Dopo l’uscita del nuovo disco Migrazione di Carl Brave, noi di Cromosomi, abbiamo avuto la possibilità di partecipare a quello che, si trasformerà in qualcosa di molto di più di un classico release party e come sempre: vi portiamo con noi
Siamo a Studio 33 quando, da dietro l’angolo di via della Paglia, compare la stessa voce che stavamo ascoltando uscire dalle casse, entrambe si presentano: chi attraverso una parola, chi con una stretta di mano. In una Trastevere dorata compare Carletto che, citando le sue stesse parole, “ormai ci ha conosciuti quasi tutti” e c’invita a prendere posto in sala.
Studio 33 offre un’ottima acustica, riusciamo infatti a notare e cogliere dei piacevolissimi particolari di produzione che, l’ascolto in cuffia aveva tradito. Finalmente arriva il momento che preferiamo: quello del confronto con l’artista.
NB: questo è uno spoiler gentilmente offerto da Cromosomi: prestate molta attenzione alla nostra sezione video Instagram, abbiamo un contenuto esclusivo per voi
Partiamo subito con un’analisi, migrazione: uno spostamento verso una meta ben precisa e alle volte ripetuta. Avendo Carletto seduto davanti a noi e dopo aver appena riascoltato il disco insieme, non potevamo fare a meno di chiedere:
Carl: ma la tua musica è direzione o direzionata?
“E’ direzionata, pero’ dalla pancia: ad istinto. Questo disco è uscito molto intimo, molto riflessivo, ma è qualcosa di molto istintivo in realtà”
Abbiamo notato che all’interno dell’album c’è una traccia, Un’altra vita, che ricorda molto La Svolta: esiste un legame tra le due?
“Un’altra vita è nata proprio dallo stesso giro di accordi de La Svolta, è lo stesso piano. La Svolta ha un mood un po’ nostalgico è un racconto un po’ romanzato, più filmografico, infatti nasce proprio come colonna sonora. Volevo raccontare, con quello stesso mood, che è dato tanto dall’armonia del piano, pure una cosa bella cruda, bella pesante. Una tematica difficile, che andasse a toccare i punti che un po’ tutti abbiamo vissuto, sia perché le persone ci si potessero rivedere, sia perché potesse aiutarle ad affrontare un momento del genere”
A metà del viaggio di Migrazione, subito dopo Un’altra vita, troviamo Turbolenze, il feat con Dargen, è un caso che si trovi proprio lì?
“Non è un caso, la scelta della scaletta è fondamentale. E’ stata una scelta più stilistica che altro, dopo un pezzo pesante come Un’altra vita serviva qualcosa che ti facesse ripartire, ti permettesse di cambiare marcia”
Turbolenza quindi, per Carl Brave, è un polo positivo o negativo?
“Sta a metà, è neutro. La turbolenza, nel mio caso, mi serve per scrivere. Quando va tutto bene non riesco a buttare niente su carta, sono fermo, quindi sì, ho bisogno di turbolenze e spesso me le vado anche a cercare”
Un po’ un vivere male per scrivere bene, ti capiamo Carletto, ti capiamo.
La parte grafica della copertina di Migrazione è molto particolare, sembra quasi il disegno di un bambino
“Lo è, è un disegno mio di quando avevo quattro anni, in realtà il connubio tra questa copertina ed il concetto di Migrazione è nato dal concetto della migrazione stessa. Io ho sempre tenuto a questo disegno, lo ha mia mamma a casa ed ho sempre voluto usarlo. Mi piace il fatto che ci sia una diramazione diversa della direzione, dove uno sta da solo e vola in alto, gli altri in gruppo in picchiata e cadono, mentre l’altro sta sempre da solo nella parte bassa. E’un po’ un ciclo, come la vita, che alle volte stai up, poi vai giù perché succedono cose brutte e cadi, poi ti rialzi.Ho sempre voluto usarlo, poi ho trovato questo concetto di Migrazione e mi sembrava che stessero bene insieme”
In Migrazione, a livello produttivo, mancano alcuni degli elementi essenziali che hanno sempre caratterizzato la tua musica, ad esempio il sax, ma troviamo sound, generi e strumenti diversi, migrazione è anche un’evoluzione artistica?
“Sì, assolutamente, questo perché non voglio essere nemmeno scontato. Ad esempio in Lieto Fine, se senti il live, ci sta da dio il Sax, ma in produzione ho deciso di non inserirlo, proprio per questo concetto qua. Ho cercato quindi nuovi strumenti, nuovi sound in giro per il mondo: sono andato a Tokyo, a Marrakech, Lisbona, Madrid, proprio per cercare nuovi colori. Infatti troviamo il piano a coda, il taiko, lo shamisen, delle percussioni marocchine. E’ Migrazione anche perché l’album parte con Biscotti che è la classica canzone alla Carl Brave,più simile a Notti Brave che parla di Trastevere, S. Cosimato e migra poi, verso le altre”
Se dovessi scegliere la traccia che, parlando in termini cestistici, rappresenta il tiro da tre sulla sirena che ti fa vincere la partita, quale sceglieresti?
“Dipende da quale tipo di partita si gioca, dipende in che mood stai, ogni canzone ha il suo percorso”
Una volta conclusa l’intervista succede qualcosa che, nessuno si sarebbe mai aspettato: nessun annuncio sui social, nemmeno qualche minuto prima, un live improvviso, proprio in Piazza Trilussa, così, de botto.
Vedere Carl Brave suonare in Trilussa è un’esperienza tra il mistico ed il magico, Roma sembra farsi ancora più bella di quello che già è. La piazza canta tutta insieme, nessuno escluso.










