettronica e hip hop che si svolge nel bosco di Vincennes, alle porte di Parigi sin dal 2011 e adotta soluzioni green attraverso un’economia circolare.

Diverse guide aiutano gli organizzatori dei grandi eventi a orientarsi tra le scelte di sostenibilità, come la Carta dei Festival creata dal Collectif des Festivals.

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