“Window” è la finestra dei Les Votives sull’umanità invisibile

da | Apr 5, 2025 | Interviste, Recensioni album

Con il loro chic rock elegante e ribelle, i Les Votives spalancano le finestre sul proprio universo interiore: “WINDOW” è il loro esordio discografico, tra storie altrui e verità condivise.

È uscito ieri, 4 aprile,  WINDOW, l’EP di debutto dei Les Votives per Warner Music Italy: sette brani, sette storie che non parlano di loro, ma di tutti. Il progetto, anticipato dal singolo Feel Alright, arriva all’indomani della quinta data sold out al Santeria Toscana 31 di Milano e si inserisce in un momento d’oro per la giovane band milanese, che dopo il successo a X Factor 2024 ha conquistato anche la dimensione live con un tour nei club da tutto esaurito. Le ultime due date saranno l’11 aprile all’Hiroshima Mon Amour di Torino e il 15 aprile al Locomotiv Club di Bologna, chiudendo il primo ciclo di concerti in grande stile.

In occasione dell’uscita del loro nuovo album Window, abbiamo incontrato e intervistato i Les Votives nel quartier generale di Warner Music Italia, a Milano. Un momento di confronto sincero, tra racconti, riflessioni e visioni condivise sul loro percorso e su ciò che questo disco rappresenta davvero. Riccardo Lardinelli (voce e chitarra), Angelo Randazzo (batteria) e Tommaso Venturi (basso) ci hanno raccontato la nascita di WINDOW, un EP che è molto più di una semplice raccolta di canzoni: è un invito ad aprire gli occhi, ad ascoltare storie invisibili, a guardare oltre ciò che sembra ovvio. Il messaggio è chiaro: la curiosità è una forma di empatia. Ed è proprio questo che vogliono comunicare con la loro musica.

L’artwork del disco è firmato da Francis Delacroix: dietro le veneziane si intravede una bambina assorta, una chitarra rosso fuoco, un dalmata che attraversa la scena.

Diverse finestre ci mostrano il loro immaginario

Ogni traccia dell’EP è una finestra su una storia diversa. Priscilla apre il disco con malinconia e delicatezza: il ritratto di una donna che, pur restando fedele ai suoi riti quotidiani, si scopre trasformata dal tempo. Feel Alright è un urlo dolce e potente di chi cerca di uscire dall’ombra per sentirsi finalmente bene. I Don’t Care racconta un addio definitivo, il tipo di distacco che lascia il silenzio come unica risposta.

Con Pretty, i Les Votives firmano un inno alla libertà individuale: la storia di una bambina che cresce sotto il peso delle aspettative e riesce, passo dopo passo, a dire “sono io, non quello che volete voi”. Supernaturally, ispirata a un incontro notturno in un pub di Chinatown, è un racconto evocativo fatto di indizi e misteri, mentre Falafel trova nel ballo il mezzo per rinascere dopo un crollo emotivo. Chiude l’EP Monster, la metafora perfetta per raccontare un litigio che diventa specchio di tutte le relazioni: tese, fragili, vere.

Tra le crepe passa la luce: i Les Votives si raccontano

Window è il vostro primo “biglietto da visita”: che cosa volevate che si vedesse, affacciandosi da questa finestra?

Volevamo che si percepisse chiaramente il nostro panorama sonoro, le nostre reference, il modo in cui scriviamo le canzoni. E poi tutti i racconti che abbiamo deciso di includere, come quello della bambina che prende vita anche nei brani. Il dalmata è un elemento puramente estetico, mentre la chitarra è un riferimento a David Bowie: me la sono ritrovata da piccolo e abbiamo voluto renderle omaggio. C’è poi tutto questo discorso sull’ascolto del diverso, che per noi è fondamentale.

Se ognuno di voi dovesse affacciarsi a una “finestra” personale, cosa vedrebbe?

Se dovessimo affacciarci immaginerei una gigantografia di un punto interrogativo. Ma spero che dietro quel punto ci sia sempre una luce, qualcosa che illumina il dubbio.

“Priscilla” apre l’EP come un ricordo che fa male e bene insieme. C’è qualcosa che evoca il passato ma non vi appartiene più?

Nei nostri live c’è un’apertura verso il passato, un richiamo che lo evoca. Alcune cose, però, oggi non ci appartengono più come prima. È un’evoluzione naturale. Cambiamo con il tempo. È vero che il passato resta alle spalle, ma fa comunque parte di ciò che siamo, ce lo portiamo dietro. L’esperienza di X Factor, tutto quello che è venuto prima, suonare per strada, che è stata una palestra incredibile, ci ha insegnato a giustificare la nostra presenza davanti a persone che non erano lì per ascoltarci. Dovevamo conquistarle, e questo è stato davvero stimolante. Rivedere poi quelle stesse persone che ci scrivono sui social è ancora più bello. Il passato resta come esperienza, come gavetta.

“Feel Alright” è un inno per chi si sente fuori posto: voi, oggi, vi sentite finalmente nel vostro?

Secondo me l’obiettivo non è sentirsi comodi, anzi. Come diceva David Bowie, se ti senti troppo a tuo agio, probabilmente stai sbagliando qualcosa. Io non voglio mai sentirmi comodo. Nemmeno io. Non credo ci sentiremo mai del tutto a nostro agio nella vita. La ricerca della comodità, in fondo, è già una forma di trasformazione. Ed è proprio questo il bello: essere sempre un po’ scomodi, in continua evoluzione.

“Monster” è il pezzo più teso e conflittuale. Litigare è terapeutico o distruttivo, per voi? Voi litigate?

Dipende da come avviene il litigio. Noi litighiamo, certo, ma cerchiamo sempre di trasformarlo in qualcosa di costruttivo. Perché vogliamo tirare fuori il meglio possibile. È ovvio che un conflitto può anche diventare distruttivo e portare a una separazione, ma fa parte del gioco. Se il confronto è sano e pacifico, è giusto anche discutere: il confronto è crescita.

Com’è stato condividere il palco con Achille Lauro alla prima serata? 

È stata una grande emozione riportare Lauro in locali più piccoli. È stato davvero bello. Anche lui era emozionato e contento di questa cosa, del tornare a suonare in un posticino intimo, con le persone vicine. Ci ha accompagnato lungo tutto il percorso e tra noi si è creato un legame speciale. Il fatto che sia venuto alla nostra primissima data significa tanto.

Tre personalità diverse, tre età diverse, ma un’identità forte e compatta. Qual è il vostro collante invisibile?

Il nostro collante invisibile è la lealtà. La trasparenza. Anche se siamo diversi, sappiamo che stiamo tutti e tre combattendo per la stessa causa. Dobbiamo remare nella stessa direzione, sempre. Abbassare la testa, lavorare insieme. Questo è ciò che ci tiene uniti.

La Playlist di Cromosomi