Il primo album di DADA’, MAMMARELLA, composto da sei brani pubblicati ogni settimana (di venerdì) fino al 4 agosto, accompagnati da un video dall’estetica precisa e una narrazione che va oltre la musica, è una stravagante ode a Pulcinella di matrice elettronica.
Un disco, dunque, a puntate in cui la musica combina elementi della canzone napoletana tradizionale con impulsi da discoteca, creando un ibrido piacevole, soprattutto se DADA’ si esibisce dal vivo.
MAMMARELLA significa “piccola madre” o “bambina”, ma si riferisce anche alla varietà di carciofo coltivata nei terreni di Acerra, il comune di Pulcinella. Sulla copertina dell’album DADA’ è vestita come il famoso personaggio della commedia napoletana, ma per l’occasione si toglie la maschera bianca rivelandosi per quella che è: genuina e inverosimilmente se stessa.
Il tema centrale di MAMMARELLA è la dualità. Pulcinella è infatti la maschera per eccellenza, in equilibrio tra maschile e femminile, tra bene e male. È l’icona scelta dalla cantautrice per simboleggiare la gravidanza della possibilità. Come un carciofo che va assaporato lentamente, foglia per foglia prima di arrivarne al cuore, il percorso di Gaia Cipollaro è graduale, autentico e deciso:
Ho voluto indossare i panni di un Pulcinella dalla maschera bianca, ma la maschera l’ho fatta cadere giù, perché non mi è mai servita nella vita e ho sempre desiderato guardare negli occhi le emozioni. Ho voluto che fosse un Pulcinella in gestazione per estremizzare il tema cardine di questa mia prima raccolta: la dualità di tutte le cose, la libertà di “esistere” anche nelle sfumature in contrasto.
DADA’ è per eccellenza la madre di un nuovo bambino velato, che è mostrato sì, ma per piccole parti. Un progetto che nasce da un grembo maturo, fatto di note e colori che al meglio rispecchiano la personalità di un’artista pronta per fare il grande salto.
MAMMARELLA si apre con un’intro atipica al brano che segue, sussurrata con la bocca del cuore, Aspettann’ Verd Mìn. È la confessione intima di un disagio generazionale, fatto di attacchi di panico e insicurezze, di dolori lancinanti e inadeguatezza a stare nel mondo. DADA’ confessa di aver affrontato un 2022 fatto di paure e paralisi emotive, ma di essersi riconosciuta in una bellissima nuova forma, che è sempre stata lì, solo ancora un po’ protetta.
Verd Mìn è il primo brano dell’ep MAMMARELLA, cantato in dialetto napoletano prendendo spunto dalla cantautrice Eivor; è un pezzo che si avvale della presenza di una delle figure partenopee più coraggiose e spontanee di sempre: Tarantina, l’ultimo femminiello napoletano.
A Napoli, secondo la tradizione, il femminiello porta fortuna: gli si fa tener in braccio un bambino appena nato perché gli trasmetta energie positive ed è sempre lui che tira i numeri nel tradizionale gioco della tombola. È un personaggio presente nella letteratura, nel teatro, ma anche nella tradizione religiosa: ogni anno, il 2 febbraio, c’è il celebre pellegrinaggio degli uomini “che vivono e sentono come donne” al santuario della Madonna di Montevergine, vicino Avellino in Campania.
È Tarantina ad accompagnare il visual di Verd Mìn, dea mediterranea e popolare, avvolta dalle luci e ombre di una terra che è asimmetrica, antagonista di se stessa, che racchiude tra i vicoli amore e odio, guerra e pace, potenza e debolezza. Un’anima, quella di Tarantina, emblematica ma profonda che ha sempre creduto nella libertà e nell’inclusività come unica via di vita possibile.
Comunque sia, Tarantina incarna certamente un’identità “altra” radicata in maniera solida nel tessuto antropologico-culturale di Napoli, quella stessa identità che scalpita dal ventre di DADA’, ninfa di fiori terrena che con delicatezza avvolge le sue parti e dei sei petali morenti ne fa delle bellissime nuove vite:
accussì vicino o’ sole je vurrìa pusà e paure
sient’ chillu core, si song je stu ciore
jesce fore
MAMMARELLA è un progetto di cui la stessa DADA’ è direttrice artistica, completamente autoprodotto da indipendente e studiato a pennello in ogni sfumatura. Molto più di un ep, contro ogni regola discografica quello di Gaia è un mondo leggero come opportunità di riscoprirsi altro da sé, tra la brezza di un golfo e quelle stelle che, ogni tanto, avvolgono anche i desideri più ambiziosi.