Naska “The Freak Show”

da | Ott 15, 2024 | Digital Cover

Con il nuovo album “The Freak Show” e il film d’animazione “The Freak Family”, Naska si prepara a farci entrare in un universo più audace e irriverente, dimostrando, ancora una volta con creatività e sincerità, di essere molto più di un semplice musicista.

Conosciamo Naska per la sua personalità aperta, solare e decisamente stravagante, sempre pronto a sorprendere e far divertire con il suo stile unico e provocatorio. Artista capace di fondere ironia e profondità con una naturale simpatia, Naska non ha mai avuto paura di mettersi in gioco, raccontando la sua visione del mondo con un approccio punk che lo ha reso uno dei volti più interessanti della scena musicale italiana.

Venerdì 11 ottobre è uscito The Freak Show, il suo nuovo album per Thamsanqa e The Orchard, anticipato dal film d’animazione The Freak Family, già disponibile su Prime Video. Questo cartone animato, dal tono ironico e irriverente, funge da preludio al disco e ci introduce al mondo disfunzionale e surreale di Naska.

The Freak Family, scritto e diretto da Naska insieme ad Alessio Stigliano dei theShow, è un racconto animato che esplora la vita di Diego e il suo strano entourage, tra cui spiccano personaggi surreali come Mark Lucifemberg, il signore dell’Influerno, e la sua bizzarra famiglia. Satira sociale e black humor si intrecciano per dare vita a un universo disfunzionale che, tra risate e riflessioni, amplifica il messaggio del disco.

Questo progetto unico, che unisce musica e cinema, mette in luce la versatilità creativa di Naska e la sua capacità di spingersi oltre i confini del semplice artista musicale, trasformando ogni uscita in un evento multimediale. Il tutto culminerà il 7 dicembre, quando Naska si esibirà per la prima volta sul palco dell’Unipol Forum di Milano, in uno show che promette di essere il più grande della sua carriera, dopo i due sold out al Fabrique e un’estate ricca di concerti nei principali festival italiani.

The Freak Show: ironia, provocazioni ed evoluzione

The Freak Show è il terzo album in studio di Naska, è un concentrato di punk, energia e riflessioni, che mescola sapientemente ironia, romanticismo e un forte spirito di ribellione. Il titolo stesso contiene la parola Freak, che indica un giovane che respinge le regole e le convenzioni sociali tradizionali, abbracciando atteggiamenti non convenzionali e fuori dagli schemi. Una definizione perfetta per Diego.

Passando ai 10 brani, il disco si apre con E mi diverto, un vero manifesto punk che esalta una vita senza regole. Naska racconta uno stile di vita senza freni, in cui il divertimento estremo si intreccia con un senso di ribellione e voglia di rompere gli schemi. Con un sound punk-rock energico, il testo esplora l’alienazione e il piacere di vivere senza preoccuparsi delle conseguenze, quasi come un elogio del caos e della dissolutezza. Naska affronta temi come l’eccesso e la sfida alle convenzioni sociali, mantenendo sempre una vena ironica e provocatoria, che rende il pezzo un inno generazionale ribelle.

Segue Scappati di Casa (62015), inno generazionale dedicato a chi sogna un riscatto lontano da una provincia che sembra soffocare le ambizioni. Il testo parla di alienazione e del desiderio di evasione, con immagini potenti come la maglia dei Nirvana indossata per una settimana e il motorino che non parte mai, simboli di una generazione che si sente bloccata. Le sue parole, intrise di rabbia e disillusione, esprimono una ricerca di libertà e riscatto per chi, come lui, nasce in luoghi dove non c’è niente, ma che non si arrende.

Dall’amore non convenzionale ad un Naska introspettivo

In Berlino Naska collabora con Gemitaiz e Greg Willen e ci trasportano tra rap, punk e techno. Naska e Gemitaiz descrivono una Berlino dove la realtà si dissolve tra luci stroboscopiche e cocktail, dando vita a un’atmosfera di disorientamento e ribellione. Il brano cattura l’energia e la disillusione di chi cerca di sfuggire alla monotonia e alle regole sociali.

In Non Me Lo Merito, Diego ci porta nel cuore di una relazione tormentata, esplorando il senso di colpa e l’autosabotaggio. Con una sincerità disarmante, descrive la lotta interna tra il desiderio di restare e la consapevolezza di non essere all’altezza dell’amore che riceve. Le metafore sono forti come “gli occhi che picchiano” e “lame sul collo”, rappresenta il peso emotivo del rimorso e la difficoltà di affrontare le proprie colpe. Ci dipinge un quadro crudo e struggente di una persona che si sente “indegna” dell’affetto che riceve. Corona di spine mostra un Naska più introspettivo, che riflette sui modelli sbagliati di vita.

