Tommaso Paradiso torna con “Forse”: quel rimpianto che conosciamo tutti

da | Nov 24, 2025 | Recensioni singoli

Tommaso Paradiso torna alla sua zona di comfort con “Forse”. È una ballad intima, piena di dettagli quotidiani e rimpianti luminosi, che racconta l’amore mancato con sincerità.

È uscito il 14 novembre Forse, il nuovo singolo di Tommaso Paradiso, e fin dal primo ascolto si capisce che siamo davanti a una delle sue canzoni più intime, mature e riconoscibili degli ultimi anni. Una ballad che non urla ma sospira, che non cerca il colpo di scena ma si poggia sui dettagli minimi, quelli che fanno male proprio perché potrebbero appartenere a chiunque.

Tommaso, qui, torna alla sua vera casa. La casa dei ricordi che bruciano piano, delle nostalgie che non guariscono, delle storie lasciate a metà perché la vita o la paura ci ha rallentati un attimo prima di provarci davvero.

Viaggi immaginati, soffitti, muri: il cinema domestico dei quasi-amori

La canzone si apre con un’immagine che potrebbe essere la scena di un film in VHS: due persone stese, immobili, che si fanno “viaggi giganti” ascoltando Carboni. Lui fissa il soffitto, lei il muro. E in quella distanza di pochi centimetri c’è un intero universo che non si è mai fatto gesto.

È un amore che si è nutrito di possibilità più che di realtà, e infatti la frase chiave arriva subito, come un rimpianto morbido:

“Forse avremmo solo dovuto provare.”

Non c’è rabbia, non c’è tragedia. Solo quel “forse” che è la parola più crudele e più umana dell’alfabeto sentimentale.

La quotidianità che racconta una distanza

Tommaso Paradiso aggiorna il suo immaginario con un dettaglio ipercontemporaneo: il podcast di Stefano Nazzi ascoltato in macchina, mentre lei appoggia i piedi sul vetro. Una scena vicinissima alla vita reale, che però mostra una coppia già proiettata su binari diversi: condividono lo spazio, ma non più la direzione.

“Fuori il tempo è splendido”, canta Tommaso. Ma il tempo, quello vero, non torna indietro.

E allora bastano quei raggi di sole a ricordare che la luce esterna non sempre coincide con quella interna.

La ferita della normalità mancata

In Forse non si sognano mete esotiche o promesse impossibili. Si immagina la normalità: un carrello pieno al supermercato, dei figli, le creme solari. Una vita semplice, concreta, quasi ordinaria. Ed è proprio qui che la canzone trova la sua forza: non è un amore epico quello che racconta, ma un amore che non è mai diventato normale. Un amore fermo alla soglia di ciò che avrebbe potuto essere quotidiano.

Arriva nel ritornello un’ammissione di colpa senza accuse: avrebbero potuto partire, abbandonarsi all’impulso, fare qualcosa invece di restare fermi a pensare. E invece si sono complicati la vita, riempiendola di parole che “non servono più”. Tommaso Paradiso mette in musica la fatica del provare, il peso del rimandare, la bellezza amara degli impulsi lasciati evaporare.

La stanza buia, il bicchiere, la sigaretta: sopravvivere al dopo

Ecco che ci si sposta in una penombra più cruda: una stanza buia, un bicchiere, una sigaretta accesa “anche se mi fa male”.

Non c’è vittimismo ma necessità:

“mi aiuta a campare dopo che te ne vai.” 

È il modo più semplice e sincero per dire che il dolore non si supera: si attraversa.

La riga più sorprendente arriva secca, diretta, senza poesia:

“Forse avremmo solo dovuto scopare, senza complicare.”

È il momento in cui crolla ogni filtro.

Tommaso Paradiso abbandona il romanticismo, la nostalgia, le metafore, e mette a nudo la verità più umana di tutte: a volte il contatto fisico avrebbe detto ciò che le parole non sono riuscite a dire. Non è volgarità: è schiettezza. 

Forse è una di quelle canzoni che non raccontano qualcosa di grande, ma qualcosa di vero. Il “lutto” per un amore che non è mai diventato storia, la malinconia delle possibilità sprecate, il rimorso delle frasi non dette e dei gesti non fatti.

Tommaso Paradiso firma così un pezzo che parla a chiunque abbia un “quasi” nascosto da qualche parte. Una ballad che non piange, ma respira piano. Una fotografia sfocata, ma nitidissima nel sentimento. Una canzone che vive tutta dentro una parola sola.

Forse.

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