Il commovente live dei CCCP a Roma: un’emozione triste per un futuro modesto

da | Giu 14, 2024 | #Cromosomiintour

Qualche mese fa ci fu l'annuncio degli annunci: un nuovo tour che porterà in giro i CCCP, partendo da Bologna nella storica cornice di Piazza Maggiore, passando per il MIAMI e per Melpignano. Noi siamo stati alla data di Roma, quella del Rock in Roma 2024 e ciò che segue è l'immagine di quella che è stata la cometa che ha tagliato il cielo di Roma in due per quasi 150 minuti di concerto.

Lindo Ferretti, Zamboni, Fatur e Annarella di nuovo insieme dopo 40 anni. Il racconto del concerto/evento di ieri sera al Rock in Roma: una poetica meteora di luce.

Le stesse face 40 anni dopo

Era nell’aria qualche mese fa che i CCCP sarebbero tornati a suonare, piccoli riavvicinamenti repentini che hanno di nuovo legato le maglie ormai sfibrate di ciò che ha rappresentato il quartetto punk emiliano. Il primo incontro in occasione della produzione del film/documentario Kissing Gorbaciov: il racconto degli storici concerti che si tennero a Melpignano nel 1988, un piccolo comune pugliese che tutto d’un tratto riuscì ad organizzare un festival invitando i più grandi gruppi sovietici dell’epoca, tra i quali anche i CCCP come unici ospiti italiani. Il tutto scatenò il contraccolpo dell’allora URSS che si spinse a sua volta a invitare gruppi esplicitamente filosovietici come i CCCP e i Litfiba a suonare in varie città Russe: quella fu la prima volta in cui dei gruppi occidentali suonarono in Unione Sovietica.

Poi c’è stata la mostra Felicitazioni Fedeli alla linea 1984-2024 per i 40 anni del primo EP Ortodossia, organizzata ai Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia e tenuta in piedi per 4 mesi. Evento elogiato da critica e pubblico e susseguito dall’annuncio di un nuovo disco: Altro che nuovo nuovo, con all’interno brani inediti provenienti dalle registrazioni del primo concerto della band a Reggio Emilia nel 1983. Il tutto a dimostrazione del fatto che certe stagioni non passano per il dimenticatoio, non si erodono con il passare degli anni ma vivono nell’ombra pronti a risvegliarsi quando i tempi sono maturi. O forse troppo amari.

Cellula dormiente risvegliata al presente

Qualche mese fa ci fu l’annuncio degli annunci: un nuovo tour che porterà in giro i CCCP, partendo da Bologna nella storica cornice di Piazza Maggiore, passando per il MIAMI e per Melpignano. Noi siamo stati alla data di Roma, quella del Rock in Roma 2024 e ciò che segue è l’immagine di quella che è stata la cometa che ha tagliato il cielo di Roma in due per quasi 150 minuti di concerto.

Appena arrivati l’atmosfera è multiforme, tra un palco gigantesco, che forse i CCCP non hanno mai visto in tutta la carriera, e la miriade di tecnici che sono a lavoro per il live sembra di aver preso il biglietto per un concerto internazionale e non quello di una band punk emiliana. Se non fosse che quella band ha saputo raccontare come nessun i ruggenti e arrugginiti anni ’80. Se non fosse che tra il pubblico troviamo chi negli anni ’80 aveva già da vent’anni la tessera del P.C.I., c’era ai funerali di Berlinguer e sicuramente qualche monetina a Craxi l’ha tirata. Ma soprattutto colpisce la macchia estesa di giovani, le generazioni nate dopo la caduta del muro di Berlino, dopo la fine della prima repubblica. Una generazione che è li per sentito dire, per i racconti dei genitori, per il risveglio di un’ideale e il contrasto di un’idea predominante. Figli accompagnati dai genitori, genitori accompagnati dai figli, l’unione tra chi c’era e chi no, tra chi ricorda e chi sogna, ognuno connesso e rivolto verso quel cielo che a Roma non è mai stato così azzurro.

Un rito collettivo multiforme, dissacrante e soprattutto punk

Le luci si spengono e in silenzio, decisamente allergici alle fanfare entrano Fatur, Annarella, Lindo Ferretti e Zamboni. Le stesse facce 40 anni dopo risalgono su un palco davanti a migliaia di persone. Il live è diviso in atti, annunciati attraverso brevi incisi di Annarella Giudici, la benemerita soubrette che insieme all’artista del popolo Danilo Fatur, fanno diventare reale l’essenza, concretizzando attraverso la loro presenza scenica e le loro bizzarre performance quello che tutti speravano ma non avevano il coraggio di aspettarsi: il ritorno dei quattro punkettoni comunisti.

Un live che ripercorre la decade 80/90 che ha visto i CCCP protagonisti di un’epoca dove si suonava per dire qualcosa, per necessità d’animo, sperando di risvegliare i dormienti o semplicemente per confondere i presenti. Da Morire, celebre per il famoso slogan Produci Consuma Crepa, passando per Spara Jurij, Emila Paranoica, Io sto bene, Oh! Battagliero, e i brani più commoventi come una splendida Annarella in acustico. Per poi terminare in quello che è stato un immenso coro che quasi sovrastava la voce di Ferretti, Amandoti, che a livello di sensazioni rimanda a migliaia di candele nella notte: la sacralità laica di un cero al vento, che spegnendosi lascia il suo odore nell’aria.

Il ritorno o forse l’ultimo saluto dei CCCP è stato un po’ questo: l’esegesi dei mondi che scompaiono, si trasformano, mutano forma e spariscono. Per poi tornare per un ultimo lampo di luce che sa accecare anche chi non vuol vedere.

…E alla fine rendersi conto tutti, nessuno escluso che si!: Non si esce vivi dagli anni ’80.

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