“Scudo” di Gio Evan

da | Gen 16, 2020 | Recensioni singoli

Scudo è l’ultimo singolo di Giovanni Giancaspro, in arte Gio Evan. Il poliedrico artista spazia dalla street art alla performance, dalla poesia fino alla musica. Negli ultimi anni si è ritagliato a suon di versi e note un posto importante nel panorama letterario e musicale italiano, nonché nel cuore delle persone di cuore. Come in […]

Scudo è l’ultimo singolo di Giovanni Giancaspro, in arte Gio Evan. Il poliedrico artista spazia dalla street art alla performance, dalla poesia fino alla musica. Negli ultimi anni si è ritagliato a suon di versi e note un posto importante nel panorama letterario e musicale italiano, nonché nel cuore delle persone di cuore.

Come in tutte le sue poesie e canzoni, Gio Evan anche in Scudo ci fa toccare con mano ogni angolo dell’amore. La felicità di questo sentimento. La malinconia che spesso pervade. La solitudine e la mancanza. I sogni. La speranza. E tutto questo con la solita estrema delicatezza e sensibilità di una carezza che entra leggera, ma quando esce lascia un meraviglioso incredibile casino.

Una canzone dedicata all’amore, si, ma in particolare ad una persona.

Alla persona che ami. Alla tua persona. Il luogo perfetto dove abbandonare il cuore, con la certezza di mani sicure. Di mani che sanno prendersene cura. Di un domani che sa già di sorrisi sinceri.

Futuro non è legger le mani, il futuro è saperle stringere forte

Tu che ridi meglio di me, tu che ridi meglio degli altri, e tu che mi tratti bene anche quando non ci sono

Scudo è una canzone che profuma anche di coraggio.

D’incoraggiamento a buttarsi nella vita, nelle bell’emozioni. Per sconfiggere quella brutta paura di soffrire che ci chiude le strade alla possibilità. Che ci chiude le strade alla felicità. D’incoraggiamento a rischiare per non rischiare di fare la fine di tutti, quella di barattare la gioia vera per un po’ di falsa sicurezza. Un inno alla diversità, all’essere eccezione. All’essere.

Tu che mi dici non vale dire che non ce la fai. Che è meglio cadere che restare in piedi con chi non si è buttato mai

Non seguire le vele degli altri, amore, che tanto vanno a Riccione. Chi non rischia la gioia ha già preso il rischio di essere triste

Una canzone che ha anche il gusto della disperazione. Di chi nella vita ha attraversato la sofferenza, il dolore, una fine a poi un’altra ancora, glielo puoi leggere negli occhi, nei palmi, nelle cicatrici. Ma che si è sempre rialzato, si è rimesso in piedi, più forte e ostinato di prima, e ha ripreso a camminare verso un sogno. Una canzone che sa di sale, che è il sapore delle lacrime, di fragilità, di coraggio nell’esserlo. Nel mostrare le nostre crepe, le nostre debolezze. Perché è più semplice far luce s’un sorriso, che piangere di dolore.

“Questa canzone mi ha insegnato a piangere”, dice Gio Evan. “La seconda strofa è stata registrata così, piangendo e cantando. Mi hanno detto “dai Gio, sereno, ripigliati un attimo e poi torniamo a registrare”. E io ho detto no, questa canzone è pianto, deve essere pianta a squarciagola. Ma non è bella così, mi hanno detto, cioè piangi, si sente, dà fastidio, non funzionerà”.

E che non funzioni allora. Ma che non si tocchino le lacrime. Questo e molto altro è Scudo.

Un pezzo che ti entra dentro fin dal primo ascolto. Un pezzo che va ascoltato così, a cuore aperto. Un pezzo che protegge abbassando ogni difesa.

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