Sabato 18 ottobre, ai Magazzini Generali di Milano, Sarah Toscano ha portato in scena il primo grande live di presentazione del suo album “MET GALA“, davanti a un pubblico che ha riempito ogni angolo del locale. Un sold out annunciato, ma soprattutto meritato, perché quello che la giovane cantautrice ha costruito sul palco non è stato solo un concerto: è stato un ritratto sincero della sua identità artistica.
Fin dalle prime note, si è percepita la volontà di Sarah di mostrarsi senza filtri, proprio come racconta nell’album. Le luci basse, l’atmosfera raccolta e il silenzio del pubblico prima della partenza della prima base hanno introdotto un racconto che oscillava tra forza e fragilità, tra desiderio di fuga e voglia di appartenenza. In fondo, “MET GALA” è questo: un diario che riflette tutte le sfumature di un percorso di crescita, tra melodie pop, accenti urban e testi che mettono a nudo la parte più autentica di sé.
Un’esplosione di energia e introspezione
L’apertura è affidata proprio a “MET GALA”, title track e manifesto del progetto. Quando Sarah pronuncia “Dentro un albergo o una villa, sopra una macchina sport, bella vita”, il pubblico entra subito nel suo mondo: quello dove i sogni corrono veloci, ma il cuore resta ancorato ai ricordi. “Un viaggio come medicina, terapia”, canta e sembra parlare della musica stessa, del modo in cui diventa rimedio e respiro. Le luci dorate che la avvolgono sul ritornello “Brillerò come al Met Gala. Tutta dorata come al Met Gala” trasformano il palco in un tappeto rosso metaforico, ma la sua è una brillantezza diversa: più intima, meno scintillante, più vera.
La canzone, dal vivo, acquista una potenza nuova: i synth si fanno più corposi, la voce sale, il pubblico accompagna battendo le mani. È un momento di affermazione, ma anche di consapevolezza. Sarah non sta solo cercando la luce, la sta creando.
Poi arriva “Match Point”, e il tono cambia. L’atmosfera si fa più intensa. L’esecuzione live amplifica quella tensione tra desiderio e caos, tra istinto e controllo.
Sarah Toscano sa tenere il palco con naturalezza: passa da momenti di intensità vocale a momenti di leggerezza quasi teatrale. Quando introduce “Desco”, racconta che l’ha scritta “una sera in cui avevo solo voglia di scappare da tutto”. Il brano, dal vivo, è un’esplosione di libertà. “Se domani mi gira cambio città” diventa quasi un motto generazionale, e il pubblico lo urla con lei, come se fosse un manifesto per chi vive sempre in bilico tra stabilità e sogno. In “Desco” c’è la parte più istintiva di Sarah: quella che non teme di sbagliare, che si brucia e ricomincia. È una dichiarazione di indipendenza, ma anche un modo per dire: sono fatta così, e va bene così.
Una voce che si muove tra leggerezza e tormento
Poco dopo arriva “Maledetto ti amo”, e il ritmo rallenta. Le luci si tingono di blu, la voce si fa più rotonda. È una canzone che parla di amori impossibili, ma soprattutto della difficoltà di trovare casa in qualcuno. “Perché casa non è un posto ma vada come vada”. Il momento più toccante della serata arriva con “Amarcord”, la canzone che ha portato Sarah a Sanremo 2025. La sua voce, sottile e decisa, si muove tra malinconia e lucidità. È come se in quelle parole si condensasse tutto il senso del disco: il romanticismo che resiste anche quando tutto intorno sembra sfumare. E poi quel verso: “Anche se ti scorderò in un club il sabato”. Cantato davanti a una folla che si muove a tempo, dentro un club vero, assume un valore quasi simbolico. È la chiusura di un cerchio: ciò che in studio era nostalgia, dal vivo diventa catarsi.
Canta poi “Perfect” con Carl Brave. Uno dei momenti più intensi arriva con “Semplicemente”, la collaborazione con Mida. Sarah lo canta guardando il pubblico, come se fosse un dialogo collettivo più che un duetto d’amore. È un brano che parla di vulnerabilità, ma con una maturità che sorprende.
Quando il pop incontra l’elettronica: ritmo e identità
Nella parte finale dello show, l’energia cambia ancora. Le luci diventano rosse e viola, il ritmo accelera, e Sarah porta il pubblico nel cuore più pulsante del disco. “Taki” è uno dei momenti più travolgenti. La canta con il corpo, muovendosi sul palco con libertà e la sensualità dei ballerini. È un pezzo che unisce la scrittura pop a una produzione contemporanea, capace di convivere con un’anima urban e una melodia emotiva. Regala anche “Overdrive” degli Ofenbach.
Poi arriva “Sexy Magica”, e la sala diventa una pista da ballo. Sarah la interpreta con sicurezza. È la chiusura perfetta: la sintesi di tutto ciò che “MET GALA” rappresenta: sogno, luce, movimento, e quella magia che nasce solo quando la musica incontra la notte. Tra un brano e l’altro, Sarah parla con naturalezza, racconta aneddoti, ringrazia la band, ricorda le prime prove in studio. La sua voce, pulita e riconoscibile, non perde mai precisione anche nei momenti più intensi. Alterna sorrisi a momenti di introspezione, si emoziona e fa emozionare.
Il sold out ai Magazzini Generali conferma che il suo percorso ha trovato una direzione precisa. “MET GALA” non è solo un debutto discografico, è un primo passo verso una maturità artistica che Sarah Toscano sembra già avere dentro.
La generazione di Sarah
Nel suo disco e sul palco, Sarah racconta le contraddizioni della sua generazione. Quella che vive tra ansia e desiderio, tra confusione e lucidità. In “Desco” si riconosce la necessità di sentirsi vivi anche nell’errore; in “Amarcord” la nostalgia di qualcosa che è già passato ma resta dentro; in “Semplicemente” la fatica di comunicare in un’epoca che parla troppo. Eppure, c’è sempre una luce, una speranza, un futuro che bussa.
Il suo linguaggio musicale è diretto ma elegante, pop ma mai banale. Ed è in questo equilibrio che si trova la chiave del suo successo. Sarah brilla, sì, ma non come al Met Gala. Brilla perché è vera.










