“ADESSO TUTTO SA DI TE”: THAEO ci racconta la genesi del suo EP d’esordio

da | Mar 31, 2025 | Interviste

THAEO si è aperto a noi di Cromosomi, parlando del percorso che l'ha portato al suo debutto discografico, con un EP viscerale, intimo e nostalgico.

Ci sono canzoni che nascono di getto e altre che hanno bisogno di tempo per trovare la loro forma definitiva. Quelle di THAEO appartengono alla seconda categoria: sono emozioni e pensieri rimasti a lungo sospesi, aspettando il momento giusto per essere trasformate in musica.

Il giovane cantautore della famiglia di INRI Records ha esordito venerdì 21 marzo con il suo EP ADESSO TUTTO SA DI TE. Un progetto intenso e nostalgico che racconta un percorso di crescita personale, tra ricordi, cambiamenti e nuove consapevolezze.

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con THAEO, che ha raccontato a noi di Cromosomi qualcosa in più su questa prima esperienza discografica.

ADESSO TUTTO SA DI TE: il debutto di THAEO

Partiamo proprio dal tuo EP che è uscito di recente, ADESSO TUTTO SA DI TE. Innanzitutto come ti senti? Insomma, penso sia una bella emozione vedere un lavoro concretizzato dopo tanto tempo.

Sì, infatti sono molto felice! Con INRI – la casa discografica con cui ho da poco intrapreso un percorso – abbiamo deciso di pubblicare il mio primo EP inserendo anche brani che risalgono a un po’ di anni fa. Ho iniziato a lavorarci a partire da un brano dei miei 15 anni e l’intero lasso temporale nel quale ho scritto tutti gli altri pezzi è tra i 15 e i 19-20 anni.

Oggi ne ho 23, quindi è un progetto che nasce dopo anni di riflessione e di scrittura, nel quale riconosco il me di quel periodo lì, quindi mi fa tenerezza e in generale sono contento.

Potremmo definire l’EP un vero viaggio: come hai detto tu, si parte da CERIGNOLA CAMPAGNA, brano della tua adolescenza, per poi ripercorrere varie fasi e momenti della tua crescita. Tra questi pezzi, ce n’è qualcuno a cui sei legato particolarmente o magari qualcuno che per te ha avuto una gestazione più lunga?

Forse tra tutti proprio CERIGNOLA CAMPAGNA, perché ho iniziato a scriverla che avevo 15 anni e ho finito a 19-20 anni. È una canzone che ci ha messo un sacco di tempo a prendere la forma che ha oggi, nonostante in verità, di base, sia sempre rimasta così. Diciamo che quando l’abbiamo lavorata in studio insieme a Marcello (Guava, il producer, ndr), abbiamo cercato di stravolgerla il meno possibile rispetto agli altri brani. Quindi sono particolarmente legato a quella, sicuramente, ma anche ad ADESSO TUTTO SA DI TE che è la traccia di chiusura dell’EP. È stato un bel viaggio anche quello.

È stato più difficile produrre i brani dal punto di vista del sound o proprio della scrittura?

Per risponderti alla domanda sicuramente il sound. Ad esempio ADESSO TUTTO SA DI TE parte con una produzione inizialmente molto minimale, poi impazzisce e diventa tutta distorta, è stata difficile comporla inserendo anche i violini. Mentre, sotto il punto di vista della scrittura non ho avuto molta difficoltà, perché la maggior parte di queste canzoni sono nate in modo molto viscerale, quindi anche in un lasso di tempo di scrittura molto breve. Un po’ vomitate sulla carta così di getto, di pancia, insomma.

E infatti c’è un brano che è TI SCRIVEREI in cui parli proprio dell’importanza di lasciarsi andare alle emozioni senza razionalizzarle troppo. Mi pare di capire che anche il tuo approccio alla scrittura sia molto impulsivo, giusto? Oppure di solito tendi ad essere più riflessivo?

Bella questa domanda, in realtà quando ho scelto di scrivere ero ancora in una fase della mia scrittura super istintiva: quello che mi sentivo buttavo giù, perché era vero, era effettivamente quello che provavo in quel momento e riuscivo a canalizzarlo tramite la scrittura.

Oggi è più complesso, probabilmente sono io in primis a richiedere da me stesso un po’ di più, proprio a livello di concettualità, ideologia di quello di cui sto parlando. Però in verità non abbandono mai la scrittura viscerale. Non voglio dirti che sia l’unico modo nel quale riesco a scrivere, però è sicuramente il più forte.

Facciamo un passo indietro: come ti sei avvicinato al mondo della musica? Hai scoperto pian piano di avere questa passione o è sempre stata parte di te?

La musica mi accompagna da sempre, ma ha cambiato forma varie volte. Intorno ai 5 anni ho iniziato a suonare il violino, perché mio papà era violinista. Ho iniziato a studiarlo a Cerignola e ho fatto il conservatorio a Foggia.

