C’è un tempo indefinito, fragile e prezioso, che si colloca tra il disincanto dell’adolescenza e l’inquietudine dell’età adulta. È lì che si muove Lontano da qui, il secondo EP di Paola Pizzino, uscito il 16 maggio per Macro Beats e distribuito da Artist First. Un lavoro che non si accontenta di essere ascoltato, ma si lascia vivere, attraversare, sentire nel profondo. Abbiamo avuto il privilegio di incontrare l’artista e intrattenere con lei un dialogo intimo, per addentrarci nel suo mondo e scoprire di più su di sè e sul suo EP Lontano da qui.
Paola Pizzino si racconta in Lontano da qui
È uscito il tuo secondo lavoro, Lontano da qui. Come ti senti?
“Sono davvero felice. L’EP è uscito anche in vinile, quindi ora ce l’ho tra le mani, lo posso toccare. È un momento bello, concreto, quasi fisico. Sento che rappresenta la chiusura di un cerchio importante.”
Com’è nata la scrittura di queste canzoni?
“È partita da un momento di forte rabbia. A un certo punto ho sentito il bisogno di sfogarla e scrivere è stato il mio modo di farlo. I brani sono nati così, quasi di getto. Ma c’è anche un’evoluzione: il pezzo finale, “Come capita”, segna il passaggio a una nuova consapevolezza, quella di restare fedeli a se stessi, anche a costo di non compiacere più gli altri. È una forma di autenticità che può far male, anche a chi ti ha ferito, ma è necessaria. Il titolo Lontano da qui riflette proprio il desiderio di lasciarsi alle spalle quel periodo, di guardarlo come un passaggio superato. Oggi mi sento diversa: c’è meno rabbia, più lucidità e una leggerezza nuova.”

C’è un momento preciso in cui hai capito che avresti scritto Lontano da qui?
“Sì, è coinciso con un grande cambiamento nella mia vita. Ho cambiato città, iniziato un nuovo lavoro al di fuori della musica, e questo spostamento fisico ha portato con sé un tumulto emotivo. È stato un periodo difficile, ma anche creativo. La malinconia che arrivava dal mio primo EP, “Difendimi”, non era ancora del tutto superata. Avevo bisogno di dire ancora qualcosa, di attraversare un altro passaggio. Più che un episodio singolo, è stato un intero periodo a ispirare queste canzoni.”
Hai collaborato con Ghemon in “Sola”. Com’è stato scrivere e condividere questo brano con lui?
“Per me è stato un sogno che si realizza. Ascolto Gianluca da quando ero piccola, l’ho sempre seguito e lo stimo moltissimo. È un artista che lavora duramente, che dimostra quanto l’impegno ripaghi. Collaborare con lui è stato non solo bellissimo, ma anche formativo.”
L’EP è anche un lavoro sull’identità, su chi siamo quando smettiamo di indossare maschere. Tu quale maschera hai faticato di più a toglierti?
“Quella di voler piacere a tutti i costi. Cercare sempre di compiacere gli altri è una fatica enorme, ma difficile da abbandonare.”

Ti sei mai sentita fuori posto?
“Abbastanza spesso. Faccio tante cose: lavoro, sport, musica… e a volte mi sento come se non riuscissi a farne bene nessuna. Questo mi porta a sentirmi un po’ fuori luogo, ovunque.”
“Rabbia (ed altre bugie)” è uno dei brani dell’EP. Che rapporto hai oggi con la rabbia?
“Ho provato a raccontare quella rabbia che sembrava vera ma in fondo era solo passeggera. Oggi non la sento più con quella intensità, ma ho capito che è utile. A volte serve, è una spinta. Un po’ di sana rabbia, e anche un pizzico di egoismo, possono diventare una forma di autodifesa. La vivo con più serenità, anche se può capitare di ferire qualcuno involontariamente.”
L’EP ha un suono che fonde cantautorato e influenze soul, R&B, pop. Com’è stato lavorare musicalmente a questo progetto?
“Abbiamo cercato di proseguire il percorso iniziato con “Difendimi”, andando verso sonorità R&B, senza però rinunciare ad altre influenze. C’è anche del pop, del cantautorato. In questo EP ci siamo divertiti di più: se “Difendimi” aveva una malinconia più marcata, qui c’è anche una leggerezza, qualcosa di più frizzante. La mia voce si è espressa in contesti diversi e ho sentito tutto in modo molto vivo.”
Tre aggettivi per descrivere Lontano da qui?
“Sereno, leggero, dirompente.”

C’è una domanda che ti porti dentro da tempo e che questo disco ti ha aiutato, almeno in parte, a risolvere?
“Mi chiedo spesso da dove arrivi, davvero, tutta quella rabbia. Ogni volta che ti confronti con gli altri, ti chiedi anche che effetto tutto questo ha su di te. Scrivere mi ha aiutato a tirare fuori quello che provavo davvero.”
Aprirai il live di Franco126 a Rende. Che effetto ti fa?
“È un grande artista, non vedo l’ora di conoscerlo. In più sarà a casa, nella mia città. Sarà un evento speciale.”
E dopo questo EP, cosa succede?
“Abbiamo già delle idee. Ci stiamo muovendo e sto lavorando a qualcosa di nuovo. Anche perché, fisicamente, sto vivendo un altro momento di cambiamento… inevitabilmente qualche pensiero finisce nelle note del telefono. Magari, chissà, diventerà una nuova canzone.”