La rivoluzione del pop in Italia inizia con un nome ed è Elodie. Tacchi a spillo e sguardo penetrante sono il suo biglietto da visita ma mai quanto la sua voce. Ad ogni release si afferma sempre di più la potenza del suo progetto disegnato da un carisma di cui, nel panorama artistico nazionale, non possiamo che farne un vanto. E Mi Ami Mi Odi non fa altro che riconfermare tutto.
L’ultimatum della rivoluzione di Elodie
Prodotto da Dardust e scritto dalla stessa Elodie, con le penne straordinarie di Elisa, Jacopo Ettorre e Dario Faini, Mi Ami Mi Odi è una continua esplorazione di un sound che fonde (soprattutto in questo drop) sonorità pop con quelle orchestrali e con l’elettronica che sta travolgendo la scena musicale come mai prima d’ora.
Tutto ciò si sposa perfettamente con l’aspetto camaleontico di Elodie che, ad ogni singolo, sta percorrendo un’ascesa musicale senza eguali innalzandosi come top player in un match che, per il genere femminile, è sempre più complesso.
Uomini parlano per me
Come se
Mi leggessero la mente
Ma la mia vita non è
Una premiere di Broadway
Titoli che infamano per due soldi
Una rivoluzione non solo personale, quindi. O così o niente. Il trattamento da bambolina che spesso viene riservato alle donne, Elodie lo accartoccia e getta addosso a tutti gli occhi giudicanti dell’industria musicale. Si ribella, mettendo un ultimatum in cui sottolinea il continuo permeare del bigottismo fasullo tipico di una società patriarcale, non solo attraverso i suoi singoli ma anche attraverso la sua scelta comunicativa.
Mi Ami Mi Odi: una provocazione d’immagine
Libera di essere e di scegliere. Con Mi Ami Mi Odi Elodie si spinge ancora oltre i confini, dimostrando ancora una volta la sua abilità di innovare, sperimentare e influenzare. E ci riesce molto bene.
Già dall’uscita della clip di “A Fari Spenti”, sotto la direzione dei Morelli Brothers, avevamo assaporato un cambio di direzione della sua discografia, non solo in termini di produzione ma anche di comunicazione visiva. Correre, senza fermarsi; immergersi senza pudore, come per ritrovare un contatto con se stessi in una palette dai toni pastello in contrasto col nero avvolgente dei capelli. Spezzare tutte le catene attraverso una metafora fotografica impattante.
E ora che la direzione artistica è stata affidata alle mani di Attilio Cusani il senso di provocazione straborda da ogni angolo. Ritorna il contrasto del celeste col nero rappresentato dal body citato più volte nel testo. La reference non è dovuta solo ad un capo d’abbigliamento considerato sexy nell’immaginario collettivo ma anche al termine inglese che, tradotto, indica corpo.
Un corpo che non appartiene a nessuno se non a se stessa, di cui può farne ciò che vuole senza paura di pregiudizi che, puntuali, si piazzano sulla sua immagine puntandole contro il dito da santoni con ipocrisia. Ma Elodie, fortunatamente, continua a fregarsene, ballandoci sù.