È ufficiale: l’asse Cinisello – Corsico ha sganciato la bomba. Senza preavvisi, senza teaser, senza promo. Solo un annuncio, una “premiere” a sorpresa all’Unipol Forum con “Non metterci becco” e poi il silenzio. Silenzio che è esploso ieri notte, un’ora dopo la mezzanotte, con l’uscita di SANTANA MONEY GANG, il primo joint album firmato Sfera Ebbasta e Shiva.
12 brani inediti, zero ospiti, solo loro due. Un patto di sangue, siglato beat dopo beat, barra dopo barra. Un disco in cui la trap è pura, cruda, senza filtri, e dove ogni punchline è una dichiarazione d’intenti, ogni ritornello una promessa mantenuta. Tra i beatmaker, oltre ai noti Drillionaire, Finesse e Adam11, spicca la presenza internazionale di 808 Melo.
Una corona, due nomi: Sfera Ebbasta e Shiva
Milano ha sempre avuto bisogno di un leader. C’è chi lo conquista con i dischi, chi con la strada, chi con entrambi. Sfera, negli ultimi dieci anni, ha fatto scuola, diventando l’icona pop di una generazione cresciuta con le tasche vuote e le collane piene. Shiva, invece, è il figlio di quella lezione, cresciuto nella trincea, affilato nella penna, viscerale nella delivery.
Con SANTANA MONEY GANG non firmano solo un disco: firmano un’alleanza. Sfera tende la mano a Shiva, e gli dà la benedizione. Non a caso, in “D&G” Shiva dice:
In giacca e cravatta perché Sfera mi ha accompagnato in aula
Una delle immagini più forti di tutto il disco, che sa di fratellanza, rispetto e passaggio di testimone.
Il disco tocca tutte le sfumature del loro universo. L’opulenza ostentata di “Over” e “Non metterci becco”, dove tra Glock, Richard Mille e donne da Nobel, il lifestyle è al massimo. L’introspezione è cupa in “Molecole Sprite”, “Paranoia” e “Come se non fossi nei guai”, dove la malinconia si fonde con il trauma.
La vulnerabilità è sincera di “Neon”, “VVS Cartier” e “Sei Persa”, brani che raccontano amori tossici, rimpianti e la sensazione costante di non essere mai abbastanza, neanche con addosso tutto l’oro del mondo. E poi ci sono i brani-manifesto, quelli che alzano il volume e il tono: “Maybach”, “MNGSNT”, “D&G” – puro ego trip, con la trap come religione e Milano come campo di battaglia.
SNTMNG: il manifesto della gang
Il disco si apre con “SNTMNG”, dove Sfera e Shiva celebrano la fratellanza con un inno da club. “Siamo in trenta nel back” non è solo un’immagine di potenza, è un modo per dire “noi siamo molti, siamo armati, siamo arrivati”. Il dualismo “Money Gang / Santana” diventa una firma, un marchio di fabbrica ripetuto più di cento volte nel disco. La religione del successo si fonda su regole proprie: auto di lusso, droghe, miss “in loop” e codici d’onore infranti solo dai veri. Shiva, nel secondo tempo del brano, trasforma Corsico in un Bronx milanese, tra ‘Rari color indaco, paranoia poliziesca e rime al vetriolo: è il suo modo per dirci che la realtà, per loro, è sempre on the edge.
“NON METTERCI BECCO” è un pezzo da rave, ma è un bollettino di guerra, un avvertimento diretto: qui comandano loro, e nessuno può intromettersi. Sfera ribadisce la sua superiorità con il carisma di un boss d’altri tempi mentre Shiva sforna una strofa che è puro incubo metropolitano, dove la paranoia si mescola alla grandeur criminale.
