Quando si parla di mercato saturo bisogna operare innanzitutto delle distinzioni. Ciò che si tratterà, infatti, non è una critica al mercato o un’analisi meramente numerica dell’offerta musicale. Questi indicatori sono sicuramente importanti, ma sono troppo analitici e non tengono conto di alcune variabili.
Per rispondere alla domanda “il mercato discografico italiano è davvero saturo?” bisogna partire da alcuni riferimenti storici che danno l’idea del comportamento stesso del mercato in relazione alla critica, ai media e al pubblico. Il primo ricordo che si recupererà è quello di Lucio Battisti.
Nel 1969 durante il programma Speciale per voi, il cantautore nato a Poggio Bustone venne vessato dalle critiche del pubblico che lo riteneva un cantante che non possedeva “una voce gradevole”. Battisti, oltre alle critiche artistiche, subiva anche l’influenza di un certo pubblico che lo etichettava come fascista dando seguito ad una leggenda metropolitana.
Questa prima lacerazione della storia della musica è un primo parametro per comprendere come il mercato della musica possa trasformarsi e mutare. Già in vita Battisti ha goduto di una grande fama, ma dopo la sua scomparsa nel ’98 è diventato uno dei simboli della musica italiana.
Com’è possibile che un artista così criticato sia diventato uno dei capisaldi della musica italiana? Per capirlo è necessario mettere a fuoco un episodio più noto, ma sempre centrale quando si parla di mercato musicale. Il 27 gennaio 1967, nella stanza 219 dell’Hotel Savoy, venne trovato senza vita il corpo di Luigi Tenco con un biglietto presumibilmente scritto dal cantautore in cui quest’ultimo criticava aspramente l’edizione in corso del Festival di Sanremo:
«Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi.»
Non è dato sapere se fu un suicidio e se il biglietto fu scritto effettivamente da Tenco. Ciò che si evince dal messaggio, però, al di là della mano che mosse la penna per scrivere quelle parole, è un fatto chiave per avere la panoramica della strategia della tensione che si attuava nel mercato musicale.
Queste due digressioni storiche sono importanti per dare l’idea, meno forte oggi, di un mercato musicale che si evolve e cambia grazie a piccole o grandi rivoluzioni storiche. Nel caso di Battisti si nota un pubblico abituato ad uno stile classico della canzone che non comprende l’artista fermo sulle proprie idee di messaggio. Nel caso Tenco, le ombre si fanno più fitte e si addensano con lo scorrere del tempo. Entrambi i casi rappresentano due tagli nel tempo che una parte di pubblico, critica e media hanno compreso con ritardo a favore di un mercato totalmente saturo di canzonette.
Un ignoto nella top five mondiale
Oggi questa situazione è ravvisabile in un esempio solo. Nel 2015 è preponderante il fenomeno dei video-reaction. Questa tipologia di video consiste in un content creator che commenta video e canzoni trash per scatenare l’ironia di chi sta dall’altra parte dello schermo. Su tutti si cita IlPancio, che ebbe un successo straordinario. Sempre nel 2015 un cantante pubblica una canzone dal forte impatto emotivo, ma con un testo e un video apparentemente sconnessi. Due tra i maggiori content creator dell’epoca, Awed e Riccardo Dose, si accorgono di questo video virale e decidono di commentare in modo satirico e tagliente il brano. Stava per esplodere la trap in un momento storico in cui il rap arrancava e produceva copie viste e riviste. Arriva la lacerazione storica, forse proprio grazie a quel video. Nasce la nuova musica indipendente: la traccia era Cosa mi manchi a fare di Calcutta.