Paolo Franchini, presidente FEM, lo ha annunciato come si annunciano le cose che pesano: con una frase che non fa giri di parole. Pro-Musica nasce per unire tutta l’industria musicale italiana e per valorizzare il suo peso economico, culturale e sociale. Non un club esclusivo, ma una piattaforma di lavoro condivisa, un tavolo dove sedersi insieme invece che uno di fronte all’altro. Franchini lo definisce “un onore”, e non sembra una formalità: coordina un gruppo che raccoglie praticamente ogni segmento del settore.
Da lì, si è alzata una specie di onda di consenso. Alessandro Angrisano di ACEP ha parlato di un momento delicato per il settore, e della necessità — quasi fisiologica — di trovare soluzioni comuni, soprattutto per chi rappresenta gli autori e gli editori più piccoli. Toni Verona di ANEM ha messo l’accento sull’entusiasmo: non capita spesso di vedere un percorso condiviso da ogni angolo dell’industria, e la promessa è quella di un impatto reale, anche internazionale.
Dalla parte del live, Bruno Sconocchia (AssoConcerti) e Carlo Parodi (Assomusica) hanno ricordato il ruolo decisivo dei concerti: una locomotiva che continua a tirare l’intera filiera. Entrambi vedono in Pro-Musica la possibilità di dare finalmente una voce unitaria a quel mondo fatto di aziende, professionisti, e soprattutto lavoratori che reggono le notti italiane.
Poi ci sono le realtà più piccole ma storicamente decisive. Giordano Sangiorgi di AudioCoop ha rivendicato la spinta innovativa delle micro-strutture musicali del Paese. Raffaele Volpe di Dismamusica ha sottolineato quanto il settore degli strumenti — tra costruttori, importatori e rivenditori — sia intrecciato in modo naturale con artisti, concerti e discografia, e quanto serva una rappresentanza comune.
Anche EMUSA, con le parole di Carlo Solaro, ha spiegato di sostenere il progetto proprio per questo: parlare insieme, e farlo con una voce sola. Una posizione condivisa da FIMI: Enzo Mazza ha legato Pro-Musica alle trasformazioni digitali in corso, come un’alleanza utile a difendere e potenziare il valore della musica in un contesto che cambia di continuo.
A chiudere, si aggiunge il mondo degli interpreti: Andrea Micciché del Nuovo IMAIE ha ricordato che parliamo della maggiore associazione italiana di artisti esecutori, e che sedersi a questo tavolo vuol dire rappresentare migliaia di cantanti e musicisti. Mario Limongelli (PMI) ha insistito sull’idea che Pro-Musica possa davvero essere “la piattaforma dell’industria musicale italiana”, mentre Salvatore Nastasi della SIAE ha definito l’iniziativa un passo fondamentale per rafforzare l’intera filiera. Unire competenze, visioni, responsabilità diverse — dice — significa dare più forza agli autori, agli editori e a tutti i professionisti che tengono in piedi questo patrimonio culturale.
Se c’è un messaggio chiaro che arriva da ogni voce, è questo: l’industria musicale italiana vuole smettere di parlarsi da lontano. Vuole parlarsi, e basta.









