Mettere la semplicità al servizio della qualità è un’operazione che riesce a pochi. Tra questi c’è sicuramente il duo siciliano.
Qual è il segreto per la buona riuscita di un concerto? Ma soprattutto, esiste una ricetta? Ascoltare musica dal vivo è sempre terapeutico, ma in alcuni casi lo è di più. Perché? Molto dipende – in ordine di importanza – dagli artisti che si esibiscono, dalla location, dal mood di chi ascolta e da mille altri fattori esterni imponderabili. Ecco, il live di Colapesce e Dimartino al Roma Summer Fest è stato esemplare in tutti questi requisiti.
Partiamo dal primo. I due cantautori siciliani sono una garanzia di qualità e genuinità. Lo conferma la band che li accompagna, composta da 5 elementi – tra cui Adele Nigro, in arte Any Other, e Nicolò Carnesi – di cui la maggior parte polistrumentisti, e i simpatici siparietti che si creano tra una canzone e l’altra. Tra i momenti più divertenti lo “scippo” di Colapesce a una fan in prima fila della sciarpa dei Ricchi e Poveri, con tanto di accenno a Ma Non Tutta La Vita con la chitarra. Il pubblico apprezza.
La location, poi – come dicevamo – fa tanto, e su questo la cavea dell’Auditorium Parco della Musica ha pochi eguali nella Capitale. La solennità del luogo si è mischiata perfettamente con l’atmosfera intima e raccolta creata dai brani dei due artisti. Ne è risultato un clima disteso al punto giusto per entrare in perfetta sintonia con la musica e le parole.
Colapesce e Dimartino, la costruzione della scaletta al Roma Summer Fest
Oltre ai pezzi più di successo come Musica Leggerissima, Splash e Considera, ci sono stati diversi momenti salienti durante il live. L’inizio con i 6:20 minuti de La luce che sfiora di taglio la spiaggia mise tutti d’accordo ti tira immediatamente dentro al concerto, mentre dopo Sesso e Architettura e Ragazzo di destra la voce è già calda. Arrivati poco oltre la metà del concerto si registrano dei picchi di intensità importanti con la bellissima I Marinai – impreziosita dalla voce di Ivan Graziani – seguita da Rosa e Olindo e Innamorarsi perdutamente non è mai un affare. Tre brani d’amore che trattano l’argomento in tre sue diverse sfaccettature, alzando decisamente il livello di coinvolgimento. Molto bello anche il finale con Majorana, Neanche con Dio e l’immancabile tributo a Franco Battiato con Bandiera Bianca.
Cala il sipario e ci si accorge subito di una cosa: non servono salti mortali o discorsi retorici per arrivare alle persone. Basta fare le cose con cura, passione e genuinità.