Cicco Sanchez torna con “Aria”: come rivivere la mancanza di un amore

da | Set 26, 2024 | Interviste, Recensioni singoli

“Aria” cattura il delicato equilibrio tra dolore e desiderio, dando voce a chiunque abbia vissuto la perdita di un legame profondo.

Il 20 settembre segna un nuovo capitolo per Cicco Sanchez, che torna sulla scena con il suo ultimo singolo Aria, disponibile su tutte le piattaforme digitali e in radio grazie a Ada Music/Warner Music Italy. Dopo aver conquistato il pubblico con oltre 80 milioni di streaming e ottenuto la certificazione Disco D’Oro FIMI per “Girasole”, Cicco non smette di sorprenderci, pubblicando un nuovo brano a pochi mesi di distanza dal successo de “Il Mio Miglior Nemico” feat. Loomy.

Aria si distingue subito come una ballad intima e toccante, caratterizzata da un delicato sound acustico che immerge l’ascoltatore in un mondo di malinconia e speranza. Il pezzo affronta il tema della mancanza, mettendo in luce il vuoto lasciato da un amore perduto. La nostalgia, in questo caso, diventa l’unico appiglio per sopravvivere all’assenza di chi non c’è più.

Le parole evocative di Cicco catturano quel fragile equilibrio tra il dolore profondo e il desiderio di ritrovare un senso, anche quando tutto sembra andare in frantumi. L’essenza di Aria sta nella sua semplicità. La voce di Cicco Sanchez, accompagnata dalla chitarra, riesce a far emergere emozioni pure, senza l’eccesso di sovrastrutture. Questa scelta minimalista, lontana da produzioni complesse, esalta l’autenticità del messaggio, rendendo ogni nota e ogni parola cariche di un’intensità rara. Come lo stesso artista racconta:

È un brano delicato e sentimentale, che esprime il senso di vuoto dopo un addio. Un viaggio nei sentimenti di perdita e desiderio, dove l’assenza diventa una presenza costante in ogni frammento di vita.


Con Aria, Cicco Sanchez conferma ancora una volta la sua capacità di toccare le corde più profonde dell’animo umano. La sua arte, fatta di sincerità e trasparenza, continua a conquistare il pubblico, dimostrando che, quando si è autentici, il messaggio riesce a risuonare più forte. Ogni sua canzone è un riflesso delle emozioni che viviamo tutti, e questa connessione universale è ciò che lo rende un artista unico nel panorama musicale italiano.

In occasione del lancio del singolo, Cicco Sanchez è stato sul palco dell’Hiroshima Mon Amour di Torino, dove è stato special guest dell’evento “Cantera”, curato da WE ARE CVLTO e Warner Chappell Music.

Aria esplora il vuoto dell’assenza

Aria trasmette in modo crudo e diretto l’intensa sensazione di mancanza e desiderio, costruendo attorno al protagonista una sorta di bolla emotiva in cui l’amore o la presenza dell’altro diventano indispensabili, quasi vitali. L’analogia con l’aria rende ancora più forte questa idea di dipendenza emotiva: senza quella persona, tutto diventa soffocante, insostenibile. 

Questo contrasto tra l’onnipresenza dell’altro nei pensieri del protagonista e la sua assenza tangibile crea una tensione emotiva palpabile. Il protagonista si trova a fare i conti con una figura amata che, pur popolando i suoi pensieri, rimane irraggiungibile. La frustrazione cresce, alimentata dal rimpianto di ciò che si sarebbe potuto vivere insieme, e dal dolore di aver perso tutto prima ancora di poterlo veramente sperimentare.

La forza di Aria risiede nella sua capacità di affrontare il tema della mancanza con una sincerità disarmante. Il linguaggio diretto, punteggiato da tocchi poetici, rende il brano estremamente coinvolgente, trasportando l’ascoltatore tra perdita, desiderio e introspezione. È proprio questa autenticità a rendere Aria così potente, capace di arrivare a chi ascolta.

