Ha inizio la lunga stagione di eventi nel Giardino Romantico del Palazzo Reale di Napoli, e a fare da apripista è DADA’, la nuova Santa dei malocchi e delle fatture. Sei appuntamenti che si inseriscono all’interno di Randevù, un nuovo format prodotto da BANG!, DROP e Noisy Naples Fest, con concerti, dj set, aperitivi e anche performance artistiche.
Per chi avesse dimenticato l’originalità e la freschezza di questo talento, Gaia Eleonora Cavallaro in arte DADA’ partecipa ad X Factor nel 2022 esibendosi alle audizioni con il suo brano Cavala. Conquista i giudici, tanto che Ambra Angiolini le dice: “fortunato chi ce l’ha in squadra”. La musica di DADA’ è ricca di influenze sonore e identitarie, così variegate da rappresentare con eleganza e forza espressiva momenti comuni, vicini a tutti, ma da angolazioni personali e talvolta teatrali.
Dalla chitarra classica, poi al folk con Joni Mitchell e Capossela, non ha mai lasciato indietro l’amore per la disco anni ’70. Così durante il periodo dei lockdown mette in moto la sintesi di quello che è e che ama, una personalità “world music” per le tante influenze che porta nel suo sound. La libertà di espressione è al centro della sua poetica, anche sui temi più difficili e intimi.
DADA’ dal vivo è ipnotica, lontana dagli animali da palco, ma sa il fatto suo. Dalla sua postazione da dj prepara pozioni sonore e ci tiene, di continuo, con la sua dose di timidezza, a ringrazia i presenti. Si circonda di fiori, fa le corna con le mani per scacciare i malocchi, è piena nelle viscere della napoletanità credente e indossa un vestito degno della location. Bianca e candida, ma sciantosa come una malafemmina che imbroglia, ti detesta e poi ti bacia. San Gennaro la protegge, e un poco, per specchio riflesso, protegge pure noi!
Ciò che colpisce di Gaia è proprio la fusion tra tradizione e riscrittura innovativa, perché mentre si balla su Bang Bang (My shot me down) di Nancy Sinatra poi ci si ritrova a cantare ‘O sarracino di Renato Carosone, o ancora un mash-up rivisitato e personalizzato che mette insieme Funiculì, funiculà e Mas que nada di Sérgio Mendes, fino ad arrivare a Stayin’ alive di Bee Gess legato a A me me piace ‘o blues di Pino Daniele, non mancano pezzi come Cavala, Tiè Tiè, Mammamà, Aumm Aumm, Jesche e ancora Gianna Oh.
DADA’ non ha problemi nell’esprimere la sua arte in dialetto, idioma del corpo e del cuore, che rende tutto più geniale e sbrigativo, profondo ed emozionante.
Il napoletano non ha limiti, e non lo dico con presunzione, ma perché Funiculì Funiculà risale all’Ottocento ed è una delle canzoni più riconosciute al mondo; la musica napoletana fa da pioniere alle melodie italiane e la sua lingua non ha porte chiuse, a volte è solo la nostra curiosità che langue nella camera della pigrizia.
Le influenze di DADA’ sono molto evidenti, da quelle più esotiche e tribali a quelle più elettroniche, e il risultato è un suono caleidoscopico combinato in modo molto personale. Il suo è quasi un nuovo sottogenere, qualcosa che si muove e sgomita forte nell’attuale scena napoletana.
Come Circe, che ha in sé il fascino della natura e dell’istinto a cui i deboli soccombono diventando simili alle bestie, maga e creatura solitaria che cerca di circondarsi di esseri viventi che non possano andarsene, sperando che dimentichino il ritorno, il loro passato, così DADA’ ipnotizza e incanta con la sua musica, diviene il simbolo della lusinga femminile e della seduzione, gentile e ammaliante, trascina con sé i suoi ospiti affinchè possano dimenticare il prima e raccogliersi, insieme, solamente nel qui e ora.