Cinque album in cinque settimane. E’ la volta di Checco de Lo Stato Sociale con il suo album omonimo.
Siamo al 2 di 5 delle uscite. Bebo ha aperto con un album parlato, riportandomi a quelle atmosfere tipiche degli Offlaga Disco Pax. La penna di Bebo è fuori discussione, così come quella di Checco, dove oltre all’accuratezza dei testi si avverte un ritorno all’elettropop che rimanda nostalgicamente agli esordi di Turisti delle democrazia.
Dopo gli ascolti dei primi due appare evidente l’animo da collettivo de Lo Stato Sociale, una squadra di elementi ben definiti e indipendenti, diversi fra loro e unici nel momento in cui c’è da affilare la penna, tipo in occasione del prossimo Sanremo.
Checco è un prodotto musicale particolare, figlio del lavoro della band nella sua interezza, ma al tempo stesso marchiato a fuoco dalla genialità del singolo.
Cinque tracce ricche di influenze. Delorean è stata scritta con Albi, Vivere insieme a Lodo, Perso insieme a Bebo.
Proviamo insieme a fare un piccolo viaggio nei testi di Checco, proviamo a far nostre le sue parole, proviamo a vivere la sua musica.
Vivere è una lettera a chi sta dall’altra parte, ma al tempo stesso un invito ad inseguire determinati obiettivi. Una vita shalla, senza troppi fronzoli. Una vita che badi alla sostanza e meno alla forma.
Nessuna religione, nessun compromesso.
Nessun pudore, nessun problema col sesso.
Nessuna voglia di vincere, nessun domani.
Niente come adesso oh, niente come adesso.Voglio vivere…
Luce è il mio brano preferito di questo ep. Mi piace immaginarlo come un rimando a Eri più bella come ipotesi. Passare dalla concezione che noi stessi siamo il nostro tempo migliore all’immagine di un noi diverso, un noi che prevede l’altro. Una risoluzione a quel “ti cerco nei sorrisi migliori, ti cerco nei sorrisi degli altri”.
Un passaggio non da poco, una consapevolezza diversa che può evolversi in fretta, una differenza netta come quella che passa tra l’essere una stella e l’essere una cometa.
E non c’è scopo se non quello di bruciare
Bruciare, bruciare, bruciare
Vibrare, vibrare, vibrare
Di sgretolarsi e confonderci con tutto
Tornare parte di tutto
Essere come comete
Non sei tua madre, non sei tuo padre
Non sei le cose che hai
Non sei la vita che vivi
Non sei le cose che lasci
Apri gli occhi
Noi siamo luce
Chiuderei questo viaggio tra le parole di Checco con Perso. Vale sempre la stessa regola: il resto scopritelo da voi, non si può spoilerare sempre tutto.
Perso è quella richiesta che spesso rimane tra le note del cellulare, su pezzi di carta volanti sulla scrivania, oppure in un angolino dei nostri pensieri. Arriva però il momento di darle vita, urlare che noi ci siamo e che, una volta tanto, aspettiamo il passo dell’altro.
L’attesa del ritorno condito con la nostra speranza e l’illusione, un mix letale come un quattro bianchi in discoteca. Stordisce, non rende lucidi, ma c’è sempre tempo di rinsavire.
Lascia stare e vienimi a cercare
Tra l’angolo di un fiume e una canzone da cantare
Cerco speranza da poter barattare
Con qualche foglio di giornale
Ed un bacio un po’ volgare
E dirmi: “Non è male poter ricominciare”
Attendiamo adesso il terzo album dei regaz de Lo Stato Sociale.
Checco ci lascia sentimenti contrastanti, ma al tempo stesso ben definiti.
Un anno difficile per tutti quello che stiamo vivendo, un anno che solo la musica può rendere meno amaro, meno perso.