L’amore, sempre trattato in modo non convenzionale, emerge in tracce come Baby Don’t Cry e Horror 2, che raccontano storie sofferte e intricate. Ci racconta una storia d’amore che sembra destinata all’autodistruzione, intrecciando vulnerabilità e rassegnazione. Il protagonista si percepisce come la parte “rotta” della relazione, convinto che, per quanto bello possa essere l’inizio, rovinerà inevitabilmente tutto. Il testo è un viaggio tra insicurezze e premonizioni di fallimento, con un sentimento di fuga emotiva e paura dell’intimità. La sincerità di Naska nel confessare i propri difetti rende la canzone un racconto crudo e autentico di chi si sente incapace di mantenere un legame stabile. La goliardia e la spensieratezza trovano spazio in La Mamma Di ****, che ricorda le commedie alla “American Pie”.

Le fragilità nascoste dietro una maschera

Non mancano momenti di profondità, come in Piccolo, dove Diego affronta il delicato tema della salute mentale. È una riflessione intima sulle sue paure e vulnerabilità, con un focus particolare sulla solitudine e il peso delle emozioni. Il testo esplora l’ansia e il panico che arrivano nel silenzio della notte, mentre Naska confessa la sua difficoltà a restare solo e chiede disperatamente compagnia. La canzone racconta la sensazione di sentirsi piccolo e impotente di fronte ai propri demoni interiori, rendendo questo pezzo un toccante invito a comprendere e accogliere la fragilità umana.

In Pagliaccio, brano che chiude l’album con una riflessione sulla fragilità nascosta dietro le maschere che indossiamo. Uno spaccato della vita dietro le quinte, esplorando il conflitto interiore tra l’immagine pubblica e le proprie fragilità. Il testo racconta la lotta per mantenere un sorriso di facciata mentre dentro si crolla, paragonando se stesso a un pagliaccio che, pur soffrendo, continua a intrattenere il pubblico. La canzone è una riflessione sulla solitudine, la vulnerabilità e il peso delle aspettative, offrendo un ritratto intimo e profondo di chi è costretto a nascondere le proprie emozioni dietro una maschera.

Ansia, paranoie e auto sabotaggio: Naska è uno di noi

Noi di Cromosomi abbiamo incontrato Naska e abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui per l’uscita di The Freak Show e del film d’animazione The Freak Family.

Ciao Diego, come stai? The Freak Family è un progetto molto particolare che anticipa l’uscita del tuo nuovo album The Freak Show. Com’è nata l’idea di utilizzare un cartoon per presentare il disco?”

Io sto molto bene. Allora, l’idea è partita dal fatto che, fin dai miei primi singoli e album, mi appoggiavo a Pietro Cascavilla per creare delle piccole animazioni, che uscivano su Instagram e annunciavano i vari progetti musicali. Ad esempio, abbiamo realizzato animazioni di almeno un minuto. Questa volta, per il cartone che è uscito su Prime, però, sapevo che a dicembre ci sarebbe stato il Forum e che prima di quella data avrei pubblicato un nuovo disco, quindi c’era più tempo per pianificare. Ho pensato di fare qualcosa di più grande: un vero e proprio cartone animato. L’ispirazione mi è venuta anche perché la sera, se non guardo la televisione, non riesco a dormire. Guardo di tutto: dai cartoni animati ai film, persino le televendite di materassi! Per quanto riguarda i cartoni, esistono i Simpson, i Griffin, tutte quelle serie che prendono in giro gli stereotipi della famiglia americana. Però mancava qualcosa che rappresentasse invece gli stereotipi della famiglia italiana. C’è Zerocalcare, ma lui si concentra più sulla sua storia personale che sulla famiglia. Io, invece, ho voluto creare qualcosa di più legato alla famiglia italiana.

In The Freak Family vediamo personaggi che rappresentano una forte satira sociale. Quanto di te e della tua esperienza personale c’è nei personaggi del film?

In realtà, tutti i personaggi del cartone, tranne quelli della famiglia, sono basati su persone reali, come Simone che è Simone. Bobby è davvero il mio cane, anche se, per fortuna o purtroppo, non parla come nel cartone. La famiglia, invece, l’ho completamente inventata, perché volevo giocare con gli stereotipi. Ad esempio, mia madre parla davvero tanto, ma mio padre non fa il lavoro che ho immaginato per lui nel cartoon, quindi molte cose sono inventate. Per quanto riguarda la parte musicale, il disco inizialmente doveva uscire sotto il marchio di Lucifemberg una sorta di figura del “diavolo figo” dell’industria musicale. Tuttavia, tutto questo è parte di una storia creata ad hoc, che rappresenta una critica. Ho voluto fare una riflessione sul mercato musicale e sui social, giocando anche con temi ironici come quello dell’allevamento intensivo delle mandorle masturbate e la mania del latte di mandorla, che è stata una delle critiche che mi ha fatto più ridere.

In The Freak Show ci sono brani che trattano temi come la salute mentale, l’amore non convenzionale e l’alienazione. Quali sono state le tue ispirazioni principali per questo album?

