400% è la cifra che descrive l’impennata che il prezzo medio dei biglietti dei concerti ha subìto negli ultimi anni.
La Gen Z è una generazione sempre più coinvolta negli eventi dal vivo, complice la grandissima voglia di recuperare a tutti i costi la normalità dopo l’isolamento da pandemia. Lo dice anche il report Culture Next di Spotify: per gli ascoltatori giovani gli eventi e le esperienze live sono fondamentali, tanto che il 74% dei rispondenti ha partecipato ad almeno un concerto nel 2024.
Tuttavia, oggi la musica live rappresenta spesso un lusso che i giovanissimi non possono permettersi. Il mercato dei biglietti dei concerti non incontra dunque sempre la disponibilità del suo pubblico di riferimento, finendo sotto il controllo del bagarinaggio e della rivendita incontrollata.
Dynamic pricing: cos’è e come ha influenzato il prezzo dei biglietti dei concerti
Uno dei fattori che maggiormente negli ultimi anni ha influenzato la salita vertiginosa dei prezzi dei biglietti è il dynamic pricing. Consiste in una strategia di vendita che non si basa su un prezzo standard, ma lo modifica sulla base di una serie di elementi che fanno oscillare l’asticella del costo. L’elemento principe, ovviamente, è la domanda.
Emblematico è il caso del concerto degli Oasis. Proprio per via del dynamic pricing, il prezzo del biglietto per questo live è passato da 150 sterline a 350 in un tempo record. Lo stesso è accaduto per Lady Gaga in tempi più recenti, con un costo del biglietto che è arrivato a toccare i 460€.
Con il dynamic pricing, i ticket finiscono per assimilarsi a un titolo di borsa. Come per tutti i titoli, intuitivamente, più la domanda sale e più cala la disponibilità, più sale il prezzo. È un meccanismo di finanza elementare.
Tuttavia, in maniera simile al funzionamento di Booking.com, il prezzo dei biglietto in questo caso può variare anche sulla base delle keyword utilizzate per la ricerca, della location dell’utente, così come del dispositivo utilizzato. Infine, anche l’accettazione dei cookies di terze parti permette di profilare l’utente e prevedere, tramite il suo comportamento d’acquisto passato, quanto sarebbe disposto a spendere per il suo concerto preferito.
Questo meccanismo è inoltre poco controllato dal personale umano dietro alle piattaforme di vendita dei biglietti. È infatti finemente regolato da algoritmi totalmente automatizzati, lasciando poco spazio alla regolamentazione.
Eppure, è perfettamente legale, nonostante su di esso si sia espressa anche la politica, tra cui l’europarlamentare Lara Wolters, con queste parole:
“Gli unici vincitori in questa situazione sono le grandi piattaforme di biglietteria, a spese dei fan che si ritrovano esclusi dai concerti. Le aziende sanno molto di più sui loro clienti rispetto al contrario. Questo non è un sistema che cerca di massimizzare la gioia riempiendo lo stadio con i più grandi fan di un artista, ma di massimizzare il profitto dalla musica come da qualsiasi altro prodotto.“
Dall’altra parte, le grandi piattaforme di vendita dei ticket sostengono invece che il dynamic pricing serva a contrastare il bagarinaggio. In realtà, però, ciò che viene contrastato in questo modo non è la rivendita a un prezzo stellare, bensì il profitto di chi rivende. Il profitto, infatti, in questo caso viene intascato da artisti e da piattaforma di vendita. Ma il risultato rimane lo stesso per l’utente, ovvero un prezzo esageratamente alto.
Prezzi dei concerti sempre più alti: cosa possiamo fare?
La verità è che non c’è molto che possiamo fare per contrastare questo fenomeno, poiché si tratta di un complesso meccanismo interamente regolato da industrie molto più grandi dei singoli utenti.
Questo significa che dobbiamo arrenderci e rendere la musica live un lusso?Assolutamente no.
Come tutto nel Marketing, un prodotto muore senza il suo mercato di riferimento. E dunque, potrebbe essere arrivato il momento di farsi sentire contro un sistema ingiusto ed escludente, che rende qualcosa di così bello un vero e proprio bene di fascia luxury, inaccessibile ai più. Questo include informarsi, fare sensibilizzazione, ma se necessario anche rinunciare a un evento live che sentiamo di star pagando in maniera ingiusta. Siamo pronti a farlo? O continueremo ad accettare che l’aumento di prezzo dei concerti li renda dei beni di lusso?