Dopo l’uscita del loro ultimo album Wanted, le Bambole di Pezza hanno dato il via a un tour di fuoco che le ha portate in giro per i club italiani. Torino, Bologna, Treviso e il 27 marzo Roma, per chiudere poi con Milano: queste le destinazioni di questo incredibile gruppo rock che ha saputo farsi strada in un universo prettamente maschile.
Ed è proprio questo che contraddistingue la musica delle Bambole di Pezza, così come le loro esperienze live. In tutto quello che fanno, in ogni nota che producono, non c’è solo il loro personale stile musicale, ma anche un messaggio di lotta. Le Bambole di Pezza hanno fatto del femminismo il loro elemento cardine che le rende riconoscibili (e spesso anche indigeste ai più bigotti).
Bambole di Pezza a Roma: il live a Largo Venue
La serata a Largo Venue si è aperta con “Capita”, traccia che apre proprio l’album “Wanted”, seguita da “Io non sono come te” e da “Libertà”, pezzi che ci parlano dell’importanza di proteggere l’unicità che ci contraddistingue, un invito a non omologarsi alla massa, per quanto a volte possa risultarci doloroso e difficile.
Il brano successivo è “Superlove”, fresco fresco di pubblicazione. Cleo lo presenta come una celebrazione dell’amore libero, la possibilità di amare chiunque e in qualunque modo, con una sola condizione: il rispetto reciproco.
Un’alternanza tra momenti di massima energia e attimi di respiro e riflessione, come quando arriva il momento di “Atlantide”, un brano più lento su cui la voce di Cleo scivola dolce e melodica. “Non sei sola” e “Zenzero” ci riportano in alto sulle note del rock più spinto.
Dani condivide un messaggio importante, dicendo che questo è il momento di farsi sentire, anche solo con un gesto simbolico. Invita il pubblico a frugare nelle proprie tasche e a prendere in mano un mazzo di chiavi, agitandolo. Si tratta infatti di uno dei simboli della lotta alla violenza contro le donne. Le chiavi sono uno strumento di autodifesa, ma sono anche il simbolo che spesso, in un femminicidio, il carnefice possiede le chiavi di casa.
Tra i pezzi più emozionanti “Contare 0”, che diventa un canto di voci che si fanno forza a vicenda urlando “io lo so di non contare zero”. Magari una promessa a una versione più giovane di sé, magari un promemoria da tenere a mente nei momenti più difficili.
Prima di cantare questo brano Cleo si racconta. Ci dice che questa canzone non doveva essere pubblicata: era infatti stata scritta quando aveva deciso di dire addio alla musica, per sempre. Il suo destino è cambiato con l’incontro, pochissimo tempo dopo, con le altre componenti delle Bambole di Pezza.
“Per favore, non arrendetevi. A volte molliamo proprio quando stiamo per farcela. Quindi per favore, se trovate davanti a voi una porta chiusa, voi sfondatela.”
In scaletta troviamo sia brani tratti dall’ultimo album come “Cento”, “L’anno del dragone”, “Pagine”, ma anche pezzi del precedente disco del 2023, “Dirty”, tra cui “Freddy Krueger”, la già citata “Non sei sola” e l’iconica cover di Raffaella Carrà “Rumore”. Su quest’ultimo brano tutto Largo Venue balla come in una scatenata festa direttamente dagli anni Ottanta. L’anima di Raffaella, la sua ispirazione, sono tutte qui, si respirano tra le urla di chi balla e canta a squarciagola. Sul palco anche Jack Out per cantare insieme alla band “Wanted”, brano a cui hanno collaborato nell’ultimo album.
La serata si chiude sulle stesse note su cui era iniziata: forti, intense, magiche per l’energia che sanno diffondere contagiosamente. “Senza permesso” ci ricorda di prenderci ciò che è nostro, senza chiedere perché ci spetta, smettendo di fare le brave signorine e dire sempre di sì. A terminare la scaletta “Favole (mi hai rotto il cazzo)”. Questo è sicuramente il pezzo che ha portato più in alto le Bambole di Pezza posizionandole chiaramente nello scenario musicale per il loro messaggio forte. Una distesa di dita medie si alzano tra la folla che ha ancora voglia di gridare con la band.
Cleo, Morgana, Dani, Xina e Kaj ci salutano dal palco ma l’energia ancora non è svanita. La porteremo con noi a casa e poi domani in ufficio, in università, nei luoghi in cui vogliamo camminare sentendoci sicure e fiere.