C’è chi guarda le serie per la trama, chi per i personaggi, e chi ammettiamolo, per la colonna sonora. Perché certe canzoni ti restano addosso più di qualsiasi finale. Netflix lo sa bene: negli ultimi anni ha trasformato le soundtrack in un’estensione del racconto, un modo per dire “questo mondo sonoro è anche il tuo”.
Abbiamo messo in fila cinque titoli che fanno della musica un personaggio vero. Dal synth anni Ottanta al folk irlandese, dal quartetto d’archi fino al rock sporco: ecco il nostro podio cromosomico, dalla quinta alla prima posizione.
5. House of Guinness – il folk si ubriaca di modernità
Irlanda, birra e ribellione. House of Guinness porta sullo schermo la storia della dinastia più alcolica d’Europa, ma a stupire è la colonna sonora: un mix di folk tradizionale e punk moderno, La colonna sonora, curata da Ilan Eshkeri, alterna strumenti tradizionali a brani di band contemporanee come Kneecap, Fontaines D.C. e Lisa O’Neill.
Risultato: un viaggio sonoro che sa di ribellione, identità e sbronze sentimentali.
4. Black Mirror – il caos sonoro della nostra epoca
Ogni episodio è un universo, ogni universo ha una sua colonna sonora. Black Mirror non ha un suono, ne ha centinaia. C’è la tensione elettronica di Geoff Barrow & Ben Salisbury, il pop artificiale di Miley Cyrus/Ashley O in “On a Roll”, la malinconia glitch di chi cerca umanità dentro una notifica. La musica qui: disturba, riflette, amplifica. Non esiste coerenza, come se Spotify si fosse rotto e avesse deciso di suonare da solo, ma forse è proprio questo il punto: Black Mirror è il caos sonoro della nostra epoca.
3. Bridgerton – tra archi e pop culture
Dietro le lettere e i segreti sussurrati dell’alta società londinese, Bridgerton nasconde una delle mosse musicali più intelligenti di Netflix: trasformare il pop in musica da camera. La colonna sonora della serie reimmagina successi contemporanei da “thank u, next” di Ariana Grande a “bad guy” di Billie Eilish in versioni per quartetto d’archi firmate da Vitamin String Quartet. Il risultato è un cortocircuito perfetto: le hit da classifica diventano minuetti, i balli di corte si tingono di ironia moderna, e il romanticismo ottocentesco dialoga con la cultura pop. È musica che gioca col tempo, come un valzer sospeso tra passato e presente. Una scelta geniale che rende Bridgerton non solo una serie da guardare, ma da ascoltare con le luci soffuse e un bicchiere di vino.
2. Stranger Things – la nostalgia che non smette di suonare
Con Stranger Things, la musica è diventata una macchina del tempo. La colonna sonora di Kyle Dixon & Michael Stein (dei Survive) è un omaggio alla golden age degli anni ’80, fatta di sintetizzatori analogici, drum machine e malinconia adolescenziale. Ogni brano scelto, da “Running Up That Hill” di Kate Bush a “The NeverEnding Story”, ha scavalcato lo schermo per tornare nelle nostre cuffie riscrivendo persino le classifiche. È la dimostrazione che la nostalgia non è solo ricordo, ma identità sonora e ogni volta che parte un synth di queste hit intramontabili, si apre un portale e ci ritroviamo di nuovo a Hawkins.
1. Peaky Blinders – il rock che veste di tweed
La corona, inevitabilmente, va ai Peaky Blinders. Una serie d’epoca con dentro Nick Cave, PJ Harvey e Arctic Monkeys? Geniale, e completamente sbagliato, ma è proprio per questo che funziona. La colonna sonora che fa da sfondo alla vita dei fratelli Shelby è: sporca, sensuale, brutale. Peaky Blinders ha preso la Birmingham degli anni ’20 e l’ha riscritta con il linguaggio del rock alternativo. La sigla “Red Right Hand” di Nick Cave & The Bad Seeds è diventata un inno e ogni brano scelto, dai White Stripes a Radiohead, trasforma le risse dei fratelli Shelby in un videoclip noir senza tempo. Ma non è solo colonna sonora, è estetica pura: il suono del potere e del disincanto.









