È un artista poliedrico di cui la maggior parte della gente non sa assolutamente nulla se non quello che ha visto in tv o sui giornali. È una persona timida, riservata, a volte fragile ma decisamente sincera. Parliamo indubbiamente di Achille Lauro che da mezzanotte possiamo conoscere più a fondo grazie al suo docufilm Ragazzi Madre- L’Iliade, in esclusiva su Prime Video.
Per la prima volta, dopo il libro Io sono Amleto, Lauro cerca di parlare della propria vita privata, mostrando fin da ragazzino com’era la sua vita, com’è nata la sua vena artistica, come è cresciuto e com’è diventato un fenomeno musicale. Attraverso una serie di video inediti, girati nel corso degli anni, sin da un Lauro tredicenne, emergono le sue caratteristiche principali che lo hanno portato al successo.
In occasione di una première stampa all’Anteo di Milano, noi di Cromosomi abbiamo avuto la possibilità di vedere il docufilm in anteprima e di conoscere dei retroscena, scambiando qualche parola con il cantautore romano. Il documentario directed by Achille Lauro e prodotto da De Marinis Group, in collaborazione con Prime Video, si apre con una citazione mitologica: Teti che immerge Achille nelle acque del fiume Stige, o nel fuoco, per renderlo invulnerabile.
Parte un monologo in cui Lauro racconta velocemente alcuni pensieri della sua adolescenza, le prime volte, storie di bambini per strada, di periferia romana, come le immagini del quartiere Montesacro in cui è cresciuto e che si susseguono sullo schermo.
“Mettere al mondo sti ragazzini, nutrirli per fare quello che facevamo noi. Non era tempo di Madre, ci avrebbero pensato i nostri bambini, mentre una madre difende sempre il suo cucciolo per avere di più, dovevamo essere di più”.
Dalla mitologia alla vita di Achille Lauro
Ecco che viene citato il poema latino L’Achilleide di Stazio, in cui fu narrata la giovinezza di Achille, cresciuto da un centauro. Facendo una metafora, parte il vero racconto della sua adolescenza.
La mamma di Lauro appare seppur per pochissimi secondi, dicendo che ha educato il figlio alla libertà, quella che cerca di infondere nelle persone che lo ascoltano. Dopo i primi 4 minuti riassuntivi, parte il racconto con le prime immagini nella Comunità Kayros di Vimodrone del febbraio 2023, in cui canta con i ragazzi.
Lauro appare di fronte alla telecamera, sul palco di un teatro, ci racconta come intorno ai tredici/ quattordici anni, assieme a suo fratello, sia andato a vivere in una sorta di comune e come sia stato cresciuto da cinquantenni pluripregiudicati che per lui erano le persone più vicine alla figura di padre.
È cresciuto in un contesto che definisce marcio e pericoloso, tra veri assassini ed educato da persone violente. Ha iniziato a delinquere molto presto e non aveva paura di perdersi perché era compiaciuto di quello che faceva. Ad un certo punto però, capisce che non voleva diventare come le persone che lo avevano cresciuto, nasce in lui la paura di non avere un posto nel mondo e ha iniziato a scrivere per sfogare quello che viveva.
È grazie al fratello Federico, che gli ha fatto da figura paterna, che si è appassionato alla musica e poi intorno ai diciotto anni ha iniziato a far parte della crew Quarto Blocco. Nel docufilm ci sono le testimonianze di Simone P, autore e fondatore della crew, e degli amici Frenetik e Orang3.
Dai garage abbandonati ai grandi palchi
È così che inizia a cantare la disperazione con basi urban ed elettroniche, dapprima in piccoli club essendo sempre un fotografo e documentarista delle sensazioni che provava e di cui provava vergogna. Si alternano video dei live nei piccoli club, alle testimonianze dei sui amici che raccontano i suoi inizi.
Compare Boss Doms che svela aneddoti divertenti e l’incredulità della storia, dal garage ai dj set e ai progetti insieme. La svolta è partita con il brano Thoiry, un momento in cui ancora non era ben conosciuto ma che gli ha fatto capire di essere sulla strada giusta.
Nel 2017 affittano una casa a San Felice Circeo per due mesi con Gow Tribe, Gemitaiz e tanti altri amici della scena. Si vedono i video girati in quella villa, com’è nata Rolls Royce e come veniva vissuto il processo produttivo dei brani e la registrazione degli stessi. “È stata una grande fortuna aver ripreso il momento esatto in cui la canzone prendeva vita” ci dice Lauro alla fine della proiezione.
C’era la voglia di fare qualcosa di nuovo e cambiare scrittura e tematiche. Conosce Nick Cerioni, suo stylist e lavorano a diversi progetti, non ultimo il progetto artistico Les Enfants Terribles.
Il post Sanremo e i numerosi progetti
“In Italia sei un musicista e un cantante quando vai a Sanremo”. È quello il momento in cui ha capito dov’era arrivato, la pressione e che si trovava di fronte al grande pubblico.
Dopo Sanremo 2019 dove ha portato il brano Rolls Royce, c’è stato Sanremo 2020 con Me ne frego. Nel 2021 è stato super ospite, nel 2022 è tornato in gara con Domenica e quest’anno si è esibito in piazza durante la finale.
Sanremo ha solo dato visibilità al grande artista che è diventato facendosi conoscere dal pubblico. Tantissime le iniziative e i progetti tra cui Achille Lauro nelle scuole, dove ha potuto notare tutte le incertezze sul futuro che hanno i ragazzi, il non sapere cosa si vuole diventare. Ci sono immagini nelle numerose esperienze benefiche che vive nelle comunità come nel comitato Maria Letizia Verga.
A marzo 2023, poi, Lauro è volato a New York, alla sede centrale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, scelto come rappresentante internazionale della Musica Italiana per tenere un discorso di fronte sul ruolo della musica come arte che unisce i popoli e sull’importanza di investire nelle proprie passioni.
Il docufilm si conclude con lui di spalle nel suo quartiere che ci dice che fino a qui è andato tutto bene.
E Sanremo 2024? Non ci sarà, perché Lauro volerà per sei mesi a Los Angeles per dedicarsi a fare nuova musica. Con questo documentario si chiude un cerchio e se ne apre uno nuovo, dopo un percorso di 10 anni di musica. Come ci ha detto, il 2024 sarà epico e noi non vediamo l’ora di sapere cosa succederà.