“Maya” instrumental, la sinfonia dietro il successo

da | Lug 5, 2024 | Recensioni album

Maya è stato l'ennesimo capolavoro targato Mace, che il 5 Luglio ha deciso di pubblicare anche le instrumental di questo album.

Il 5 luglio il produttore Mace ha deciso di fare un regalo al proprio pubblico, rendendo fruibile a tutti il suo lavoro sui beat del suo ultimo producer album, Maya. Le instrumental di questo progetto erano il lavoro dell’uomo che sta dietro allo schermo, mentre gli altri vanno in battaglia secondo le istruzioni dello stesso…almeno apparentemente. Di fatto, come per ogni producer album che si rispetti, i vari artisti chiamati a cimentarsi al microfono si sono lasciati trasportare dal soffio vitale di Mace, che è riuscito a creare l’ennesimo successo. Un autentico lavoro in stile orchestra, dove il produttore tiene in mano la bacchetta mentre i cantanti attorno seguono ognuno il proprio turno.

Maya e il viaggio nel mondo dei sogni

Sia chiaro, l’idea fondamentale è che per ascoltare un disco di instrumental, necessario si ritiene calarsi appieno in quello che è il mondo e lo sfondo musicale. Proprio per la mancanza delle parole e delle linee melodiche dei vari cantanti, che spesso generano musica al di sopra della musica, il focus dell’ascoltatore può essere interamente sull’intenzione del produttore, su quello che è il suono originale. Per essere chiari, ognuno, cantando sopra un beat, in qualche modo lo modifica, lo ripropone unito alla propria essenza, alla propria musica. Proprio per questo, un instrumental album come Maya può rendere giustizia al lavoro di uno dei migliori musicisti che attualmente abbiamo sul panorama urban italiano.

Quindi i più potranno, ascoltando questo album, godersi appieno quella che è l’idea musicale di Mace. La prima nota che si può desumere dall’ascolto di tutte le tracce è il trasporto onirico di Maya, che quasi sembra una zattera, piccola e fragile, soprattutto rispetto alle onde del suono. Tutte le instrumental hanno la capacità di rendere un’atmosfera unica, che stimola appieno le sinapsi, come se si potesse sognare ad ogni ascolto una scena, una situazione. Ed è per questo che la musica di Mace riscuote un meritato successo: nulla è mai dato al caso, i suoni si susseguono al fine di generare concetti, scene, spettacolo. La musica qui non è solo note e rumori presi in armonia, ma diventa quasi un discorso, un filo che l’ascoltatore non deve fare altro che seguire, aggrappandosi con tutta la forza emotiva che ha.

Ecco perchè, delle volte, ascoltare solo il susseguirsi dei suoni senza l’interferenza delle parole rende un effetto diverso, astrale.

I sogni e lo spazio sono le due sfere di influenza di Maya. Ciò che proviene dalla mente è, del resto, armonico di per sè, mentre ciò che viene da sopra di noi riesce a proteggere l’atmosfera del mistero, dell’incertezza. In questo caso la pura essenza della musica ha il compito di fare da tramite, tra l’uomo e ciò che sta sopra di lui, ciò che con le mani e gli occhi non riesce a raggiungere. Forse non parliamo di un disco di quelli che siamo abituati ad ascoltare, eppure anche le instrumental rappresentano, a loro modo, un viaggio differente, un modo di prendersi e stravolgersi.

Cercando qualche caratteristica tecnica in questo producer album, troviamo innanzitutto una grande contaminazione. Mace sceglie di integrare nelle varie tracce differenti stili e generi, il cui effetto cambia se consideriamo i brani con o senza gli artisti. In ogni caso, fondamentale è il fatto che, voci o no, ci sia un continuo amalgamarsi e distaccarsi tra i suoni, le voci, le scelte stilistiche di fondo. Oltretutto, nel cambiare scenario, tema, non c’è mai la banalità, la superficialità che delle volte troviamo nell’attuale scena urban e, in particolare, rap/trap italiana.

In poche parole, seppur siano instrumental, meritano assolutamente un ascolto approfondito. Maya, le basi del disco, sono fuori ora su Spotify. L’opera scritta da Mace è disponibile in ognuna delle sue forme, con ognuna delle sue trasformazioni. Probabilmente non tutti ci vedranno la stessa cosa, le stesse sensazioni. Noi ci abbiamo visto questo.

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