A volte è il sogno, il viaggio, la terza dimensione a contare di più della realtà che ci troviamo davanti. Questo vuole dirci Deci con il suo nuovo singolo, A cosa servono i grattacieli, uscito per BeatFactory Productions/Believe giovedì 12 dicembre.
Scritto da Francesco Merlotti, Stefano Paviani e Gianluca Florulli, A cosa servono i grattacieli prende la sua forma sintetica e sognante grazie alla produzione e al missaggio di Laguna, ma anche al master di Paolo Costola.
Deci mette al centro di A cosa servono i grattacieli quella sensazione di liberazione che il sogno e l’immaginazione possono darci a fronte delle varie oppressioni quotidiane.
Come diceva qualcuno di molto più bravo di me a scrivere, “la leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto“. Esattamente il messaggio che l’ultimo inedito del cantautore mantovano classe 1991 vuole farci interiorizzare.
Le cose a volte ci sovrastano, a volte ci azzoppano, a volte ci atterrano proprio. Tutti, però, dialogando con il proprio sé più bambino, possiamo trovare la nostra bolla di benessere. O, dicendolo con il campo semantico di A cosa servono i grattacieli, possiamo trovare le nostre ali, così da buttarsi e guardare tutto dall’alto. Solo da lì possiamo veramente capire quanto valgono le cose, possiamo soppesare veramente bene gli elementi che compongono il nostro quotidiano. E solamente lì possiamo sentirci liberi, almeno per un po’.
Aria,
Aria,
Respira,
Respira.
Un mantra, un bisogno personale, una richiesta spassionata: riempiti i polmoni, che qui si respira davvero.
E rimaniamo sospesi così, in questa dimensione di mezzo di liberazione, ma che è anche così fragile. Deci ci porta lì con il suo solito pop votato all’elettronica, contraddistinto da sintetizzatori alle volte minimalisti, alle volti armonici ed eterei. L’atmosfera risultante è così, proprio come il testo: sospesa. Un sogno, una dimensione altra, onirica, irreale, intangibile.