Le situazioni, nel bene e nel male, sono le mie, raccontano le storie che mi succedono, come se la mia vita fosse un po’ una sorta di Shameless. Non prendo ispirazione da altro, cerco di essere sempre autentico, perché chi ascolta il disco percepisce questa sincerità nelle canzoni. Brani come “Piccolo” o “Pagliaccio”, che hai citato, sono molto personali e affrontano temi che non avevo mai toccato nei miei lavori precedenti. In questo disco, invece, ho deciso di andare più a fondo, di far emergere una parte di me che solitamente tengo nascosta. Parlo di argomenti come la salute mentale, che per me sono fondamentali per alleggerire quel peso che sento sulle spalle, quelle cose che mi porto dentro e di cui non riesco a parlare con nessuno, nemmeno con gli amici. Questo percorso non solo mi aiuta, ma spero possa essere utile anche a chi ascolta, per far sentire meno sole le persone che, magari, provano le stesse cose e trovano nelle mie canzoni una voce per esprimere ciò che non riescono a decifrare da soli.

Parli anche di paranoie, quali sono quelle più frequenti?

Mi capita spesso di non riuscire a sopportare il peso di tutto ciò che mi circonda. Arrivo a fine giornata completamente esaurito ed esausto, e questo mi fa paura. Ho il timore di non riuscire a reggere il ritmo, ma allo stesso tempo ho anche paura di fermarmi. Non voglio fermarmi, non riesco a rilassarmi. Non sono mai stato in grado di prendermi un momento di pausa, come dire “adesso vado in vacanza, mi riposo e stacco la testa”.

Prima che sia perfetto, io rovinerò tutto” è una frase di Horror 2 che sembra parlare di autodistruzione. Ti senti spesso sopraffatto dall’idea di sabotare ciò che funziona nella tua vita?

Assolutamente. Mi rendo conto di essere un grande auto sabotatore. Anche quando sto lavorando e le cose vanno bene, mi ritrovo a mettermi in situazioni che finisco per sabotare da solo. So che dovrei cercare di essere più tranquillo, ma come ho già cantato nel disco precedente, io non riesco mai a stare tranquillo. Mi sento molto rappresentato da questa generazione di persone che tendono ad auto-sabotarsi.

In Piccolo parli anche del tema dell’ansia. Tu come la affronti?

Mi capita di essere molto duro con me stesso, l’ansia è come se mi prendesse a cazzotti in faccia o mi stringesse il collo fino a togliermi il respiro. Però, con il tempo, ho imparato un po’ a farci pace, a convivere con questa sensazione, perché devo sopportarla. Quando mi sento così, sono anche i momenti in cui riesco a scrivere e a parlare di cose importanti. Quindi, in un certo senso, devo tenermela stretta e usarla a mio vantaggio, perché, come si dice, a volte vivere male ti permette di scrivere bene. Non cerco di combatterla, la lascio esistere e la trasformo in qualcosa di creativo.

Con Scappati Di Casa (62015) parli di un’intera generazione in cerca di un posto nel mondo. Qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere a chi ascolta questo brano?

Parlo di scappare, di andarsene via da casa. Vengo dalla provincia, una di quelle dove più provincia non si può, tanto che ho inserito anche il CAP di casa mia nel brano. Racconto di quella sensazione di sentirsi stretti in un posto dove sembra che non ci sia nulla e dove, magari, abbiamo ambizioni e sogni più grandi. Da lì nasce il desiderio di andarsene per seguire i propri sogni, la propria strada, ovunque ci porti. Il messaggio che voglio dare è rivolto a tutti noi che siamo scappati via, a me stesso e a quei ragazzi che hanno avuto il coraggio di farlo. È anche un incoraggiamento per chi ci sta pensando: provateci, tentate. Meglio cercare di realizzare i propri sogni che vivere con il rimpianto di non averci mai provato.

L’Unipol Forum di Milano rappresenta una tappa importante per te, il tuo primo concerto in luogo così grande. Come ti stai preparando a questo evento?

Mi stanno facendo fare cyclette per allenare il cardio insieme alle mamme in palestra, perché il palco è davvero grande e ho bisogno di molto fiato, nonostante le mie 20 sigarette al giorno, che nei periodi di ansia e stress arrivano a 40. Mi sto preparando per gestire il fiato con il cardio, e per la voce sto lavorando con il mio vocal coach. Tra l’altro, siamo arrivati al terzo disco in tre anni, e al Forum porterò tutti e tre gli album. Sto preparando uno show davvero importante, forse il più grande che abbia mai fatto. Non voglio dire che sarà il più grande in assoluto, perché spero di fare cose ancora più grandi in futuro, ma sicuramente sarà una serata speciale, con ospiti e sorprese, e una delle più belle che farò, almeno per ora.

Naska è quindi tornato con una carica di musica e cinema, confermandosi uno degli artisti più imprevedibili e provocatori del panorama italiano e noi non vediamo l’ora di sapere cosa ci aspetta in futuro. 

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