La scena rap italiana è gremita di nomi di spicco: dagli evergreen alla new wave, il panorama musicale attuale del rap è più florido che mai. Ci sono nomi che dominano le classifiche musicali -fra cui l’annuale Spotify Wrapped- da anni e, altri, che si sono insinuati soltanto recentemente.
Ma come sono stati scoperti i rapper della scena italiana?
Autoproduzioni e successo
Cominciamo da un grande classico: Fabri Fibra. Pseudonimo di Fabrizio Tarducci, Fibra è uno dei pionieri immortali della scena rap italiana e deve il suo successo a produzioni indipendenti. A furia di registrare demo con un setup casalingo ed a distribuirli localmente, nel 2002 produce insieme a Neffa “Turbe giovanili”. È nel 2004, con “Mr. Simpatia”, che le rime dissacranti di Fabri Fibra fanno definitivamente breccia nel pubblico, rendendolo uno dei pilastri del rap italiano. È proprio il caso di dirlo, Fibra ha fatto passi da giganti: dalla periferia delle Marche al successo nazionale.
Simile è il contesto in cui Salmo è riuscito a sfondare. Anche lui ha cominciato la sua carriera da autodidatta, in un viaggio sperimentale che, prima di approdare al rap, ha toccato le sponde di numerosi generi musicali. La sua notorietà è esplosa grazie all’album “The Island Chainsaw Massacre”, che unisce rap, rock e musica elettronica.
YouTube come rampa di lancio
Possiamo simpaticamente ribattezzarli i “Justin Bieber italiani”: sono Sfera Ebbasta e Geolier. Uno originario di Cinisello Balsamo, l’altro di Secondigliano; entrambi accomunati dallo stesso successo. Sfera Ebbasta ha cominciato pubblicando i suoi primi brani su YouTube, insieme al produttore Charlie Charles. Allo stesso modo Geolier, da giovanissimo, ha sfruttato la potenza dei social come arma per farsi notare, fino alla famosissima “P Secondiglian”, pubblicata nel 2018, a cui deve il suo successo. Le loro carriere sono l’ennesima dimostrazione di come i social, se utilizzati nel modo giusto, siano un mezzo potentissimo per veicolare la propria arte.
Talento che attira l’attenzione
Marracash, originario del quartiere Barona a Milano, ha mosso i primi passi nella musica rap per dar voce alle esperienze e alle difficoltà della vita di periferia. Il suo stile autentico e incisivo lo ha portato a essere coinvolto nel progetto “Roccia Music”, una piattaforma dedicata a valorizzare artisti emergenti del rap italiano. Grazie alla profondità dei suoi testi e alla capacità di connettersi con il pubblico, è stato notato da Paola Zukar, manager influente nel panorama musicale. Simile è il contesto in cui si sviluppa la personalità artistica di Nitro, rapper vicentino che si è fatto notare grazie alle sue capacità nel freestyle. Battle dopo battle, si è fatto strada nella Machete Crew fondata da Salmo, pubblicando a soli 19 anni il suo primo album, “Danger”.
Ecco quindi che abbiamo ripercorso gli albori delle carriere dei pilastri del rap italiano. Queste storie evidenziano come molti rapper italiani abbiano iniziato dal nulla, sfruttando piattaforme come YouTube, mixtape autoprodotti e collaborazioni con altri artisti emergenti per costruire una base di fan e farsi notare. Molti artisti hanno trasformato difficoltà personali in energia creativa, dimostrando che il talento e la determinazione possono rompere qualsiasi barriera.