Venerdì 22 luglio, tra le uscite da ascoltare in questa torrida estate, ha fatto il suo debutto anche Kintsugi, nuovo singolo di Met Fish, accompagnato da Blue Virus.
Dopo “Megera” e “I Notturni”, l’artista romano classe ’93 decide di tornare alla ribalta con Kintsugi, un inno all’accettazione di sé, anche dopo mille ostacoli e mille crepe.
Il brano, fin dal titolo, deve molto al concetto di resilienza. Non a caso, si chiama Kintsugi: è l’arte tradizionale giapponese di riparare gli oggetti rotti riempiendo le crepe con la polvere d’oro. Insomma, non si butta via niente, perché pure quello che può sembrare brutto e ormai inutile può tornare non solo bello, ma anche più forte e resistente. La morale? Ognuno di noi dovrebbe imparare a fare Kintsugi sulla propria pelle: rialzarsi dopo le cadute, senza paura di essere giudicati, ma con la convinzione di uscirne migliori. Una nuova versione di noi, più completa, che dice veramente tutto di noi: una rinascita.
Kintsugi, prodotta da Polezsky e Kang Brulée per Orangle Records, si basa un beat hip hop, con diversi elementi old school come il breakbeat. Non mancano però nemmeno elementi più moderni come i pluck, tendenti a sonorità asiatiche, che riportano appunto al mondo concettuale giapponese.
E dopotutto, sapendo il background di Met Fish, ha senso che Kintsugi dia subito l’impressione di essere old school: pensate che è un ex writer, freestyler e produttore romano. Fin dall’inizio della sua formazione musicale ha bazzicato negli ambienti che più hanno risentito della prima e seconda ondata rap. E non si era mai voluto dare un volto pubblicamente, fino al 22 luglio.
Infatti, Met Fish si è sempre ritenuto lui stesso un’opera Kintsugi: ha crepe, ma anche decorazioni, che prima si vergognava a mostrare. Ma ora le debolezze sono state ricoperte d’oro.
Grazie a Met Fish per averci fatto capire, con questo brano, soprattutto oggi, che tutti noi siamo opere d’arte dorate.