“Sei ore” dei FASK: di un’attesa lunga quanto una vita

da | Mag 22, 2025 | Recensioni singoli

“Sei ore”, il nuovo singolo dei FASK: una storia messa in musica che racconta di distanza emotive ed arrendevolezza.

Sei ore, il nuovo singolo dei FASK, non è solo una canzone ma il racconto di un’attesa e del dolce dolore che si cela dietro essa. Una storia messa in musica che, come ogni buon racconto, inizia dal cuore del conflitto. Una distanza? Qualcosa di detto, qualcosa di non detto? Sicuramente, un tempo che pesa e che si traduce in conflitti relazionali.

Con Sei ore ci ritroviamo catapultati in un immaginario ben preciso.
In quel momento esatto in cui le luci giallognole dell’autostrada si mescolano al blu del cielo che non vuole ancora essere notte. I finestrini, la radio accesa e le distanze che si misurano non in chilometri ma in ore. Sei, tre. Di silenzio, oppure di pensieri. 

La classica malinconia dell’alternative (che a noi piace)

Un autogrill, un luogo di passaggio che diventa scenario emotivo di una frattura: un addio, forse, o solo l’arrendevolezza ad una distanza che diventa più reale man mano che si allungano le ombre.
Sei ore è un ritorno all’anima musicale più sincera dei FASK: chitarre ruvide ma trattenute, un crescendo di pathos e musicalità. Sopra tutto la voce di Aimone Romizi che non canta: racconta, sussurra, accusa, si cerca e si arrende.

Le sonorità di Sei ore richiamano quel rock alternativo italiano che i FASK hanno contribuito a ridefinire – fatto non più solo di rabbia, ma di fragilità.
Nel brano, i FASK non ci dicono tutto. Per fortuna. È un gioco di pieni e di vuoti in cui ogni suono ed ogni vuoto è parte di un montaggio emozionale. 

La poetica dell’attesa

I FASK affermano con Sei ore la loro crescita artistica. C’è una sospensione amarcord in cui diventa facile per chiunque immedesimarsi, la ricerca continua di una risoluzione che non arriva mai.
Il testo è morbido e non cerca metafore arzigogolate – va dritto al punto, con parole che sono quelle sincere di chi vuole trovare dei punti di contatto a bassa voce in una macchina in sosta. O quelle esasperate di chi ama troppo e non riesce a non gridare la propria malinconia contro il volante.

“La mia vita ti sembrava male, se a te serve di più, a me non resta che dimenticare”.

La chiarezza delle immagini in musica è un atto di coraggio e quel coraggio, a volte, può ricordarci che anche il dolore, se ascoltato, può diventare amaramente bellezza.
Sei ore è infatti una canzone per chi ha aspettato, per chi aspetta.
Per chi ha amato ed ama senza risposte. Per chi cede all’arrendevolezza con consapevolezza. Ed i FASK, ancora una volta, ci prendono per mano, dicendoci che, in fondo, non siamo soli.
Anche quando sembra che l’unico suono sia il ticchettio del tempo che passa.

https://open.spotify.com/intl-it/track/6jRosOK5OnF3Cm75Ti1f2Y?si=e7e813a26d4d4f16

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