Poi a 15 anni ho deciso di mollare tutto perché non era quello che volevo fare con la musica. Erano anni di strazio per me, perché il violino è uno strumento molto complesso, a cui bisogna essere davvero dediti. Mi ricordo uno dei miei ultimi maestri in conservatorio che mi mise quasi alle strette, dicendomi “o fai questo oppure fai tutt’altro”. Suonare il violino non poteva coesistere con il fare tante altre cose ed è stato anche il motivo per il quale io per un sacco di anni, non ho potuto fare determinati sport che implicassero l’utilizzo delle mani.

Già a 14 anni ho iniziato a scrivere, ma senza pretese. Finché a 18, un anno prima di finire le superiori, decido nella mia testa di voler fare l’autore, mi dico “io voglio vivere di musica”. Io tutt’oggi non ho mai studiato canto, quindi questa non è una cosa molto comfort per me, soprattutto quando inizi senza aver studiato, insomma. E quindi ho detto “Vabbè, faccio l’autore” e ho fatto questa esperienza con Sugar a Taranto dove ho conosciuto delle persone che mi hanno seguito all’interno del mio viaggio cantautorale e mi hanno fatto capire che in realtà avrei potuto cantare i miei pezzi.

Perciò ho fatto proprio un bel viaggio per capire cosa voler fare. Oggi per fortuna ho iniziato questo percorso molto bello con INRI, la casa discografica con la quale sto facendo uscire tutto ed entro quest’anno speriamo anche di far uscire il primo album.

Il violino però è rimasto in qualche modo nella tua musica, infatti lo riprendi anche all’interno di alcuni brani dell’EP.

Sì, abbiamo inserito i violini in due, tre brani, già. In TI SCRIVEREI e in ADESSO TUTTO SA DI TE sono un pochettino più visibili, ascoltabili, li ho suonati io e li abbiamo usati all’interno della produzione.

In particolare nel secondo brano è stato fondamentale il violino, per non perdere il tocco malinconico che volevo trasmettere. Ricordo benissimo di aver detto a Marcello che avrei voluto fare qualcosa che fosse quasi disturbante, angosciato e sono contento che grazie ai violini siamo riusciti ad ottenere questo effetto.

Mi viene chiesto a volte se lo suono ancora molto. In verità no, però mi piace utilizzarlo. Ad esempio, la dimensione in cui piano piano sto capendo che mi piace molto inserirlo è nei live. In particolare suonando CERIGNOLA CAMPAGNA, che inizialmente avrebbe dovuto avere tutta una parte di violini che poi abbiamo deciso nella versione finale di non mettere, proprio per lasciarla spoglia, come se fosse stata registrata in cameretta e basta.

E a proposito di live so che di recente sei anche stato selezionato da Rockit, per “La notte dei CBCR”. Com’è stata per te questa esperienza?

È stata provante in maniera positiva, ovviamente! Ho iniziato a collaborare con INRI a maggio, quindi in quel mese è uscito il primo singolo e poi è uscita CERIGNOLA CAMPAGNA. In quel periodo ho iniziato anche a cantare un po’ live, prima al Sofar a Milano – che ho amato alla follia – e poi a Comete, anche quello molto molto bello. Però “La Notte dei CBCR” è stata un’esperienza diversa, fortissima, anche perché qui ho portato per la prima volta un set molto acustico, che si distanzia abbastanza dal master delle canzoni, però mi piace perché mi porta più vicino alla dimensione nella quale io ho scritto i pezzi, cioè in cameretta, con una chitarra. Per me è stato da brividi suonare questi brani con il violino per la prima volta, un’esperienza assurda.

CERIGNOLA CAMPAGNA parla, come hai detto tu, del posto in cui sei cresciuto. Successivamente ti sei spostato a Milano e poi a Modena. C’è uno tra questi tre luoghi che senti più tuo, che magari rappresenta un rifugio per te, anche per la scrittura?

Anche questa domanda è molto bella. In verità l’essermi trasferito da Cerignola a Modena da piccolo lo considero proprio un trasferimento serio, no? Un vero cambio di vita. Già l’essermi spostato da Modena a Milano per me è stato diverso, forse più naturale, perciò il primo trasferimento per me è stato fondamentale. Mi ha dato dinamicità, infatti il movimento è un qualcosa che io inserisco tantissimo nel mio processo creativo. Spesso mi trovo molto bene a scrivere camminando, mi faccio delle grandi camminate quando so che mi sento ispirato e che devo effettivamente scrivere qualcosa.

Per risponderti alla domanda, forse il mio posto più safe al momento è Modena. Lì ho la mia famiglia e i miei amici storici, anche se adesso sono sparsi per l’Italia e per il mondo. Poi ho la fortuna qui a Milano di avere una mia famiglia queer, chiamiamola così, una famiglia di persone scelte che mi restituiscono questa sensazione familiare.

