Le “Occhiaie” di Carl Brave sono di una stanchezza più profonda

da | Ott 25, 2025 | Recensioni singoli

Con Carl Brave in giro di notte per scoprire chi si nasconde dietro quelle occhiaie e guardare ciò che non vediamo, l'invisibile...

Con Occhiaie, uscito il 24 ottobre 2025 per Warner Music Italy, Carl Brave ci consegna uno dei suoi momenti più autentici e significativi, un brano che va oltre il ritmo e il beat: un racconto della città, delle strade, delle persone che camminano ai margini e che spesso diventano invisibili.

Qualche fortunato l’aveva già ascoltato in anteprima durante il “Notti Brave Amarcord Tour”, che ancora non è terminato; uno spoiler che già annunciava quel mood leggero e malinconico che il brano nasconde.

Il brano parte infatti con un coro di voci quasi sussurrato che sembra raccontare una storia semplice, in una notte fonda, scura, pensi a qualcuno che probabilmente non riesce a dormire e pensa alle occhiaie del giorno dopo… e invece no, il ritmo incalza e da subito Carl Brave inizia la sua passeggiata tra la folla descrivendo però un problema sociale molto forte, quello dei clochard che ogni sera si reinventano, una casa, una vita, uno spazio nel silenzio e nella non curanza.

Carl Brave nelle notte fonda passeggia e racconta una storia ai “margini” della strada

Il pezzo affronta con delicatezza e concretezza un tema spinoso e urgente: quello della vita dei clochard, degli invisibili tra noi tutti. Carl Brave apre uno squarcio su volti che normalmente non guardiamo, eppure ci sono sempre, in ogni luogo, in ogni momento.

Non è solo il racconto delle difficoltà: è anche un invito a guardare, ascoltare, prendersi un attimo per riconoscere l’umanità che resta nascosta. In questo senso, Occhiaie non si limita alla denuncia, ma prova a restituire dignità. Le occhiaie che tipicamente abbiamo tutti, le occhiaie di cui superficialmente ci si lamenta spesso,  ma forse c’è chi le “indossa” per motivi ben diversi!

E se una nota citazione de Il Piccolo Principe diceva “l’essenziale è invisibile agli occhi” qui potremmo reinterpretarla dicendo “l’umanità è invisibile agli occhi”…

Suoni leggeri e ritmi popolari, incontrano il peso delle parole e dei contesti

Dal punto di vista sonoro, Carl Brave mescola il suo immaginario introspettivo e urbano con una produzione che non suona forzata: atmosfere non propriamente malinconiche, come ci si aspetterebbe, ma beat che oscillano tra indie, rap e un tocco di elettronica leggera, coerente con il percorso del suo ultimo album “Notti Brave Amarcord”, che già mostrava una maturazione nelle scelte stilistiche. Il brano restituisce autenticità alla scrittura, unisce la sensibilità indie/rap con un ritmo che resta coinvolgente, non triste e non didascalico.

Il risultato è un brano che resta accessibile, “popolare” nel senso migliore del termine, ma soprattutto elaborato e ricco di significati: perfetto per chi ha bisogno di qualcosa in più rispetto al ritornello facile, ha bisogno di riflettere e di guardare davvero quello che c’è intorno, non solo nel proprio giardino. E se a qualcuno il brano potrebbe suonare a qualcuno troppo leggero per l’argomento trattato, invece credo che la scelta è proprio quella di poter parlare di un argomento importante e profondo senza però creare una sovrastruttura troppo aulica e che ad un primo ascolto potrebbe generare un muro. L’autore non si addentra nel dramma in modo duro, non punta al lirismo estremo, ma preferisce la sobrietà, il realismo di un contesto ordinario, di una carezza ad un cane, la spontaneità di una risata che però fa male… ed è una scelta che funziona e sorprende!

Crediamo di vedere tutto, ma in realtà non guardiamo abbastanza

Le parole di Carl Brave, semplici, dirette, senza eccessive sovrastrutture, accompagnano bene l’idea di “umanità nascosta”. Non si punta all’effetto shock, ma al racconto silenzioso, all’occhio che finalmente si posa su altri mondi, che non sono quelli patinati del monitor, punta all’orecchio che ascolta voci e suoni che forse chiedono aiuto. In un mondo in cui tutto è visibile eppure certi sguardi restano ciechi, il brano si muove in quella zona d’ombra, quasi mai sotto i riflettori e che invece ha bisogno di essere raccontata, dove quelle occhiaie diventano metafora della stanchezza vera, stanchezza di una vita disagiata, della marginalità, della voglia di vivere ed essere visti.

L’effetto emotivo è forte: non si urla la rabbia, si propone la riflessione. Ed è, probabilmente, uno dei tratti che rende questo brano uno dei più riusciti del repertorio recente di Carl Brave che sembra voler alzare lo sguardo oltre il già noto e già ascoltato.

Non un semplice “guardarsi dentro” ma uno sguardo più largo a chi è fuori dalla bolla a cui siamo abituati

Non una visione introspettiva del proprio disagio nel sociale, come siamo soliti ascoltare, ma piuttosto ci si avvicina al disagio a cui altri sono costretti da una società che non da propriamente spazio ai più fragili, di qualsiasi natura.

E se al primo ascolto restiamo così piacevolmente colpiti e andiamo a ricercare un emotività latente non ci resta che attendere il resto dell’album perché è chiaro il segnale: possiamo divertirci, muoverci al ritmo, ma anche “guardare fuori dalla porta” senza chiuderci sempre nella nostra bolla.

Se stai cercando un brano che vada oltre il beat catchy e che invece ti inviti a riflettere, pur restando nel mood urbano, giovane e contemporaneo, allora Occhiaie è uno di quei titoli da mettere subito in playlist. E magari, dopo l’ascolto, guarderemo più attentamente l’invisibile, con occhi leggermente diversi, e restituendo dignità all’umanità che si nasconde dietro quei volti…

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