Spring Attitude Festival, day 2: solo amore!

da | Set 17, 2024 | #Cromosomiintour

Spring Attitude Festival è stato come il boato di quella bomba che sai sta per essere sganciata, sei pronto all'impatto con la terra, ma ciò nonostante ti coglie di sorpresa.

Quando mi è stato proposto di fare questo viaggio della speranza la sera di giovedì 12 settembre ero scettico, ma solo per i tempi di esecuzione. Ero certo della qualità musicale della line up del day 2 di Spring Attitude Festival.

Quello che mi lasciava un po’ interdetto era partire subito dopo aver staccato in ufficio, mettermi in macchina e farmi cinque ore di autostrada con Tommaso per raggiungere Roma da Cosenza. Due professionisti che non accettano l’avanzare degli anni e che vogliono godersi quello che di bello offre la vita: la buona musica.

L’abbiamo fatto e menomale!

Spring Attitude Festival è stato come il boato di quella bomba che sai sta per essere sganciata: sei pronto all’impatto con la terra, ma ciò nonostante ti coglie di sorpresa.

Ero pronto, anzi, eravamo pronti, lo sapevamo, ma è stato qualcosa di WOW!

Il bello dei festival è conoscere nuova musica sul posto, innamorarsi di qualcosa dopo poche note e sti cazzi se qualcuno dirà che siamo superficiali. La musica è chimica, c’è qualcosa che ti colpisce subito. Gli ascolti successivi servono ad affinare l’amore, la scintilla è già scoccata.

Gaia Morelli e Anne and Vulkan sono state due carezze sul viso, belle, morbide, giustamente date da due mani differenti. La dolcezza e la realtà tangibile di Gaia Morelli, l’indie pop che prende per mano il funk e decidono insieme di andare a fare shopping e cambiare un po’ il vestito che siamo abituati a vedere, in quel centro commerciale chiamato “Sperimentazione & Ricerca”.

Fat Dog ed Emma Nolde sono state due facce della stessa medaglia.

I primi regalano “WOOF” e fanno pogare anche quelli come me, bacchettoni, che ascoltano fermi immobili per capire cosa si ha di fronte. La seconda si presenta con un set differente rispetto ai tour passati, dove diventa sempre più one women band e ti lascia in quel limbo sempre stranissimo dove ti vien voglia di scrivere alla tua ultima crush e dirle “stamo a fa’ na stronzata a non vederci. Viviamoci che abbiamo solo da guadagnare in una vita accanto, tipo andare ai concerti di Emma Nolde insieme“.

Bobbie Joe Long’s Friendship Party e Bar Italia, che dire? Diavolo e acqua santa potrebbe bastare per descrivere questa accoppiata. Irriverenti i primi, con la loro new have cruda che tira un cazzotto al parlato stile Offlaga Disco Pax per poi fumare una sigaretta bagnata di post punk, la narrazione di quella generazione X e la Roma a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, l’eroina e Bettino Craxi, il pogo leggero, le mani al cielo ed i capelli da portare sempre indietro per un handbanging appena accennato. Poi ci sono loro, il trio londinese che vede una romana d’adozione capaci di farti scuotere come un fuscello davanti al primo vento settembrino, un movimento lento, una danza primordiale, fluttuante, fatta di mani al cielo, noise pop e post punk, movimenti aggraziati, con la luce del tramonto della capitale che illumina i volti dei presenti.

Motta e Viagra Boys sono state le punte della lingua biforcuta dello Spring Attitude Festival di sabato 14 settembre. Non è veleno quello, assolutamente. Si tratta di musica fatta bene quella che scorre nelle vene a contatto con questi due live.

Il basso di Roberta Sammarelli risuona ancora dentro me, vedere Motta che salta come un grillo sul palco, scende e diventa una cosa sola con il suo pubblico, quella Roma che ti prende dal collo in un momento di asfissia erotico gradito dai presenti. Lo stesso eros che si percepisce nei movimenti del frontman dei Viagra Boys, un pogo concitato in un ballo post-punk che prende piede su quello che resta della società odierna. Non si contano le lattine di birra sul palco, così come gli anni di una signora, gli amori ed i bicchieri di vino con le quarantenni che inviti a bere. La Svezia che ci piace sabato era a Roma, sul palco dello Spring Attitude Festival e Dio Ibrahimovic ci perdonerà per non averlo messo al primo posto per una volta.

Mount Kimbie merita una citazione da solista. Il suo indie rock futuristico mi ha conquistato. L’elettronica che strizza l’occhio al pop, l’incapacità di riuscire a definirli. Ecco, questo mi ha interessato, il fatto di non essere capace di relegarli ad un genere. Realizzi che sei davanti a della musica che ti ha colpito, e va benissimo così.

Whitemary, Kiasmos, Acid Arab e Sama’ Abdulhadi: siete bellissimi, giuro, ma qui pago pegno io.

La stanchezza mi ha impedito di partecipare attivamente, ma da lontano ho apprezzato. La techno di Whitemary sarebbe capace di far ballare anche mia nonna 85enne. Da questo momento potresti essere ovunque: nello spazio di Cinecittà a Roma dedicato allo Spring Attitude, in un club di Berlino, in un rave emozionale, in un festino a Djerba, un’isola al largo della Tunisia, sulla striscia di Gaza dove il suono delle bombe lascia spazio al set di una donna che ho scoperto quella notte e che non smetterò di seguire.

Si è fatto tardi, la sveglia è alle 6:15 di domenica, si torna a Cosenza, ma lascio un pezzettino di cuore tra i ciottolini dello Spring Attitude Festival.

Ci vedremo il prossimo anno, ne sono certo!

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