Abbiamo fatto un salto da Arca in occasione dell’evento dei 30 anni di carriera di Bassi Maestro, al secolo Davide Bassi, meglio noto come Busdeez. Festa imperdibile in cui la leggenda dell’hip hop ha potuto riavvolgere il nastro della sua lunga e inestimabile carriera, in compagnia di fan, amici e colleghi. In dialogo con lui Michele Minguzzi. A seguire super selecta di vinili a cura di DJ Zeta.
(n.b. Continua a scrollare per il grosso annuncio della serata)
Tra aneddoti inediti e un iper esteso e nostalgico sguardo al passato, Bassi ha ripercorso le tappe cruciali della sua carriera, ricordando gli inizi come DJ e il fermento degli anni ’90, quando l’hip hop italiano aveva appena cominciato a muovere i primi passi tra centri sociali e cantine. Si è parlato di un’epoca di sperimentazione e libertà creativa, ricca di stimoli (principalmente provenienti dagli States) in cui ogni disco e ogni collaborazione rappresentavano una rivelazione, una nuova chiave di lettura.
“Prima del rap mettevo i dischi, l’ho sempre fatto, sin da ragazzino. C’è sempre stata questa passione per il djing dentro di me. Poi il rap è arrivato in coda, quando mi sono accorto che c’era questa cosa dell’hip hop che stava succedendo e ho cominciato con tutto: le prime produzioni rudimentali, i primi testi scritti in inglese”
“Si respirava un clima di innovazione che adesso è impossibile anche descrivere, dove ogni cosa che veniva dagli Stati Uniti era uno stimolo, una cosa che non si era mai vista, dai visual alla moda. Abbiamo vissuto quell’epoca lì: ogni disco era una figata ed era sempre una cosa mai sentita prima. Chiaramente oggi non succede, c’è poco di stimolante e nuovo”
“I centri sociali erano gli unici spazi in cui si poteva fare liberamente qualsiasi tipo di musica. In particolare il rap è stato parecchio endorsato. C’erano i primi concerti in cui ci siamo fatti davvero le ossa ed è stato un periodo davvero divertente e per certi versi punk”
Dal debutto con “Contro gli estimatori” (album autoprodotto che, pur nella sua semplicità, ha segnato un punto di svolta per la scena underground italiana) fino a “Foto di gruppo” e “Classico”, Bassi Maestro ha saputo esprimere la propria crescita artistica e quella di un’intera scuola. Disco dopo disco, il suo sound si è evoluto, passando da produzioni più “primordiali”, ma già caratterizzate da una grande attenzione al dettaglio, a un linguaggio e flow sempre più maturi, taglienti e riconoscibili.
“”Contro gli estimatori” era un disco autoprodotto, molto ingenuo ma che ha comunque lasciato un segno, poiché nonostante fosse indipendente era stato fatto con molta cura, suonava bene, le produzioni erano fighe”
“Foto di gruppo” è un disco che è diventato più importante a posteriori e non quando è uscito. Un disco fondamentale perché segna un passaggio storico dal punto di vista della produzione: erano presenti delle produzioni esterne, più featuring, delle unioni tra crew, era già orientato verso il modello futuro di disco americano”
“Sono molto fortunato perché questo disco (“Foto di gruppo”), che non mi rappresenta al 100%, ha delle produzioni molto buone e contiene una canzone che è diventata iconica, un masterpiece nella sua semplicità. Ma forse è proprio la sua semplicità il punto forte, arriva perché è diretta”
Si è riflettuto su come ogni fase del percorso di Bassi Maestro abbia rappresentato un tassello vitale di una ricerca costante, sia tecnica che espressiva. Dalle prime sperimentazioni con le macchine e synth degli anni ’80 alla costruzione di un sound sempre più personale e influente, l’artista ha riconfermato come i suoi dischi, uno dopo l’altro, siano stati la somma e formula perfetta di influenze personali, dedizione, ma soprattutto di un perfezionismo spietato.
La grande notizia di Bassi Maestro
Arriviamo al bello: come coronamento di questo viaggio durato decenni, il 21 novembre (un giorno prima dell’inizio del suo tour invernale) uscirà la raccolta “30 Anni”. Il progetto avrà un filo logico ben definito e attraverserà per ere, brani, album e produzioni (esclusivamente di Bassi Maestro), raccontando in modo coerente la sua evoluzione di flow, stile e produzione.
Un disco che vuole essere una chiusura di un cerchio, ma al tempo stesso un “giving back” a chi l’ha sempre accompagnato e sostenuto in tutti questi anni.
“In tour suonerò esclusivamente delle mie produzioni dal 1997 a oggi. Alcuni pezzi e dischi sono usciti proprio dalla memoria storica, non le trovate neanche sulle varie piattaforme digitali”









