“Un mare nero il mio respiro, un mare nero”
Impossibile percepire cosa ci sia tutt’attorno, l’unica possibilità è la fuga.
Come un’onda che si muove incessantemente spinta dalle correnti, Samuel si sente proprio così: una fase di trasformazione, nuotando in un Mare Nero.
Dopo “Il Sol Dell’Avvenire”, il nuovo singolo uscito venerdì 30 maggio scorso, Mare Nero ci da un assaggio del nuovo disco in uscita. Un nuovo capitolo che si spinge verso le sonorità e l’oscurità della techno pur lasciando sempre tracce di ciò che ha reso inimitabile la sua impronta.
Voce dei Subsonica di cui si sente l’immancabile influenza, conferma ancora una volta di essere tra i pionieri dell’elettronica italiana contemporanea. Qui, la scrittura evocativa di Samuel si intreccia con la produzione, fluendo armoniosamente con le profondità del pop d’autore, synth, drum machine e linee di chitarra.
Prodotta a tre mani con Frenetik&Orange e Marco Lys, Mare Nero indica il percorso metaforico di un processo di cambiamento di Samuel, trasportato da onde di dolore vero nuove possibilità.
Tra le righe: lasciarsi inghiottire dal Mare Nero
Essere inghiottiti è come essere accolti.
L’elemento acqua, quello che tutto trasporta con sé, da una parte e poi un’altra, facendo fluire ogni cosa.
Mare Nero è lo scenario di un momento drammatico, fatto di introspezione e di cambiamento del protagonista. La potenza delle onde, dei flutti d’acqua e di essere risucchiati giù, sempre più giù, spaventa chiunque.
“Miraggi e oscurità
Percorro strade che non rifarò
Bacio i nemici che frequenterò
Singhiozzi per respirare
Lacrime da imbottigliare
Aspetto che cosa accadrà”
Samuel, invece, ne racconta il fascino ponendo l’attenzione sull’opportunità di crescita e forza che determinati avvenimenti possono portare nella vita. Ad ogni reazione ne corrisponde una uguale e contraria, sia che si nuoti controcorrente sia che ci si lasci fluire senza opporre resistenza.
Paure, incertezze, cambiamenti drastici sono il turbine di sentimenti che pervadono l’autore nella circostanza descritta. Guardare indietro e avanti, fuggire ancora e ancora, per cercare di ritornare sempre a galla e non sottovalutare nemmeno un attimo di ogni respiro.