Lucio Corsi: sogni e immaginazione in “Volevo essere un duro”

da | Mar 21, 2025 | Eventi, Recensioni album

“Volevo essere un duro” è il nuovo album di Lucio Corsi: un viaggio tra sogni adolescenziali, personaggi surreali e fragilità disarmanti, raccontati con ironia poetica e un immaginario sempre più fuori dal comune.

A mezzanotte è uscito Volevo essere un duro, il nuovo album di Lucio Corsi per Sugar Music. Ma noi abbiamo avuto la fortuna di ascoltarlo ieri mattina in anteprima ai Bagni Misteriosi di Milano.

Lucio è arrivato in perfetto stile Corsi: zainetto in spalla, passo leggero, aria sognante. Senza troppi preamboli si è diretto verso il pianoforte, ha dato un’occhiata agli accordi della chitarra e poi ha iniziato a suonarci alcuni spezzoni dei brani nuovi, commentandoli come si raccontano storie a degli amici, tra un sorriso timido e qualche battuta surreale.

Lucio Corsi non scrive canzoni: scrive romanzi tascabili, racconti allucinati, confessioni da diario segreto con i margini disegnati a penna blu. I suoi testi sono un’istantanea d’autore scattata a metà strada tra la Maremma e Marte. E per quanto possa sembrare surreale, la sua scrittura ci somiglia terribilmente.

Nove tracce nate a occhi chiusi, strisciando sotto i tavoli e frugando nei cappelli degli altri, come racconta lui stesso con il suo solito stile visionario. È un disco che parla di infanzia, di amicizia, di amore e di luoghi tanto reali quanto immaginari, che ci restano incollati addosso. Un album che unisce memorie vere e false, personaggi assurdi e tenerissimi, e che cerca il cambiamento partendo da una scrittura più chiara, più concreta, senza mai staccarsi troppo da terra.

Lucio Corsi tra confessioni e canzoni

Il brano che dà il titolo all’album, Volevo essere un duro, ha conquistato le radio e il pubblico: è stato il brano indipendente più trasmesso e ha ottenuto il disco d’oro. Ma soprattutto ha segnato il debutto di Lucio Corsi al Festival di Sanremo, dove si è classificato secondo alla 75ª edizione, vincendo però il Premio della Critica “Mia Martini” e entrando nel cuore degli spettatori.

Come se non bastasse, a maggio Lucio rappresenterà l’Italia all’Eurovision Song Contest 2025 a Basilea, in Svizzera. Dal 13 al 17 maggio, porterà il suo immaginario stralunato e poetico sul palco più visto d’Europa. Un artista che viene dalla Toscana ma sembra uscito da un libro di Calvino: e forse, proprio per questo, ha qualcosa da dire a tutti.

Il nuovo viaggio musicale di Lucio non finisce qui. Anzi, è appena cominciato. Il Club Tour 2025, in partenza il 10 aprile da Perugia, ha già registrato il tutto esaurito. Sarà un’occasione unica per ritrovare Corsi nella dimensione a lui più cara: il live. A questo seguirà il Tour Estate 2025, con ben 25 nuove date nei principali festival italiani, prodotto da Magellano Concerti. 

Volevo essere un duro: un palazzo di storie

Lucio ha impiegato due anni per raccogliere queste canzoni e convincerle a vivere insieme nello stesso “palazzo”. Il disco si apre con Tu sei il mattino, l’amore è una rivoluzione silenziosa che accade tra i banchi di scuola, tra versioni di latino e sigarette rubate. È il bagno delle femmine che si trasforma in Paradiso, è l’innamoramento che apre “una porta su Marte”. Lucio canta l’amore come primo risveglio, qualcosa che ti fa sembrare facile persino cambiare il mondo, seduto in fondo alla classe. Una canzone che profuma di nostalgia adolescenziale, di maglioni larghi e prime volte.

