II Patagarri tornano a fare ciò che gli riesce meglio: descrivere con grandi e potenti metafore la realtà, quella dal basso, quella con le scarpe porche, il fiato corto e quella fame di successo che solo chi ha fatto la gavetta ha sempre avuto. Non è un brano esclusivamente nostalgico, ma è una decostruzione del successo, che oggi è estremamente patinato.
Una canzone sulla gavetta
La canzone si eregge su un paradosso estremamente forte: suoni nei locali, vieni pagato poco, ti vengono offerti solo alcolici ma nella realtà ti senti estremamente ricco dentro. Nonostante poi i protagonisti vengano cacciati dal locale, Sbronzi Fuori è una canzone che celebra la libertà di essere se stessi, un brano che puzza di fumo, di legno appiccicoso e di notte folli. È la consapevolezza che accettare di intraprendere una carriera musicale significa sudore, fatica e sogno. I Patagarri raccontano la gavetta ma senza edulcorarla: non vogliono piacere a tutti, ma raccontano semplicemente cosa accade stando dalla parte più vera di questo grosso impianto.
I suoni di Sbronzi Fuori
Il frontman, con la sua vox estremamente graffiante, guida il pezzo che sembra una rievocazione moderna degli Ariatogattiz non canta per piacere ma canta per necessita, e si sente. Musicalmente il brano risulta molto ballabile, allegro, quasi festoso ma sotto sotto è filtrato da una nostalgia e da una malinconia lucida.
Sbronzi fuori è un brano basato sulla sincerità. Parla di ostinazione, di notti che non portano a nulla se non alla certezza di voler continuare. È un brano che non idealizza il fallimento, ma ne riconosce la bellezza imperfetta.
Non cerca il successo facile e non strizza l’occhio al mainstream. Ti prende per mano, ti offre da bere, ti fa ridere e poi ti accompagna fuori dal locale, dove l’aria è fredda ma sei ancora vivo. Ed è proprio lì, lontano dalle luci, che Sbronzi fuori trova il suo senso più profondo.









