Serviva del tempo. Serviva del tempo per digerire il primo di album di Vasco Brondi: Talismani per tempi incerti (Live estate 2020). I CCCP non ci sono più, Le Luci della centrale elettrica non ci sono più.
Il primo lavoro di Vasco Brondi è un album live, registrato nei pochi concerti che ci hanno accompagnato tra la prima e la seconda ondata della pandemia globale che stiamo cercando di lasciarci alle spalle. Talismani per tempi incerti è ciò che ci serviva per esorcizzare le paure che stiamo portando sul groppone da quasi un anno. E’ una raccolta di brani delle “vecchie” Luci, di poesie, di cover, di feat. Tutto è coeso, lineare, senza sbavature.
Ci sono momenti in cui l’arte più chiaramente può essere un anticorpo, le poesie degli oracoli, la filosofia un ulteriore sistema immunitario, le canzoni risvegliarci, la letteratura proteggerci…
L’incipit di un tour, un mantra da seguire. Necessità infinite direbbe lo stesso Vasco Brondi.
Il tempo cambia le cose, a volte le rende più belle. Eppure è difficile staccare il cordone ombelicale con quel progetto che ha cresciuto una generazione. Siamo cresciuti noi. è cresciuto lui. Il ragazzo che cantava cose senza senso, frasi sconnesse, i ragazzi che ascoltavano cose senza senso, frasi sconnesse sono diventati uomini e donne. Siamo cresciuti con quello che molti, senza star lì a parafrasare troppo, hanno ammonito dicendo “Ma che cazzo ascolti?”. Eppure ci siamo ancora, e ringraziamo Vasco Brondi e Le Luci della centrale elettrica.
Erano quei “cazzo di anni zero” cavalcati nel pieno della nostra adolescenza o poco più. Quella voce per molti poco intonata, quella chitarra, quell’adesivo. E’ tutto nitido, ancora.
Erano gli anni di Cara Catastrofe, canzone che lo scorso 14 ottobre ha compiuto dieci anni. Oggi quel brano risulta essere quasi profetico.
Siamo ancora qui a farci licenziare dal call center (ultimo licenziamento personale datato 28/9/2020), siamo ancora qui ad assistere allo scioglimento dei ghiacciai, siamo ancora qui a dormire in camere separate in piena pandemia globale. Siamo qui a rivalutare il concetto di catastrofe, come se fosse un’opportunità per ripartire,”un momento di crisi di passaggio che noi e il mondo stiamo attraversando” direbbe lui stesso. Ci sentiamo più piccoli e fragili rispetto a quella mancanza di controllo delle cose con la quale siamo cresciuti.
Vasco Brondi è ancora qui, a ridare vita a brani nascosti dalla polvere, ma di un’attualità disarmante.
Cronaca Montana dei PGR è la quarta traccia di Talismani per tempi incerti.
Certo le circostanze non sono favorevoli.
E quando mai? Bisognerebbe. Bisognerebbe niente.
Bisogna quello che è. Bisogna il presente
Giovanni Lindo Ferretti prima, Vasco Brondi oggi ci ricordano come il presente è quello di cui necessitiamo, nonostante tutto, nonostante la reclusione forzata da pandemia.
Un contagio dell’anima come pestilenza decreta l’evidente:
il tempo che corre il tempo moderno
scivola al piano s’ammassa s’appiatta.Livella l’odierno.
Provate ad ascoltare tutto questo di notte, una di quelle notti dove perdi ogni connessione con il tempo, con i giorni della settimana. Tutti uguali, tutto fermo. Il tempo è fermo, gli orologi sono fermi a quel 9 marzo del 2020. Eppure in tutto questo naufragio e nubifragio interno abbiamo l’occasione di crescere, ancora un po’ di più.
Non ci sono solo i PGR, ci sono anche poesie. In Talismani per tempi incerti compaiono due componimenti di Mariangela Gualtieri, uno più bello dell’altro.
Bello mondo è stato, è e sarà un componimento senza fine, figlio del tempo che viviamo e che vivremo.
Io ringraziare desidero
per Borges
per Whitman e Francesco d’Assisi
per Hopkins, per Herbert
perché scrissero già questa poesia,
per il fatto che questa poesia è inesauribile
e non arriverà mai all’ultimo verso
e cambia secondo gli uomini.
Ringraziare desidero
per i minuti che precedono il sonno,
per gli intimi doni che non enumero
per il sonno e la morte
quei due tesori occulti.
Per trattare tesori del genere serve rispetto, poca sfrontatezza e molta umiltà. Intimità, nessuna violenza, Vasco Brondi si avvicina alle poesie recitate in quest’album in punta di piedi. Nulla è per caso, si percepisce la ricerca dei testi e l’urgenza di renderli noti. Lo lasciamo fare, ci siamo fidati oltre dieci anni fa.
Mi piace immaginare che qualcuno abbia conosciuto questa poesia grazie a Talismani per tempi incerti e che, incuriosito, abbia esplorato il mondo di una donna magica come Mariangela Gualtieri. Mi piace immaginarci così, curiosi e assetati di poesia, delle parole giuste al posto giusto, della comunicazione corretta e non violenta e stereotipata.
Annarella con Massimo Zamboni è un tuffo da una scogliera. Liberatorio al punto tale da raggiungere la pace con noi stessi in quei tre minuti e venticinque secondi. Liberatorio come un viaggio sul Po, lo stesso che i due hanno affrontato e che ha portato alla nascita del loro libro, Anime galleggianti.
Alchimia, quella che ho avvertito ascoltando Noi non ci saremo,brano che ha visto la luce nel 1967 con Francesco Guccini nel suo primo album, Folk Beat n.1.
Non era scontato, ma per nulla. Noi non ci saremo ha visto negli anni molte reinterprazioni, alcune anche poco felici. Eppure sono rimasto piacevolmente sorpreso. “Colpa mia” che ho visto dapprima distanti gli interpreti e poi perché ho immaginato la Vicario lontana da quel mondo. Mi sbagliavo e sono felice di averlo fatto. Non era semplice svestire ancora una canzone per darle un nuovo vestito, l’ennesimo. Eppure, questo vestito, le dona tantissimo.
Voglio lasciarvi qualcosa da esplorare, non voglio raccontarvi tutto il viaggio che ho compito in due settimane dall’uscita dell’album.
Voglio lasciarvi con un’altra poesia scelta per Talismani per tempi incerti: La strada di Ko Un, eclettico artista sudcoreano.
La strada non c’è.Da qui in poi, speranza.Mi manca il respiro,da qui in poi, speranza.Se la strada non c’è,la costruisco mentre procedo.Da qui in poi, storia.Storia non come passato,ma come tutto ciò che è.Dal futuro,dai suoi pericoli,alla mia vita presente,fino all’ignoto che segue,all’oscurità che segue.Oscuritàè solo assenza di luce.Da qui in poi, speranza.La strada non c’è.Perciò la costruisco mentre procedo.Ecco la strada.Ecco la strada, e porta con sé, impeccabili,innumerevoli domani.
L’augurio per questo nuovo anno lo trovo esattemente nel finale.
Vi auguro di trovare la vostra strada, quella capace di portare con sé impeccabili e innumerevoli domani.
Vi auguro di portare con voi stessi quel gran super potere che è la vulnerabilità.
Vi auguro di aver individuato i vostri Talismani per tempi incerti e di portarli sempre dietro, nella tasca interna del giubbotto, perché quello che ci serve, spesso, lo troviamo sempre lì.










