Operazione nostalgia: mi mancano Le Luci della Centrale Elettrica!

da | Ago 6, 2020 | News

“Quello che manca è palese…” cantavano i ragazzi de L’Orso. Crescere con Le Luci della Centrale Elettrica di Vasco Brondi non è stato semplice, mi ha migliorato, salvato spesso dal baratro delle paturnie da ventenne, mi ha fatto innamorare delle piccole cose, dei trafiletti sulle prime pagine dei giornali che in molti non leggono, quelli che […]

“Quello che manca è palese…” cantavano i ragazzi de L’Orso. Crescere con Le Luci della Centrale Elettrica di Vasco Brondi non è stato semplice, mi ha migliorato, salvato spesso dal baratro delle paturnie da ventenne, mi ha fatto innamorare delle piccole cose, dei trafiletti sulle prime pagine dei giornali che in molti non leggono, quelli che nascondono notizie interessanti ma non troppo.

Oggi che Le Luci della Centrale Elettrica non ci sono più (un po’ come i CCCP, ndr), oggi che la fine dei vent’anni è bella che è andata, oggi che l’indie non è più indie, oggi posso solo dire solo una cosa: mi mancano Le Luci della Luce Elettrica.

Sembrano passati secoli dal primo album, Canzoni da spiaggia deturpataeppure ho sempre ritenuto Vasco Brondi un anticipatore di situazioni, di scene da telegiornale della sera dove annunciano scenari bellici e post bellici. Una chitarra acustica, successivamente anche un computer, la sua voce, racconti sempre più vicini, a volte capaci di soffocarti, altre volte capaci di liberarti dalla ragnatela di pensieri che ci intrappolava.

Le Luci della Centrale Elettrica sono state capaci di anticipare i ricordi.

Ti è mai capitato di ascoltare un ricordo?

Perché non ci siamo rincorsi come nei film melodrammatici di merda…

L’emblema dei ricordi sono, spesso, le separazioni. L’amore muove il mondo hanno detto un po’ di persone, ma è pur vero che la musica ci sguazza dentro che è un piacere. Allora capita di ascoltare dodici anni fa ormai scene vissute oggi, il mese passato, ieri, anche l’anno scorso magari, ma pur sempre distanti da quelle parole urlate nei club d’Italia una dozzina di anni fa.

Eppure sono sempre lì, le canzoni ed i ricordi, a portata di paranoia, giusto per dimostrarci come siamo friabili (semicit.).

Manca quella poesia degli anni Zero, mancano gli anni Zero con il loro catastrofico alone d’incertezza che caratterizza noi figli degli anni Ottanta. Una generazione precaria, costretta a reinventarsi, cadere, rialzarsi con la stessa facilità della crescita del debito pubblico negli anni Novanta.

Andremo sempre a braccetto con gli addetti alla fabbricazione del buon umore che sono ancora in cassa integrazione, mentre gli altri chiederanno il reddito di cittadinanza o di emergenza, noi continueremo a rovistare tra i futuri più probabili, ricercando solo e soltanto futuri inverosimili (semicit.).

Le Luci della Centrale Elettrica non torneranno più (?), il mondo va veloce, la musica cambia, Vasco Brondi è cresciuto e noi con lui.

E cosa racconteremo, ai figli che non avremo, di questi cazzo di anni zero?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Playlist di Cromosomi