Mille e Amalfitano l’hanno fatto ancora.
Un anno e mezzo fa, “È uscita la carta del diavolo” ci aveva dato un assaggio di una collaborazione che meritava di non esaurirsi.
Nel frattempo sono usciti “Risorgimento” e “Sono morto x 15 giorni ma sono tornato perché l’amore è”, due album meravigliosi che avevano, però, quasi azzerato le aspettative di vedere Mille e Amalfitano insieme a stretto giro.
Un po’ avevamo fatto pace con i nostri desideri, anche se immaginare di nuovo riunite due voci così singolari, due talenti così cristallini, era un pensiero che circolava spesso nelle due fanbase, soprattutto per chi aveva avuto la fortuna di vederli dal vivo. Parliamo di due voci che sembrano nate per stare una accanto all’altra: due timbri unici che si esaltano reciprocamente in una perfetta sinfonia, verso dopo verso.
Ed è qui che arriva la sorpresa. Al concerto in Santeria, Mille chiama Amalfitano con lei in mezzo al pubblico, per regalarci la prima volta di un brano che segna un picco altissimo nella carriera di entrambi: L’amore visto dall’eternità.
D’un tratto tutto è immobile e sospeso, fuori dal tempo e dallo spazio: esistono solo Elisa e Gabriele, occhi negli occhi per qualche minuto di pura magia.
Sembra quasi di esagerare ma, insomma, guardateli.
Parliamo di quel genere di situazioni di cui di solito si dice “o così o niente“.
L’amore visto dall’eternità certifica due carriere splendenti
Al di là della bellezza di questa esibizione, L’amore visto dall’eternità ci conferma una volta in più come Mille e Amalfitano appartengano già alla categoria dei classici.
In questo brano si sente una fortissima impronta della storia cantautorale italiana, si sentono Mina e Mia Martini, si sentono Battiato, Cocciante e Battisti. Una canzone che assomiglia alle sue radici, che fa riecheggiare nelle nostre teste suoni e atmosfere immortali.
Non è un caso se questo genere di canzoni rimangono indelebili anche dopo anni. Non è perché siamo un popolo di conservatori (quello, semmai, porta altri tipi di problemi, ma lasciamo stare).
Sono brani che rimangono indelebili, classici, perché raccontano sensazioni intrinsecamente legate agli umani, senza spazio né tempo che tenga.
In pochi sono capaci di raccontarle così bene: Mille e Amalfitano appartengono a quella categoria lì.










