5 canzoni vintage che hanno fatto la rivoluzione dell’Italia anni ’80

da | Giu 12, 2024 | News

Femminismo, identità di genere, erotismo, masturbazione: ecco le personalità più trasgressive dei primi anni '80 che con la loro musica hanno rivoluzionato la cultura italiana.

Il ricambio generazionale può essere croce o delizia.
Con l’avanzare inarrestabile dell’autotune ed i messaggi vuoti -a tratti offensivi- veicolati ultimamente da una discreta fetta del panorama musicale attuale, è impossibile non ripensare ai grandi pezzi del passato. La lista di artisti che hanno portato una ventata di aria fresca nell’industria della musica italiana è lunga: da Renato Zero a Loredana Bertè, passando per Donatella Rettore e Gianna Nannini, per fare qualche esempio.

A ridosso degli anni ’80, infatti, le influenze d’oltreoceano e d’oltremanica approdano in Italia. È il tempo della disco music, importata dall’America, e del rock, che dà voce alle anime più ribelli. Complice questo clima di novità, l’Italia “subisce” una vera e propria rivoluzione culturale attraverso la musica, che inizia ad introdurre temi “scottanti” mai affrontati prima d’ora.

La playlist delle canzoni vintage ma ancora attualissime dura almeno un paio d’ore: in questo articolo dovrete accontentarvi di un piccolo assaggio!

Breve excursus di canzoni vintage che hanno rivoluzionato la musica italiana

Tanti Auguri – Raffaella Carrà

Musa ispiratrice di tante artiste che le sono succedute, Raffaella Carrà è indubbiamente uno degli astri più luminosi del firmamento musicale italiano. In un’Italia di signorine affettate ed ingessate, la Carrà spiccava per la sua spensieratezza e la libertà sessuale che comunicava attraverso i suoi costumi di scena ed i suoi brani.

È il 1978 quando Raffaella Carrà pubblica “Tanti Auguri” e sprona l’Italia a “fare l’amore da Trieste in giù”, lasciandosi alle spalle i problemi d’amore. Tutto ciò, ad un’unica condizione: restare padroni del proprio corpo ed avere la piena libertà delle proprie azioni.

Come è bello far l’amore da Trieste in giù, l’importante è farlo sempre con chi hai voglia tu!

Erotica ma mai volgare, autoironica e sagace, Raffaella è stata (ed è tuttora) un’icona per quelle donne “pazze pazze pazze su una terrazza”… come lei!

America – Gianna Nannini

Nel 1979 Gianna Nannini spettina la società bigotta “riservata” del tempo con questo pezzo rivoluzionario. Il tema della masturbazione piomba nelle case degli italiani generando una gran polemica: complice il ritmo coinvolgente dall’impronta rock, “America” diventa un inno all’autoerotismo maschile e -udite, udite- femminile.

Per oggi sto con me, mi basto e nessuno mi vede e allora accarezzo la mia solitudine ed ognuno ha il suo corpo a cui sa cosa chiedere.

Risale allo stesso anno “Albachiara” di Vasco Rossi, contenente anch’essa un’allusione alla masturbazione. Siamo sinceri, però: quando ad affrontare questi temi è una donna, l’intensità e la forza del gesto sono di gran lunga maggiori!

Triangolo – Renato Zero

È negli anni ’70 che si delinea il personaggio di Renato Zero: fra paillettes, trucco appariscente e glitter, l’artista romano si fa spazio nel panorama musicale dell’epoca, non senza diventare protagonista di controversie e pettegolezzi. La sua “ambiguità sessuale” e lo stile vistoso poco si conformano agli standard del momento. D’altro canto, adeguarsi non è l’obiettivo di Zero: “Triangolo” ne è la prova. Un testo tanto ironico quanto trasgressivo, in cui le frasi ambigue si rincorrono, fra un iniziale sgomento ed una successiva indecisione, fino al compimento del famosissimo triangolo.

Lui chi è? Come mai l’hai portato con te? Il suo ruolo mi spieghi qual è? […] D’accordo ci proverò, la geometria non è un reato. […] Ma il triangolo io lo rifarei… Perché no? Lo rifarei!

Non sono una signora – Loredana Bertè

Icona della musica italiana per antonomasia, Loredana Bertè delinea un personaggio trasgressivo e sensazionale. Con “Non sono una signora” (1982), Loredana si fa portavoce della femminilità atipica, irrispettosa dei diktat imposti dalla società. È un’ode alla libertà d’espressione in ogni sua forma, alla ribellione ed al femminismo. Un femminismo tacito, libero dalle strumentalizzazioni e che Loredana Bertè continua a professare negli anni, fino ad oggi. Infatti, dal 1986 -anno in cui si è esibita sul palco di Sanremo con un finto pancione ed un vestito in pelle per celebrare la forza delle madri- al 2024, poco è cambiato: a distanza di quasi 40 anni, con “Pazza” Loredana si riconferma paladina delle donne.

Non sono una signora, una con tutte stelle nella vita. Non sono una signora, ma una per cui la guerra non è mai finita.

Splendido splendente – Donatella Rettore

Nel 1979 Donatella si dimostra inquietantemente lungimirante, incentrando il brano sul tema della vanità e sul cambiamento di identità. Donatella Rettore è un personaggio caleidoscopico, che racchiude in sé un microcosmo artistico che costruisce attraverso un quadrivio di album. Donatella muta la sua personalità artistica come un serpente: esalta l’erotismo, affronta il tema dei disturbi mentali con orgoglio ed impersona l’archetipo della diva.

La vera rivoluzione di “Splendido splendente” -e della Rettore- risiede in un paio di strofe che passano in secondo piano all’orecchio di un ascoltatore inattento:

Come sono si vedrà, uomo o donna senza età, senza sesso crescerà, per la vita una splendente vanità.

Il cambiamento della propria identità non avviene soltanto attraverso la modifica dei connotati del volto. Donatella suggerisce l’idea di un’identità di genere fluida e soprattutto libera: un concetto totalmente estraneo alla società dell’epoca (e anche a quella odierna, a quanto pare). È innegabile che nella sua carriera Donatella Rettore abbia sfruttato al massimo la forza comunicativa concessale dalla sua fama, portando nelle case degli italiani consapevolezze del tutto nuove.

Il viaggio attraverso alcune delle personalità -e canzoni vintage- più rivoluzionarie del panorama musicale italiano è purtroppo giunto al termine. Ascoltate attentamente i brani, focalizzatevi su quanto sembrino attuali e poi collocateli nel contesto sociale e culturale dei primi anni ’80. Riuscite a percepire quanto riesca ad essere potente la voce della musica?

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