Francesco Sacco, non solo cantautore e producer, ma artista poliedrico a tutto tondo, ha regalato al pubblico il suo nuovo album Ti somiglia, ma non sei tu da poche settimane. Offrendo anche una fantastica esperienza come release party.
L’album è stato anticipato dai singoli “Bibidi Bobidi Bu”, “Ti somiglia ma non sei tu” e “France666co”. In tutto contiene otto brani, intervallati a due a due da degli audio WhatsApp. Lo stile dei brani è ricercato, un cantautorato dal sound accattivante. Come ad esempio le chitarre che possiamo ascoltare in “Hey Diavolo”, durissime, in contrapposizione ad uno stile vagamente simil battiato che però ben si sposa con il tutto.
Certamente è un album ricco di perle, ma impossibile non rivolgere una menzione d’onore alla title track, che esprime tutto lo sdegno per l’impassibilità umana dinnanzi sia alle situazioni che ci coinvolgono da vicino (“come chi vota la Meloni“) o da più lontano (genocidio palestinese). E questo restituisce un’immagine terrificante della realtà terrestre, resa ancora più macabra da un sound che soprattutto nel ritornello diventa ampio, ampissimo, e rimane in testa. Un sound da tormentone, fatto bene però.
Abbiamo fatto qualche domanda a Francesco Sacco, che saprà raccontare (per ovvi motivi) meglio di chiunque altro questo progetto
Ciao Francesco, innanzitutto, come stai? Sono passate diverse settimane dall’uscita di Ti somiglia, ma non sei tu…
Ciao! Benissimo, sto metabolizzando l’uscita di questo disco, tra gioia e mille impegni: dentro ad ogni disco c’è moltissimo lavoro ed è sempre un momento particolare quando le tue canzoni smettono di essere solo tue per diventare di tutti.
C’è stato anche un release party fighissimo, a Milano, ci racconti com’è andata?
Il release è stato stupendo, sono veramente felice. La musica quando viene suonata dal vivo assume un’altra forma e un’altra funzione, è meno filtrata. Alla fine la musica esiste da migliaia di anni, ma sono solo poco più di un centinaio che abbiamo la tecnologia per registrarla, ci pensi? Per me la dimensione live è importantissima, e suonare per la prima volta dal vivo ogni brano del disco è stata un’esperienza molto forte, un modo per mettere ulteriormente alla prova.
Entriamo adesso nel vivo. Tu sei una persona molto attiva in ambito artistico, non solo musicale. Secondo te, per la tua esperienza, esiste un punto di fusione tra tutte le arti performative?
Se ci pensi ogni ambito dell’arte spesso ne contiene altri: i concerti hanno i visual o le luci, il cinema ha la colonna sonora, la recitazione, il doppiaggio, il teatro idem ma con un linguaggio diverso….oggi ogni disciplina è una una forma complessa, composta da più fattori. Sicuramente lavorando su più ambiti sono molto attento a questo aspetto nella mia ricerca: ad esempio faccio molta attenzione alle mie cover, collaborando sempre con artisti che stimo, idem per i miei live. Tutto è sempre frutto dell’incontro e della collaborazione.
Il tuo album, Ti somiglia, ma non sei tu contiene 8 brani. A quale (o quali) di questi sei più legato? Magari per la difficoltà che ha richiesto tirare fuori determinate cose o per tutt’altro motivo.
Sicuramente il più difficile da scrivere è stato “HEY DIAVOLO”, perché parla del rapporto con la depressione di un mio amico. Non è stata una gestazione particolarmente lunga, ma sicuramente delle parole difficili da scrivere e altrettanto difficili da cantare. Ma in generale ogni brano ha la sua storia e mi sento molto legato a ciascuna di esse.
Ci racconteresti la genesi dietro ognuno dei brani? Quindi in pratica anche com’è che è nato quest’album
Ogni brano ha avuto una genesi diversa: “VITELLONI” è nato durante una vacanza, la title track è figlia della rabbia per il genocidio in Palestina, “FRANCE666CO” è una sorta di autoritratto dadaista. “LE PAROLE” e “MIDNIGHT SQUAW” sono due brani più introspettivi, che raccontano due storie che riguardano la relazione. Poi c’è “CI VEDIAMO DOMANI”, featuring con Agnemag, artista multidisciplinare che stimo molto. Il brano parte da un input letterario su Enea e Didone, ribaltando i ruoli e reinventando la storia. Di “HEY DIAVOLO” ho già parlato, manca “BIBIDI BOBIDI BU” che è stata la prima che ho scritto. In generale tutti i brani raccontano un aspetto diverso del non riconoscersi.
Come mai la volontà di inserire dei messaggi audio di WhatsApp ad intervallare i brani?
Gli audio sono nati per scherzo, ma hanno assunto sempre più importanza in questo racconto. Sono vere note audio che ho ricevuto da Alex Lombardo, un amico artista molto più grande di me. Lui è una persona tra il geniale e il delirante: molto spesso mi manda idee o statement che sembrano quasi manifesti di una nuova corrente, consigli, commenti sull’attualità, idee folli…ho collezionato i più significativi e ho lasciato che guidassero l’ascoltatore in questo viaggio.
Forse è umanamente impossibile non averne, per cui ti chiedo: quali sono le tue aspettative su questo lavoro?
Sicuramente di arrivare a più orecchie possibili! Ho sempre meno fiducia nell’industria musicale, ma continuo ad averne tantissima negli ascoltatori, che spesso sono sottovalutati. Ed è veramente bello sapere di aver scritto qualcosa che in qualche modo è arrivato a qualcuno davvero, un brano nel quale ha potuto rispecchiarsi.
Ti vedremo presto live?
Sicuramente sì, fra un po’ dovrebbe arrivare un annuncio molto importante.