E’ la mezzanotte di venerdì 16 dicembre quando il muro di suono di Quanto dei Gazebo Penguins spezza il silenzio.
Lo aspettavamo da cinque anni, da quel lontano Nebbia del 2017. E, finalmente, è arrivato anche Quanto, piccolo miracolo di Natale firmato Gazebo Penguins.
Mi guardo indietro e rimango a bocca aperta. Rivedo la me diciassettenne che ascolta Nebbia nella vera nebbia della Bassa modenese e penso a che persona diversa io sia ora. Alcune cose non ci sono più, così come alcune persone. Alcuni traguardi li ho raggiunti, altri no, ad alcuni ho rinunciato, fra le lacrime. L’unica costante che mi sento di trovare fra questi due Sofia è costituita da io che ascolto l’ultima uscita dei Gazebo Penguins.
Quanto non ha per niente deluso le aspettative: è la perla finale di questo 2022 musicale.
Capra, Sollo e Piter hanno questa capacità incredibile di riuscire a ergere un muro del suono così granitico e allo stesso tempo fluido da sopraffarti e da travolgerti contemporaneamente. I feels sono gli stessi di ogni altro lavoro dei Gazebo Penguins: l’attenzione è catalizzata all’armonia fra gli strumenti e alla voce così forte, così urlata, così volitiva.
I Gazebo Penguins riescono a teletrasportarci in un’altra dimensione di pura libertà.
Io sono di parte, mi sono sempre sentita molto vicina a questa band di Correggio. Un po’ per la provenienza emiliana, un po’ per il genere musicale affine ai miei gusti, un po’ per le persone e i posti che frequentano (che, guarda caso, sono quelli in cui mi rifugiavo nella mia piccola pazza adolescenza edgy alternativa).
Sfido chiunque, però, a non provare un senso di libertà e di leggerezza a sentire anche solo una traccia di Quanto. Quest’ultimo album è un grido verso il mondo, verso quello che va e che non va, alle volte liberatorio, alle volte frustrato e basta.
E non dimentichiamo anche le continue reference alla fisica, che sono proprio la ciliegina sulla torta. Un po’à la Cani (con cui i Gazebo Penguins hanno collaborato), ma inserite in un contesto umano, troppo umano.