MadMan, essere un LONEWOLF non è una moda

da | Giu 1, 2024 | Recensioni album

Il tempo scorre veloce. Dopo tanta attesa torna MadMan e lo fa a suo modo: un album da lupo solitario e l’attitudine di sempre.

A distanza di 6 anni dall’ultimo disco da solista LONEWOLF è una bella boccata d’aria per il suo pubblico, ma anche per lo stesso MadMan.

Quante volte l’abbiamo sentita, e magari anche utilizzata, l’espressione “lupo solitario”? Lo si dice di persone introspettive, che amano stare per conto proprio e che rifuggono l’eccessiva socialità. Per alcuni fa anche figo autodefinirsi tali, perché da quel tocco di “sintomatico mistero”, per citare il maestro Battiato. Occhio allora a distinguere chi ci si sente perché insegue uno status symbol da chi lo è veramente. Ecco, nel caso di MadMan sappiamo che LONEWOLF, il titolo del suo nuovo album, è più che mai fedele al suo vero modo di essere.

MadMan è l’artista che – per scelta – non sta sempre sotto i riflettori, ma solo quando ce n’è bisogno. Non sperpera featuring in giro per i dischi altrui, non pubblica un album all’anno (l’ultimo da solista è uscito nel 2018), non ama fare interviste e, a parte il gaming, lo vediamo sempre e solo quando si parla di musica. Va probabilmente in controtendenza con quello che chiede il mercato nel 2024, ma proprio per questo è ancora più apprezzabile per la sua autenticità. Chi lo ha conosciuto ai tempi di “Escape From Heart”, suo primo disco edito nel 2010, sa che Pier è rimasto sempre lo stesso.

E infatti, se c’è una costante nella discografia di MadMan è che le sue intro sono sempre una bomba. Purtroppo, che è anche il singolo dell’album, non si smentisce e apre le danze nel migliore dei modi, con una sfilza di barre supertecniche e un video ufficiale niente male. LONEWOLF poi si mantiene coerente dal punto di vista stilistico nell’arco di tutti i 14 brani, per un totale di 40 minuti dinamici e scorrevoli. Come biglietto da visita perfetto di quanto appena detto va citata Jon Jones: due strofe ipnotiche, ognuna con un suo flow specifico, che ti tengono incollato in cuffia dalla prima all’ultima rima.

Lupo solitario anche in amore

Il tema delle relazioni è al centro di quasi tutti i testi, con brani divisi tra rapporti meno impegnati e storie più intime. E in tal senso, anche il titolo del disco assume un’accezione specifica.

Ero un vero latin lover ma mi hanno spezzato il cuore
Mo non sento più il dolore ma non faccio più l’amore
No che ormai non lo riparo cerco solo un bel riparo
Sono un lupo solitario, sono un lupo solitario, eh

In Lonewolf, oltre alle tante rime che troviamo sparse in pezzi tipo No Entiendo e Bruce Wayne, è espressa bene questa sua difficoltà nel trovare legami stabili e la conseguente narrazione di amori effimeri. Analizzando brani come Psicodramma e soprattutto Utopia con Gemitaiz, invece, emerge tutt’altra attitudine.

Che, baby, tu sei mia, tu sei mia
La mia vita senza te non la immagino perché
Tu non sai che sei la mia utopia
Come faccio senza te? Perderei parte di me

Bella anche la citazione che Gem riprende da “Blue Sky” presente in “Kepler” del 2014 (“potevi avere chiunque, ma tu hai scelto me”), uno degli altri pochi pezzi insieme in cui i due rappano d’amore. In generale questo è un brano che si distingue un po’ dal mood dell’intero disco, ma che si inserisce bene al suo interno.

E a proposito di featuring troviamo tanti nomi importanti come Jake La Furia, thasup e il già citato Gemitaiz. Ma una menzione speciale la meritano i meno blasonati Mattaman e Rik Rox, che fanno valere tutta la loro esperienza nel rap in Good Vibes, e Naska che fa uscire MadMan dalla sua comfort zone come raramente gli succede, rendendo “Gin Tonic” forse uno dei pezzi meglio riusciti. Le produzioni di Pherro, 2P e 2ndRoof, il tocco inconfondibile di Mixer T e Sine e la sinergia perfetta con Pk arricchiscono ulteriormente un lavoro curato ancor più nei dettagli rispetto al solito.

LONEWOLF è fuori e adesso siamo a posto per un po’. Almeno fino al prossimo chiaro di luna.

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