Paola Iezzi è una che conosce bene la ribalta e il suo lato tossico. Con Superstar mette a fuoco il cortocircuito tra fama e fragilità, quel momento in cui la luce del palco diventa un riflettore puntato dentro. La canzone, prodotta dai Room9 e da Etta e scritta con Antonio Caputo, Danilo Cortellino, Vincenzo Colella e Leonardo Zaccaria, suona come una confessione fatta a ritmo di synth e archi. Niente melodramma: solo la sincerità tagliente di chi ha imparato a convivere con le proprie ombre.
“Siamo tristi, superstar”, canta Paola. Ed è difficile non sentirsi chiamati in causa. Dietro ogni sorriso patinato, una crepa. Dietro ogni like, una solitudine che pulsa. Superstar parla di questo: di chi continua a brillare anche quando vorrebbe solo spegnersi un attimo.
Il suono è elegante e pieno: gli archi del maestro Michele Monestiroli e l’orchestrazione del maestro Erik Arvinder, registrata negli IMRSV Studios di Stoccolma (quelli frequentati da Lady Gaga e Taylor Swift), danno al brano un respiro internazionale senza far perdere la carne viva che è tutta italiana.
Superstar è Paola Iezzi al suo meglio: diretta, ironica, lucida. Una donna che non ha più bisogno di inseguire la perfezione — le basta dire la verità, e farla suonare bene