Poi arriva Sigarette e il tono si fa più disilluso. La sigaretta è il simbolo di una solitudine scelta, un gesto lento in un mondo che corre. “Per stare soli servono carezze”, canta, e dentro quella frase c’è tutto il paradosso di una generazione che ha paura della solitudine ma non riesce più a costruire legami veri. Un brano poetico e velenoso, come la nicotina che ci si ostina ad amare.

Volevo essere un duro è il manifesto di chi ha provato a fare il bulletto, ma aveva il cuore troppo tenero per reggere la parte. Corsi costruisce un personaggio buffo e tragico, che cade dagli alberi quando la mamma gli dice che la vita è un gioco. In realtà è la storia di tutti quelli che si sentono “nessuno” ma che, proprio per questo, riescono a raccontare qualcosa di universale. “Invece che una stella, uno starnuto”: ecco la poesia dell’insignificanza elevata a verità.

E poi c’è lui: Francis Delacroix. Eroe impossibile, figura mitologica nata dalla fantasia scatenata di Lucio. Ha fumato con il Buddha, è stato il cavallo di Gengis Khan e ha fatto a botte con il tempo. È un personaggio da cartone animato esistenzialista, che attraversa epoche, luoghi e miti senza mai perdere il suo frac. Un viaggio nonsense che, in fondo, racconta la libertà assoluta dell’immaginazione, quella che non risponde a nessuna logica, ma fa venire voglia di crederci lo stesso.

Francis Delacroix, Francis Delacroix per colpa degli dei

Fu fatto prigioniero al posto di Mattia Pascal nella battaglia di El Alamein

Al Carnevale di Venezia, quando spararono a Wojtyla

Ricostruì l’identikit di Pulcinella ad una guardia pontificia

Ma Francis esiste veramente. Ci racconta:

È un mio amico di Volpiano, un fotografo, perciò un imprigionatore di voci e di rumori. Il bugiardo più autentico che abbia mai conosciuto

Let There Be Rocko è il ritratto esagerato e irresistibile di un compagno delle medie: selvaggio, feroce, indimenticabile, come solo certi personaggi dell’adolescenza sanno essere. In La storia di Rocco si torna al realismo magico della scuola media. Rocco Giovannoni è il bullo che tutti abbiamo conosciuto e forse, un po’, anche invidiato. Ma Lucio non giudica: osserva. E mentre ci racconta di gite scolastiche, supplenti di fuoco e vendette a colpi di matita, ci ricorda che anche i bulli hanno crepe invisibili. Forse per questo Rocco “sorride più di prima”, anche coi denti rotti.

Il Re del Rave è un inno alla decadenza colorata delle notti. Un personaggio tragicomico che vede la Madonna ballare e Gesù vendere braccialetti, tra funghetti e impianti stereo montati su una Volkswagen. È il ritratto affettuoso e folle di chi vive ai margini, dove sacro e profano si stringono la mano sotto le tende di una festa illegale.

Con Situazione complicata, l’amore torna protagonista, ma in versione clandestina. Giulia è il sogno, l’ossessione, il fiore nascosto dentro un libro. Ma c’è un problema: è sposata. E peggio ancora: il marito è un amico. Lucio sdrammatizza il dramma con ironia gentile e un tocco di commedia romantica disillusa. “Magari chiamo Francis Delacroix”, dice: perché nei guai del cuore, solo un eroe immaginario può aiutarti.

Questa vita è poesia esistenziale. “Ci schiaccia, ma non ha alcun peso”, canta Lucio, e non serve aggiungere molto altro. È la sintesi perfetta del nostro tempo: leggero e opprimente, caotico e vuoto. Eppure, in mezzo a tutto questo, siamo “ombre diverse che formano l’arcobaleno”: una visione dolce e universale della diversità come armonia.

Infine, Nel cuore della notte è un viaggio dentro le zone d’ombra dell’anima. È un racconto corale, fatto di personaggi spezzati, Andrea, il padre violento, il gatto sopravvissuto, il camionista malinconico. Ogni strofa è un fotogramma di solitudine, di attesa, di speranza. La notte è per Lucio il momento in cui si cerca rifugio, si cerca compagnia, si cerca se stessi. È la canzone più nera, ma anche la più umana.

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