Nel brano “SEI PERSA” Sfera e Shiva pescano dal passato e lo fanno con classe: il ritornello rielabora “All’Ultimo Respiro” dei Club Dogo, in un tributo chiaro e sentito. Non è l’unica citazione al gruppo milanese nel progetto. La maschera cade. Sfera e Shiva si confrontano con un amore spezzato, una storia che odora di verità taciute e sogni infranti. Sfera è tenero e lucido:
Vorrei rubare i sogni a chi è felice e metterteli dentro la testa
È una delle sue frasi più poetiche, malinconica come una foto trovata in una vecchia chat. Shiva racconta di una ragazza che ha fatto pace con il dolore ma è rimasta senza Dio.
Il titolo è già un trip: “MOLECOLE SPRITE” è la formula chimica di un’anestesia emotiva. Shiva parte come un anti-eroe in crisi mistica: “Ho un diavolo che mi sussurra all’orecchio” è un incipit, mentre l’ossessione per la famiglia si alterna all’isolamento più cupo. Sfera entra con il suo stile riconoscibile, fatto di immagini pop e rime affilate: il cuore batte forte tra i guai.
Tra lusso armato e disillusione street
Con “MAYBACH” siamo nel regno del potere oscuro. La Maybach è il carro regale, la Makatussin, sciroppo alla codeina, la coperta per la paranoia. Shiva è spietato e affilato:
Figlio di schiavi, ora è Mufasa
È l’autoproclamazione di chi è risorto dal fango e ora comanda i leoni. Sfera ribadisce il concetto:
Non vado a Sanremo, sono troppo street
Scaccia ogni possibilità e ogni tentazione di compromesso. È l’estetica della trappola trasformata in lifestyle da red carpet, ma con i vetri oscurati.
“D & G” qui non è solo un brand, ma un’arma di seduzione e difesa. Le gemelle calibro 9 si chiamano “D&G”, a metà tra ironia da luxury brand e ferocia da gang bang. Il ritornello è un loop da sfilata criminale:
Hollywood con le modelle, ma puzziamo ancora di strada
É la perfetta sintesi tra passato e presente, tra strada e jet set. Shiva, dopo le vicende giudiziarie, dichiara guerra al sistema mentre Sfera mostra disincanto. L’introduzione è insolita, vede la presenza di Martina Smeraldi.
Un pezzo che brilla davvero: “VVS Cartier” è una love song in armatura d’oro. I diamanti sono la metafora perfetta per parlare di un amore che ha attraversato l’inferno. Shiva è vulnerabile e diretto: “Tu saresti scesa anche all’inferno per me”, degna di un romanzo di Bukowski, ma con l’autotune. Sfera, come sempre, mette l’estetica al servizio del pathos: “Solo i miei diamanti brilleranno per sempre” è la sua versione del “ti amerò per sempre”, in versione Milano-Roseland.
NEON, COME SE NON FOSSI NEI GUAI, PARANOIA: il trittico del cuore a pezzi
Questi brani sono il controcampo perfetto al resto dell’album: qui non ci sono Glock o Maybach, ma solo il peso della solitudine. In “NEON” l’amore è perduto ma ancora vivido:
Ora ho queste collane e contanti, ma tu non sei più mia
Una frase che contiene tutta l’amarezza di un successo che non sa riempire i vuoti. “COME SE NON FOSSI NEI GUAI” è una richiesta disperata d’amore come anestetico, mentre “PARANOIA” è un flusso ininterrotto di ferite, tra madri deluse e notti con la Glock sul comodino. La sincerità qui c’è.
Infine, “OVER” e “MNGSNT” sono i pezzi in cui i due si permettono di giocare con l’immaginario che hanno costruito. Tra cliché hip hop e frasi da caption Instagram. SANTANA MONEY GANG è quasi un’invocazione: un modo per ribadire che loro due non sono un feat, ma una religione a due teste.
Questo album è una dichiarazione di forza, fratellanza e successione. È la fusione tra chi ha fatto la storia e chi la sta scrivendo. È il suono di Milano che cambia faccia, ma non smette di ruggire.