Sempre riguardo alla tua scelta di fare musica, DIAMANTI so che nasce in un momento in cui stavi proprio cercando la tua direzione, in cui volevi dimostrare che nella vita volevi fare questo. Quali sono i tuoi ricordi legati a questa canzone?

Ecco, anche DIAMANTI l’ho scritta molto piccolo. Come ti raccontavo, ho iniziato a scrivere CERIGNOLA CAMPAGNA a 15 anni, DIAMANTI invece l’ho scritta a 16-17 anni, anche se in una versione molto più acustica. Però comunque già c’era tutto, il testo, la melodia, le topline. Sono due brani che ho scritto per i miei genitori.DIAMANTI nasce dopo l’abbandono dello studio del violino, che è stato un investimento sia economico sia un grande impegno per i miei genitori. Loro non avevano preso benissimo il fatto che io avessi deciso di interrompere questa carriera concertistica per la quale, tra l’altro, a livello genetico ero molto portato. Quindi quando ho iniziato a cantare e scrivere, loro non erano molto d’accordo.

E quindi DIAMANTI l’ho scritta per dirgli “Dai, fatemelo fare, datemi speranza”.

In particolare ricordo che è nata proprio dopo una conversazione un po’ clue, che ogni tanto mi risuona ancora, anche se poi le cose sono totalmente cambiate. Loro adesso credono totalmente in me e mi supportano, sono fortunatissimo e li ringrazio per questo. Però il brano prende vita in un momento in cui io avevo chiesto dei soldi, sostanzialmente, per comprarmi un computer e una scheda audio per iniziare a farmi delle demo! Da qui nasce questa discussione e scrivo DIAMANTI.

Ecco, anche da quello che hai appena detto si percepisce che il tuo EP è molto personale e introspettivo e in alcuni brani ti apri al cento per cento. Ad esempio, VULNERABILE è molto forte sia nel testo che nella melodia. Per te è stato difficile metterti a nudo o è stata quasi una necessità?

Allora, inizialmente non controllo la scrittura, ci sono delle emozioni che io canalizzo automaticamente in questo modo, scrivendo. Nel momento in cui le butto giù non mi sento in imbarazzo.

Prendo come esempio VULNERABILE: è una canzone che io ho odiato alla follia, perché appunto mi faceva sentire totalmente esposto, tutt’oggi mi fa questo effetto. Però, alla fine ho preso consapevolezza del fatto che c’è un motivo per cui mi butto nella scrittura. Sento di voler fare musica è per connettermi con chi ascolta, dare a qualcuno quello che io sono riuscito ad avere da determinati artisti che mi hanno cambiato la vita e mi hanno fatto sentire capito in certi momenti.

Diciamo che è un po’ una sfida personale esporti in questo modo.

Esatto, è un po’ una sfida perché effettivamente mi sento molto a nudo, però è una condizione in cui mi sono messo io, quindi c’è un po’ un conflitto interiore ancora da risolvere.

A proposito di artisti, di influenze, ce n’è qualcuno da cui prendi ispirazione o magari che ti ha segnato nel tuo percorso artistico?

Ce ne sono diversi, io di default ascolto veramente tutto quello che passa, senza giudizio cerco di ascoltare qualsiasi cosa. Su tutti direi Sufjan Stevens, che è un po’ il mio maestro di vita. Aver ascoltato e studiato tutta la discografia mi ha davvero cambiato la vita. Anzi, tra l’altro, ho iniziato ad interessarmi a Stevens quando avevo già iniziato a scrivere. E infatti in ADESSO TUTTO SA DI TE lo cito all’inizio del brano.

«”Fourth of July” è la canzone che mi ascolto sempr

Quindi lui in primis, ma poi anche altri artisti totalmente diversi. Per esempio, Frank Ocean, è stato un altro artista che mi ha folgorato e credo di averlo ben assorbito sulle top line, con sonorità che sono una contaminazione del pop con l’R&B, con altre mille sonorità che non è che sento del tutto mie. Ma è proprio la contaminazione per me la chiave. Mi viene in mente anche Joji, che è un altro che ascolto tantissimo e poi tutto il folk, tipo Joni Mitchell, ma anche tanti altri artisti.

Ti faccio un’ultima domanda un po’ più creativa, visiva: se dovessi descrivere tutto il tuo EP con un’immagine, una scena, quale sarebbe?

Forse proprio quella della copertina: io che corro con un crepuscolo sullo sfondo. Sicuramente l’EP ha degli elementi molto dinamici e lo associo anche una dimensione a metà fra il giorno e la notte, con elementi molto naturali, che mi riportano un po’ alle campagne di mio nonno a Cerignola e a tutti i luoghi in cui ho scritto piano piano l’EP. Mi sento legato quasi visceralmente alla natura e anche senza volerlo poi l’ho ripresa in un sacco di testi, anche di brani che usciranno in futuro. Quindi sì, per risponderti: un grande campo sparaflashato e io che corro nel mezzo, come la copertina dell’EP.

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