In occasione dell’uscita del singolo Aria, abbiamo chiacchierato con Cicco Sanchez. Scopriamo insieme cosa ci ha raccontato… 

Aria è una ballad molto intima e riflessiva. Come è nato questo brano e cosa ti ha ispirato a scriverlo?

Aria trasmette quella sensazione di mancanza profonda, quando ti manca davvero tanto una persona che non può essere lì con te. È proprio questa emozione, nel bene e nel male, che mi ha ispirato a scrivere il brano. È nato in studio in modo molto semplice, con voce e chitarra insieme a Filippo Pizzigoni, e abbiamo deciso di mantenere questa essenzialità. Non volevamo una produzione complessa, ma piuttosto valorizzare al massimo quegli elementi essenziali.

Nel testo di Aria parli di nostalgia e della difficoltà di lasciar andare un amore. Quanto è stato difficile per te mettere in musica questi sentimenti così personali?

Per me è una vera liberazione riuscire a trasformare in musica e parole ciò che provo. In realtà, trovo molto più difficile trattenere certe emozioni e pensieri, piuttosto che esprimerli. Scrivere una canzone, come nel caso di Aria, diventa il modo più naturale per liberarmi di queste sensazioni.

Nel corso della tua carriera hai esplorato diversi generi musicali. Cosa ti ha spinto a scegliere un sound acustico e minimalista per questo singolo?

Abbiamo scelto di mantenere un sound minimal e acustico perché il brano, nato voce e chitarra, ha un’anima molto intima. Proprio per questo, abbiamo optato per una produzione semplice, concentrando tutto il valore sulle melodie e sulle parole, che sono il vero cuore della canzone.

Parlando di “Il mio miglior nemico” con Loomy, hai toccato un tema complesso come quello del conflitto interiore. Quanto è importante per te affrontare questi argomenti attraverso la musica?

Esatto, ‘Il mio migliore nemico’ parla proprio di questo. Sono sempre stato il mio peggior nemico, e vivendo questa esperienza in prima persona, è stato naturale scriverci una canzone. Per me è fondamentale affrontare temi veri e reali, senza bisogno di finzioni. La musica e le canzoni sono più belle quando nascono da verità autentiche, e io parlo sempre di ciò che vivo e sento.

Il tuo immaginario “happysad” è diventato un segno distintivo. Come riesci a bilanciare nelle tue canzoni la malinconia e la speranza?

Provo sempre a bilanciare malinconia e speranza, come ho fatto anche con il mio ultimo disco, Disincanto. L’obiettivo è trasformare il dolore in qualcosa di positivo, traendone un insegnamento piuttosto che un colpo di grazia. Questa è la chiave: riuscire a trasformare ciò che mi fa male in qualcosa che mi faccia stare meglio. Per me, questo avviene attraverso le canzoni. Posso esprimere tanto in un brano, e dopo averlo scritto, mi sento sempre molto meglio. Questo è un po’ il succo del mio processo creativo.

Cosa ha significato per te esibirti dal vivo su palchi importanti come quelli del Parco Gondar e Hiroshima Mon Amour?

I concerti sono la ciliegina sulla torta del mio lavoro. È lì che la musica creata in studio prende vita sul palco e si chiude il cerchio. Suonare al Parco Gondar è stata un’esperienza incredibile: un palco enorme, una piazza straordinaria, calcata da tantissimi grandi artisti. Invece, suonare all’Hiroshima Mon Amour ha un valore affettivo per me. È lì che ho visto i miei primi concerti, tra cui Fabri Fibra a 14 anni. Salire su quel palco è stato davvero emozionante, un piccolo grande sogno che si è realizzato.

Guardando al futuro, dopo Aria quali sono i tuoi prossimi progetti?

Ho scritto delle canzoni che non riesco proprio a tenere solo per me, quindi sicuramente usciranno dei singoli, e chissà, magari in futuro anche un progetto più ampio. Per ora, però, mi concentrerò sui singoli, perché ho alcuni brani a cui tengo tantissimo, pronti non nel cassetto, ma nella mia cartella Dropbox! Non vedo l’ora di pubblicarli e condividerli.

La Playlist di Cromosomi