Animali notturni agli argini del mondo, quando piove e ci nascondiamo tra le fronde dei nostri pensieri più bui. Ci voltiamo, eravamo in venti, restiamo soli, meno attenti allo scorrere della vita, veloce come un lampo, sfuggono gli istanti, dove siete?
Animali notturni apre l’omonimo album.
Una supplica di una forza inaudita che si infila sotto la maglietta, ti allarga il petto e ti entra dentro, ti sventra, come il peggiore dei serial killer. Ti porta a fare un viaggio all’inferno, alla ricerca di noi stessi, degli altri, per stringerci forte, essere meno soli.
Ehi tu, vuoi venire al Cinema?
Perché è difficile capire se le persone che c’erano ieri ci siano anche oggi. In fondo è solo un cinema, qualche ora per ridere insieme, nulla di che. Che poi io vorrei nuotarci nei suoi pensieri ma maledico quella paura di nuotare che mi lascia fermo sul bagnasciuga dei suoi occhi. Sarebbe bello credere di star bene, insieme a chi ci fa ridere al cinema, sarebbe bello…
Dedicarti qualcosa insomma, qualcosa che possa far perdonare il male che ho fatto e che possa ringraziarti per quanto hai sopportato della mia vita. L’urlo è tutto ciò che lanci a colei o colui che è stato accanto e che per qualche motivo ha deciso di barricarsi in casa, senza di noi. Come raggiungerla? Urlando fino a sentire il cuore in gola è l’unica soluzione…
L’ascolto procede benone fino a quando arriva sparata in cuffia LA canzone dell’album, Non potrei mai.
Anticipatrice dello stesso album, aveva già solcato bene il terreno di noi uditori. Aveva preparato bene il campo, non ha deluso lei, non ha deluso il resto. La maturità raggiunta dai FASK è palese. Così come è palese la voglia di mettersi alle spalle le paure che ci assillano, le visioni di quella lei o di quel lui insieme a qualcun altro, i brandelli di cuore che lasciamo per strada senza aver la voglia di fermarci a raccoglierli.
Questo album va Dritto al cuore.
Ricordate quei brandelli? Sono passati due anni, sono ancora lì. Intanto sono vivide le cicatrici sul cuore che noi stessi abbiamo cucito e che siamo pronti a scucire, come se non fosse un fallimento tornare indietro di soli due anni, mentre tutti ci dicevano di mollare, andare avanti. Noi no, fermi lì, pronti a farci crocifiggere, pronti all’assalto di quella freccia dritta al cuore, e lo facciamo urlando, un po’ contro tutti quegli scettici, dichiarando che una sola volta si può sbagliare…
Siamo pronti, sempre pronti a combattere e convivere con i nostri Demoni.
Nel bene e nel male ci siamo, non ci tiriamo indietro, eppure lui è lì, di notte, accanto a noi, respira sul nostro collo. Sappiamo che è lì, è il nostro demone, può essere solo lui. Ci conosce, sa come annientarci.
Lei è altrove, magari respira su un petto che non è il nostro. Restiamo comunque fermi, schiena dritta, collo disteso, vedo la vena gonfiarsi. Può lei dissuaderci dall’amarla per sempre?
Ma lo sappiamo tutti come finisce.
Cerchiamo di far finta di non saperlo, cerchiamo di nasconderlo in quelle zone che reputiamo recondite ma che poi tanto recondite non sono, visto che affiora con una facilità disarmante.
La verità è che arriverà quella chiamata che ci porterà via da qui, via da lei. Metteremo radici altrove, ma prima forse è il caso di radere al suolo tutto ciò che è alle nostre spalle, bruciare tutto, prendere la valigia e andar via. Cambiare per noi, farci cambiare per noi come ultima richiesta, come ultimo atto d’amore. Novecento è un passaggio struggente a quella consapevolezza invocata per anni, un ultimo valzer con i nostri fantasmi, senza rimpianti, un brindisi al futuro insomma.
Animali notturni è tutto questo.
Rispetto al passato, alla solitudine raccontata, si passa a cantare l’amore, lasciando alle spalle quella capacità di farsi del male per dimostrare all’altro che la sua assenza è lancinante, per passare al più classico e, forse giusto, modo di parlare di lei e della mancanza.
Saranno i trent’anni, sarà una maturità diversa, in fondo ci piacciono le Canzoni tristi…
“Sai, per tanti anni pensavo fosse alternativo fare il punk, ma oggi ho trent’anni, vorrei soltanto dire quello che mi va, ti parrà strano, ma è questa la mia nuova libertà”.